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Rieti città piccante per la Fiera del Peperoncino

Peperoncini piccanti da tutto il mondo, di tutte le forme, di tutti i colori e soprattutto di tutti i gradi di piccantezza, da quelli che si possono mangiare (con passione o con sofferenza, dipende dai gusti) a quelli che non si possono neanche toccare senza rischiare bruciore alle mani, alle papille, agli occhi. Tutto il centro di Rieti, con 150 stand italiani ed esteri, celebra per quattro giorni, con la Fiera Campionaria Mondiale del Peperoncino la pianta trasversale amata e temuta nei cinque continenti a tavola, ma anche indispensabile per l’industria botanica, farmaceutica ed estetica.  Per l’edizione del 2109 sono state assicurate ben 500 qualità, un vero e proprio record.

La manifestazione organizzata dall’Associazione “Rieti Cuore Piccante” con la collaborazione e il sostegno di Accademia Italiana del Peperoncino, il Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, la Regione Lazio, si presenta quest’anno con un’organizzazione rinnovata e numerose novità, coniugate con il cuore ‘tradizionale’ della manifestazione che, nelle precedenti edizioni, ha permesso di raggiungere una media annua di 150mila visitatori.

Uno dei punti di forza dell’edizione 2019 sono gli show-cooking “Spicy LAB Project”, organizzati e proposti dalla chef designer Fabrizia Ventura di “APCI Chef Italia – Associazione Professionale Cuochi Italiani” in collaborazione con “L’Arte in cucina”.  In calendario anche “lezioni” di Cinzia Fumagalli, vincitrice di Top Chef Italia, e Luca Malacrida, Capitano della squadra nazionale Chef APCI e ancora di Antonio Sorrentino, executive chef Gruppo Sebeto Spa-Rossopomodoro, Anna Maria Palma, direttrice scuola Tu Chef di Roma, Laura Marciani del ristorante “Gli Angeli” di Magliano Sabina, Ciro Chiazzolino, Pastry Chef Perugina Professional, Pascal Barbato, maestro panificatore di Fulgaro Panificatori.

L’evento 2019 segna inoltre un rilancio dell’aspetto culturale e mediatico dell’evento, attraverso la presenza di numerose personalità, locali e nazionali, del mondo della politica, dell’economia, delle Associazioni di Categoria, della scuola e della formazione che animeranno il dibattito su temi di interesse come le opportunità del settore agroalimentare, il rapporto tra formazione e filiera del cibo e il futuro del territorio della provincia di Rieti.

Il peperoncino già conosciuto in Messico 9.000 anni fa, arriva in Europa con Cristoforo Colombo dopo la scoperta dell’America, ma va detto che questa preziosa spezia per le sue proprietà medica mentali era già usata in Asia e Africa.

Certo è che in Italia piace molto: se ne consumano 700.000 quintali all’anno. Ma va pur detto che solo un terzo di quello che mangiamo è un prodotto italiano, coltivato per lo più in Calabria e anche in  Basilicata, Puglia, Lazio, Sicilia e Abruzzo mentre per il 70 per cento dobbiamo importarne dall’Asia per soddisfare il nostro fabbisogno.

E’ stato calcolato che i guadagni derivanti dalla coltivazione del peperoncino per un contadino si aggirerebbero tra i 5.000€ e i 6.000€ per ogni ettaro coltivato. Ma bisogna fare i conti come sempre con le importazioni dall’oriente che uccidono il nostro mercato per i prezzi stracciati anche se la salubrità del prodotto importanto è un vero e proprio punto interrogativo così come accade per il riso importato dalla Cina, dal Vietnam e dalla Birmania dove le regole sanitarie di coltivazione sono molto approssimative per non dire di peggio.

E di questi temi si parlerà nel corso dei quattro convegni in calendario a Rieti

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