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Rapporto ICE: Export +3,7% nel 2012

Si è tenuta oggi presso la sede dell’ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, la presentazione della 27° edizione del  Rapporto ICE  che analizza la struttura e le dinamiche del commercio estero e del processo di internazionalizzazione dell’Italia in rapporto a quelle degli altri Paesi e che rappresenta un fondamentale strumento di informazione e analisi sul posizionamento competitivo dell’Italia nel mondo. Accanto al Rapporto ICE è stato presentato l’Annuario Statistico Istat – ICE Edizione 2013, frutto della collaborazione fra l’Istat e l’Agenzia ICE. Il volume consentirà l’accesso approfondito ai dati sugli scambi con l’estero delle merci e dei servizi, oltre a quelli relativi agli investimenti diretti esteri. 

Dall’analisi dei dati emerge che in una fase di rallentamento nel ritmo di espansione degli scambi e della recessione in atto in Italia, le imprese esportatrici di merci italiane nel 2012 hanno messo a segno un aumento delle vendite oltre confine del 3,7 per cento.

La crescita delle esportazioni e la caduta delle importazioni dell’Italia hanno determinato un miglioramento del saldo commerciale, passato da un saldo negativo di –25,5 a uno positivo di 11 miliardi di euro tra 2011 e 2012, nonostante il passivo ancora elevato della voce energetica (superiore a 60 miliardi di euro), benché in calo rispetto all’anno precedente. È stato soprattutto grazie al miglioramento del saldo merci che anche il disavanzo del conto corrente della bilancia dei pagamenti dell’Italia si è ridotto (in percentuale del Pil il disavanzo è sceso dal –3,1% al –0,5%), tale dato tuttavia va letto anche come sintomo del prolungarsi di una fase economica di ancora grande difficoltà. 

È proseguita l’espansione delle vendite nei mercati esterni all’Unione europea (Ue), sia per i manufatti sia per i servizi. Con riferimento ai principali partner sono sensibilmente cresciute le esportazioni verso Stati Uniti, Svizzera, Turchia e Russia e, tra i principali paesi dell’Unione europea, solo quelle verso il Regno Unito. Dal lato delle importazioni la diminuzione ha riguardato quasi tutti i mercati, con l’eccezione dei paesi fornitori di gas e petrolio tra cui spicca l’aumento del valore delle importazioni dalla Libia, tornate al livello precedente il cambio di regime.

Tra i settori produttivi che hanno trainato la crescita delle esportazioni nel 2012 spiccano i prodotti energetici raffinati, i farmaceutici, gli alimentari, la gioielleria, gli articoli in pelle e i prodotti in metallo. Intorno alla media annua sono aumentate quelle di prodotti dell’abbigliamento e meccanica. Si sono ridotte quelle di  tessili, gomma e plastica, elettronica e computer apparecchi elettrici e mezzi di trasporto.

Per quanto riguarda la distribuzione delle esportazioni sul territorio italiano, sono aumentate in linea con la media nazionale le esportazioni dell’Italia nord occidentale, mentre nell’Italia nord-orientale si è verificato un rallentamento, anche per le conseguenze del sisma in Emilia Romagna. Alla crescita relativamente più rapida delle vendite all’estero dell’Italia centrale hanno contribuito in gran parte le vendite di oro non monetario della Toscana. A eccezione di Sicilia e Sardegna, al cui aumento hanno largamente contribuito i prodotti petroliferi raffinati, e Puglia, si sono ridotte le esportazioni delle regioni del Mezzogiorno.

È ulteriormente cresciuto il numero di imprese esportatrici, in controtendenza rispetto al 2010, forse anche grazie al traino di un euro più debole. L’incremento si deve prevalentemente agli operatori più piccoli: migliaia di imprese di piccole e piccolissime dimensioni si sono affacciate all’estero, spesso per la prima volta. 

Resta evidente la difficoltà per l’Italia di attrarre investimenti, non solo a causa del rallentamento della domanda mondiale. Ciò rafforza l’esigenza di una chiara azione politica diretta all’attrazione di investimenti produttivi dall’estero. Alle aumentate necessità delle aziende fa fronte un sistema pubblico che, nelle sue molteplici articolazioni, ha cercato nel 2012 di rafforzare la propria azione di sostegno alle imprese, sia pure, in molti casi, con risorse decrescenti. È rimasto aperto nel 2012 il cantiere delle riforme di tale sistema e si è consolidata la collaborazione in seno alla Cabina di regia. L’avvio della nuova Agenzia ICE, ai primi del 2013, ha rispecchiato in pieno queste tendenze. 

“Il nuovo rapporto ICE conferma che l’export italiano, nonostante le difficoltà della crisi globale, continua a espandersi e a rappresentare una delle voci più dinamiche del nostro Pil” ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato. “Il nostro compito deve essere quello di restare al loro fianco, supportandole concretamente dal punto di vista promozionale, organizzativo, finanziario e assicurativo. Gli strumenti ci sono, ma è necessario potenziarli e farli funzionare in modo sempre più organico. Nella Cabina di Regia per l’internazionalizzazione, che presiedo insieme al ministro Bonino, abbiamo definito le principali linee guida su cui concentrarci da qui fino a fine 2014. Ci aspettiamo inoltre soluzioni efficaci sul fronte dell’attrazione degli investimenti diretti esteri dall’iniziativa Destinazione Italia, avviata dallo scorso Cdm” ha concluso Zanonato.  

“Ancora una volta viene confermata la centralità dell’export per la bilancia dei pagamenti”, ha detto il Presidente dell’Agenzia ICE Riccardo Monti. “L’aumento del 3,7% nonostante il rallentamento del ritmo degli scambi mondiali e la recessione ci dice che il Made in Italy gode di ottima salute e si espande, soprattutto nei paesi extra UE” .

“La crescita dell’export italiano ha rappresentato, nel 2012, l’unico sostegno ai livelli di attività della nostra economia” ha dichiarato il Presidente dell’Istat Antonio Golini. “Questo fattore espansivo mostra tuttavia segni di indebolimento nel primo scorcio del 2013: le difficoltà sui mercati Ue non risultano bilanciate dal proseguimento della crescita delle vendite su quelli extra-Ue e sono aumentati i segmenti di imprese in calo di fatturato esportato. Queste dinamiche indicano, da un lato che il sistema esportatore italiano ha saputo intercettare i segmenti di domanda crescente presenti nel mercato globale, dall’altro che il quadro congiunturale è ancora denso di rischi. E a questo proposito – ha concluso il Presidente – voglio sottolineare che i progressi fatti dall’Istat nella capacità di misurazione, strutturale e congiunturale, della performance delle imprese esportatrici forniscono ulteriori strumenti conoscitivi a supporto delle politiche per la crescita, consentendo di evidenziare con tempestività e livello di dettaglio i cambiamenti, i punti di forza e di debolezza del nostro sistema esportatore”.                                                

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