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Riforma Patto di Stabilità, ecco le nuove regole: più tempo per ridurre il debito, più flessibilità, ma condizioni più dure

Imagoeconomica

Dopo diversi rinvii e altrettante polemiche, il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni e il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis hanno presentato l’attesa riforma del Patto di Stabilità e Crescita volta a superare le vecchie regole, stabilendo norme più chiare e flessibili volte, da un lato, a favorire la riduzione del debito, dall’altro ad evitare che il percorso di rientro che tutti gli Stati devono seguire pesi sulla crescita e sugli investimenti. Il Patto, occorre ricordarlo, è attualmente sospeso: lo stop è arrivato nel marzo 2020 per consentire ai singoli Stati membri di allentare le briglie per far fronte all’emergenza economica innescata dalla pandemia da Covid. Secondo quanto previsto, dovrebbe ripartire a gennaio 2024 e la volontà di Bruxelles è quella di riavviare i motori con le nuove regole.

“Crediamo di avere una proposta bilanciata“, ha detto il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis. “Le nostre proposte rappresentano un approccio equilibrato che renderà più efficaci le norme fiscali dell’Ue. Esse si articolano intorno a quattro aree chiave: semplicità, titolarità, garanzie e applicazione”, ha continuato.

Riforma del Patto di Stabilità: le nuove regole proposte dalla Commissione Ue

La proposta di riforma presentata mercoledì dà agli Stati Membri più tempo per ridurre il debito pubblico, ma prevede anche una sorveglianza più stretta sugli impegni di bilancio e soprattutto condizioni più dure per i Paesi più indebitati, com’è il caso dell’Italia. Se i piani concordati non saranno rispettati sono previste delle salvaguardie. Il tutto con l’obiettivo di lasciare spazio agli investimenti senza prevedere l’esclusione di alcuni tipi di spesa (senza la classica “golden rule”). Sono questi i principi della riforma del Patto di Stabilità presentata oggi e che già venerdì comincerà a essere discussa dai ministri finanziari alle riunioni informali a Stoccolma. Parametri che cercano di accontentare tutti: sia i rigoristi provenienti da Berlino che gli Stati, come l’Italia, che da tempo chiedevano un allentamento della normativa. L’obiettivo è quello di entrare nel vivo della questione il prossimo autunno e arrivare al via libera entro la fine dell’anno.

Rimangono i parametri di Maastricht su deficit e debito

Rimarranno invariati rispetto al vecchio Patto di Stabilità i parametri di Maastricht relativi al deficit al 3% e al debito pubblico al 60% del Pil. Resterà in vigore anche la regola secondo la quale i Paesi che superano  il 3% di deficit dovranno effettuare un aggiustamento di bilancio minimo dello 0,5% del Pil all’anno finché non raggiungeranno l’obiettivo. Una prescrizione che cerca di trovare un compromesso tra le diverse posizioni e soprattutto di convincere la Germania a non ingabbiare direttamente la riduzione del debito/pil a un ritmo prefissato anno per anno, così da tenere a freno le “intemperanze” degli Stati più indebitati.

Allo scopo di premiare la cosiddetta “titolarità nazionale”, spetterà ai singoli Stati Membri il compito di definire gli obiettivi di medio termine (4 anni) su investimenti, riforme, obiettivi macroeconomici e sul modo in cui intendono affrontare gli squilibri, indicando solo un indicatore di spesa. I piani, estendibili di 3 anni, saranno valutati dalla Commissione Ue e approvati dal Consiglio. Ogni anno, dovranno poi essere presentate delle relazioni annuali sui progressi compiuti.

La spesa pubblica primaria

Allo scopo di semplificare le regole di bilancio, la spesa pubblica primaria sarà l’unico indicatore operativo per la sorveglianza di bilancio. Si tratta degli obiettivi pluriennali di spesa che costituiranno la base per la verifica europea per tutta la durata del piano strutturale di bilancio a medio termine dello stato membro. 

 Per gli Stati di più indebitati, la Commissione Ue pubblicherà un piano di aggiustamento. Gli Stati con disavanzo oltre il 3% del Pil o debito oltre il 60% del Pil, dovranno garantire che il debito abbia un calo plausibile o resti prudente nel piano e che il deficit scenda o resti al di sotto del 3% nel medio termine: l’esecutivo ne parla come di “traiettoria tecnica”. Gli Stati membri che beneficiano di un periodo di aggiustamento fiscale prolungato dovranno inoltre fare in modo che lo sforzo fiscale non venga concentrato solo sugli ultimi anni, ma spalmato su tutto l’arco del piano. Infine, la crescita della spesa netta dovrà essere mantenuta al di sotto della loro crescita economica a medio termine.

Scompariranno invece i parametri relativi al taglio di un ventesimo l’anno della parte eccedente il 60% del debito/pil, quello per la riduzione del saldo strutturale, la procedura per scostamento significativo e la matrice dei requisiti di aggiustamento di bilancio. 

In secondo luogo, il monitoraggio annuale da parte della Commissione sarà meno gravoso. Invece di proporre raccomandazioni anno per anno, Bruxelles si concentrerà sul rispetto degli obiettivi di spesa pluriennali. Infine, altra novità importante, la riforma semplificherà le procedure di”’esecuzione”, che sarebbero attivate da scostamenti dagli obiettivi di spesa pluriennali concordati per le procedure per disavanzi eccessivi “basate sul debito”. 

Ultima precisazione importante per l’Italia: per gli Stati membri che devono far fronte a notevoli problemi di debito pubblico, le deviazioni dal percorso di aggiustamento porterà automaticamente all’apertura di una procedura per disavanzo eccessivo.

Le salvaguardie

La proposta di riforma della Commissione Ue del Patto di stabilità conferma la possibilità di attivare clausole di salvaguardia generali in caso di grave recessione economica nell’Ue o nell’area dell’euro che consentiranno di deviare dagli obiettivi di spesa. Saranno previste anche clausole di salvaguardia specifiche per il Paese in caso di circostanze eccezionali al di fuori del controllo dello Stato membro con un impatto rilevante sulle finanze pubbliche. Il Consiglio, sulla base di una raccomandazione della Commissione, deciderà in merito all’attivazione e alla disattivazione di tali clausole. 

Gentiloni: “Agli Stati più margine di manovra, si apre un nuovo capitolo”

Le proposte di riforma della governance economica Ue “promuovono una maggiore titolarità nazionale attraverso piani strutturali di bilancio a medio termine preparati dagli Stati membri, all’interno di un quadro comune dell’Ue con sufficienti garanzie”, ha affermato il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, secondo cui le nuove regole garantiscono “contemporaneamente la parità di trattamento e la considerazione delle situazioni specifiche dei singoli Paesi”. 

Le regole consentiranno “un’applicazione più credibile” dando “agli Stati membri un maggiore margine di manovra nella definizione delle traiettorie di bilancio”. La proposta di riforma del patto di Stabilità Ue prende “in considerazione le diverse posizioni di bilancio iniziali degli Stati membri e le loro diverse sfide in materia di debito pubblico”, ha detto Gentiloni

Le proposte, ha aggiunto, “faciliteranno le riforme e gli impegni di investimento, sostenuti da un percorso di aggiustamento. Dovrebbero favorire la crescita, sostenere la sostenibilità fiscale e affrontare le priorità comuni dell’Ue”. Inoltre “Dovrebbero garantire che il livello complessivo di investimenti pubblici finanziati a livello nazionale per tutta la durata del piano sia superiore a quello del periodo precedente. E questa è ovviamente un’innovazione molto significativa rispetto al quadro attuale”. 

“È nell’interesse di tutti gli Stati membri. Rassicurerebbe i mercati finanziari e gli investitori. Darebbe ai governi chiarezza sulla strada da seguire, considerando anche la disattivazione della ‘clausola generale di salvaguardia’ alla fine di quest’anno”, ha detto Gentiloni, secondo cui “Se da un lato le proposte forniscono agli Stati membri un maggiore controllo sulla dei loro piani a medio termine, esse prevedono anche un regime di applicazione più rigoroso per garantire che gli Stati membri rispettino gli impegni. Per gli Stati membri che si trovano ad affrontare sfide sostanziali in materia di debito pubblico, la deviazione dal percorso di aggiustamento di bilancio concordato comporterà automaticamente l’apertura di una procedura per disavanzo eccessivo”.

“Crediamo che la proposta sia bilanciata” ma “con una proposta della Commissione le legittime opinioni diverse degli Stati membri possono aver modo di progredire”, ha concluso.

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Categories: Economia e Imprese