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Renzi da Piano: ricostruzione leggera

Togliere gli sfollati dalle tende. E’ questo il primo passo da compiere nel percorso di ricostruzione dopo il terremoto in Centro Italia. Tutti sanno che entro un mese, da queste parti, arriveranno il freddo, la pioggia e, più avanti, anche la neve. Non è pensabile dunque lasciare chi ha perso amici, familiari e l’intera vita, in una tenda. Al massimo entro qualche settimana bisognerà quindi decidere se far arrivare i container nei paesi colpiti o trasferire la gente negli hotel e nei residence della zona.

“La scelta va lasciata alla gente”, si è premurato di dire Renzi parlando con i sindaci delle zone colpite e con i governatori. E lo ribadirà martedì quando sarà ad Amatrice per i funerali delle vittime, cogliendo l’occasione per una nuova riunione operativa. Ma intanto il premier ha consultato l’architetto Renzo Piano, uno dei più apprezzati professionisti italiani e conosciuto in tutto il mondo, che ha suggerito una formula “leggera”. Di che si tratta? Nell’immediato bisogna relaizzare i Musp, i moduli di utilizzo provvisorio scolastico, che devono necessariamente essere pronti per l’inizio dell’anno scolastico. “Mercoledì incontrerò il ministro – ha confermato il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi – e dovremmo affrontare proprio questa situazione, in modo da garantire ai ragazzi di tornarne a scuola”.

Ma per quanto tempo la gente dovrà stare nei container o negli alberghi? Non meno di tre mesi, forse quattro. E’ questo il tempo minimo che ci vuole per realizzare i Map, i moduli abitativi provvisori, vale a dire le casette in legno che sono state già utilizzate, ad esempio, ad Onna e negli altri paesi dell’aquilano dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Quella delle casette è infatti la migliore soluzione possibile di fronte all’unica richiesta forte arrivata dai sindaci di tutti i comuni colpiti: non lasciare i paesi in attesa della ricostruzione. E lo stesso consiglio è arrivato da Renzo Piano, che già collabora con il governo per un piano di “rammendo” delle periferie urbane: “L’anima dei luoghi non si può cancellare. Chi ha subito un trauma terribile deve poter tornare a vivere dove è sempre stato. Né container, né tendopoli” ma “si devono prevedere abitazioni montate nella zona sismica, strutture temporanee, non definitive”.

Entro dicembre, gennaio al massimo, le casette dovrebbero essere pronte. Anche perché il Dipartimento ha un vantaggio: la gara per la scelta delle imprese che dovranno realizzarli è già stata fatta e conclusa. E i soldi, 1,2 miliardi complessivi, sono già stati stanziati. Franco Gabrielli, quando era capo del Dipartimento, fece infatti una serie di gare Consip preventive, per non trovarsi impreparato in caso d’emergenza. E una di queste gare riguardava proprio la fornitura di “soluzioni abitative d’emergenza”.

Ad aggiudicarsela sono state tre società: al primo posto “Rit Cns – Cogeco 7”, con una capacità produttiva di 850 moduli e un’offerta di 1.075 euro a metro quadro, seguita da “Arcale Legno” (780) e “Modulcasa line – Ames Navsistem” (225). I moduli saranno da 40, 60 e 80 metri quadri, rispettivamente per nuclei familiari di 2, 3/4 e 5/6 persone. I tecnici del Dipartimento hanno stimato che, solo per Amatrice, ne serviranno circa 600, per complessivi 1.800 assistiti. Ai quali vanno aggiunti quelli che dovranno essere realizzati nelle decine di aziende agricole nell’area del cratere.

Dopo la stima dei danni, la bonifica e la messa in sicurezza degli edifici parzialmente danneggiati, il governo passerà alla fase due: quella della ricostruzione. Renzi spera di poter avere un piano preciso di interventi e costi necessari in vista della legge di stabilità che il governo approverà entro il 15 ottobre per dare il via alle gare, il prima possibile.

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