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Salario minimo per tutti legato all’inflazione: primo sì alla Direttiva Ue, ma non sarà vincolante

Photo by Christian Dubovan on Unsplash

L’Unione europea ha raggiunto un’intesa sul salario minimo, ma si tratta solo di un primo passo e non ci sono rivoluzioni in vista. L’accordo sulla nuova direttiva è stato annunciato dalla Commissione Affari sociali del Parlamento europeo: ora mancano i due passaggi più importanti, ovvero i via libera della Plenaria dell’Europarlamento (che però non può più emendare il testo) e la ratifica del Consiglio Ue. Dopodiché, la palla passerà ai singoli Paesi, che avranno due anni di tempo per le ratifiche. Ma attenzione: la direttiva non prevede alcun obbligo di introdurre un salario minimo legale.

Cosa prevede la nuova direttiva Ue sul salario minimo

L’obiettivo è piuttosto armonizzare le regole esistenti, visto che 21 Paesi Ue su 27 già prevedono un salario minimo. Il pacchetto di norme prevede quindi l’introduzione di due parametri di riferimento per definire la retribuzione dei lavoratori dipendenti e assimilati (costo della vita e potere d’acquisto) e l’aggiornamento automatico ogni due anni. È rafforzata anche la contrattazione collettiva laddove questa non raggiunga la soglia dell’80%. Non sono previsti livelli massimi e minimi per i salari, che continueranno quindi a essere molto diversi tra i vari Paesi, ciascuno dei quali ha la facoltà (ma non l’obbligo) di stabilire il proprio livello di salario minimo legale.

Cosa cambia in Italia, dove il salario minimo non c’è

L’Italia è fra i sei Paesi Ue che non hanno un salario minimo (gli altri sono Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia): la direttiva europea, come detto, non impone di introdurne uno, ma di rafforzare i contratti collettivi fatti tra datori di lavoro e sindacati. In Italia, quindi, si dovrà in generale dare più potere a Cgil, Cisl e Uil. In ogni caso, si prevede di agire laddove i contratti collettivi siano inferiori a una soglia dell’80%, attraverso un piano d’azione che definisca una tempistica chiara e misure concrete per raggiungere tale soglia.

Contrasto al lavoro illegale

Per evitare situazioni di illegalità, è previsto per gli Stati l’obbligo del rafforzamento di controlli da parte degli ispettorati del lavoro e lo sviluppo della capacità delle autorità di contrasto di perseguire i datori di lavoro non conformi.

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