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Sblocco debiti Pa, fondi per le Pmi e assegno di disoccupazione: ecco il piano Renzi

Via libera a tutti i pagamenti della Pubblica Amministrazione, fondi di garanzia per le piccole e medie imprese e assegno universale di disoccupazione. Questa la ricetta per sostenere imprese e lavoro presentata in Parlamento dal neo-presidente del consiglio Matteo Renzi, che ha portato in Senato e alla Camera il suo programma di governo.

Nel suo discorso a Palazzo Madama, Renzi ha sottolineato a più riprese il problema dei senza lavoro. “Dal 2008 al 2013 – ha detto il premier – la disoccupazione giovanile è passata dal 21,3 al 41,6%. La disoccupazione è passata dal 6,7 per cento al 12,6 per cento, in base all’ultimo dato. Non sono i numeri di una crisi: sono i numeri di un tracollo”.

Per far ripartire imprese e lavoro, Renzi propone “un cambio radicale delle politiche economiche”, che passa da provvedimenti concreti già discussi con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e che “verranno approfonditi nel corso delle prossime settimane”.

Il primo impegno citato è lo sblocco totale, non parziale, dei debiti della Pubblica amministrazione attraverso un diverso utilizzo della Cassa depositi e prestiti. La Cdp verrà anche utilizzata per costituire e sostenere fondi di garanzia per le piccole e medie imprese che non riescono ad accedere al credito. Il problema ora è verificare che tutto ciò possa essere fatto nei limiti dello statuto della Cassa.

Renzi ha anche assicurato di voler partire, entro marzo, con la discussione parlamentare del Piano per il lavoro che “modificando uno strumento universale a sostegno di chi perde il posto di lavoro, interverrà attraverso nuove regole normative, anche profondamente innovative”. La proposta dovrebbe corrispondere a quanto l’ex sindaco di Firenze aveva già previsto all’interno del suo Jobs Act: un assegno universale per chi diventa disoccupato, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.

Il discorso è stato definito “promettente” da Marco Venturi, presidente di Rete Imprese Italia, network che riunisce Casartigiani, Confartigianato, Cna, Confcommercio e Confesercenti e che ha recentemente portato in piazza a Roma 60 mila piccoli e medi imprenditori, in difficoltà per la stretta del credito. “Sulle questioni economiche, registriamo alcune affermazioni di grande interesse, cui però va dato seguito”, ha concluso Venturi.

“Sono titoli interessanti dal valore importante che, se realizzati, possono costituire un’importante leva di rilancio – ha commentato la Cgil – ma bisogna capire dove recuperare le risorse che sono ingenti per la vastità di quanto indicato”.
E in effetti al momento nulla al momento si sa sulle coperture finanziarie, in particolare quanto serve e dove verrà preso. Anche se in realtà, qualche calcolo è già possibile farlo. 

Per quanto riguarda la questione dei debiti della pubblica amministrazione, quel che è certo è che la Banca d’Italia ha stimato 91 miliardi di euro di pagamenti non onorati. A oggi, stando all’ultima comunicazione del ministero dell’Economia, quella del 22 febbraio, il Governo ha stanziato risorse per 47 miliardi di euro, 27 nel 2013 e 20 previsti per il 2014. Mancano all’appello 44 miliardi, senza contare i nuovi debiti accumulati. E questa è la somma che serve per realizzare lo sblocco totale dei debiti della PA. Un obiettivo da raggiungere non attingendo direttamente ai conti pubblici, ma utilizzando come possibile veicolo la Cassa depositi e prestiti, partecipata in maggioranza dal Tesoro.

L’allargamento delle garanzie al credito delle Pmi è difficile da calcolare. Potrebbe costare miliardi, ma è impossibile calcolare quanto, in assenza di ulteriori dettagli.

E poi c’è la questione disoccupati. Se il sussidio verrà erogato a tutti quelli che cercano un lavoro, esclusi i giovani in cerca di prima occupazione, l’operazione potrebbe costare 18 miliardi di euro. Questa la somma che servirebbe per coprire oltre 2,9 milioni di disoccupati, il 92% del totale. I calcoli li ha fatti Pagina99, basandosi su dati Istat del novembre 2013, relativi a tasso di disoccupazione, giovani in cerca di prima occupazione, retribuzioni medie e sussidi medi. Se l’assegno diventa invece un reddito minimo e viene applicato anche ai giovani in cerca di prima occupazione – che riceverebbero un sussidio di 500 euro al mese – il costo lieviterebbe a 20 miliardi di euro.

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