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Renzi: taglieremo il cuneo fiscale di 10 miliardi, non del 10%

E’ bastato il breve tragitto tra Palazzo Madama e Montecitorio, sono bastate le 26 ore trascorse tra le dichiarazioni al Senato e quelle alla Camera, e il “taglio” del cuneo fiscale si è drasticamente ridotto. Non sarà del 10%, come tutti avevano capito dopo le parole pronunciate al Senato, bensì di 10 miliardi complessivi, intesi come minori entrate per lo Stato. Il che vuol dire poco più di un terzo di quanto era sembrato a Palazzo Madama.

Con le parole “riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale” – ha spiegato il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, alla Camera – intendevo la riduzione in miliardi, non in percentuale. E di fronte al brusio di derisione che si sollevava dall’emiciclo, ha aggiunto “se riduco di 10 miliardi la pressione fiscale, non credo  possano arrivare sorrisini”.

Si ridimensiona pesantemente, quindi, il solo elemento che sembrava quantificato tra le iniziative di politica economica annunciate nei 70 minuti del discorso tenuto dinanzi al Senato.

Che qualcosa non quadrasse, nelle intenzioni di abbattimento del cuneo fiscale, era apparso già poche ore dopo le parole pronunciate da Renzi, allorché il responsabile economico del Partito democratico, Filippo Taddei, nel corso di una trasmissione radiofonica, aveva spiegato che il Governo avrebbe stanziato tra 8 e 10 miliardi per riuscire ad aumentare di 50 euro al mese la busta paga netta di un lavoratore con 30mila euro l’anno di retribuzione lorda, attraverso la riduzione del cuneo fiscale.

Cinquanta euro al mese corrispondono a circa 700 annui, che rappresentano circa il 3-4% del cuneo fiscale di un lavoratore con quella retribuzione lorda. Le cifre di Taddei, dunque, non quadravano con ciò che era sembrato fosse l’intervento annunciato da Renzi. D’altra parte, già era stato calcolato che tagliare il cuneo fiscale del 10% equivaleva a ridurre le entrate fiscali o contributive di quasi 30 miliardi di euro.

Renzi ha spiegato l’equivoco alla Camera. Lo stile innovativo del Presidente del Consiglio, che ha illustrato “a braccio” e per linee molto generali al Parlamento il programma del neo-insediato Governo, ha contribuito a generare la confusione tra le parole pronunciate e i reali intendimenti sottostanti. Dovremo abituarci a questo nuovo stile comunicativo. 

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