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QUIRINALE – Sergio Mattarella è il nuovo Presidente della Repubblica

Sergio Mattarella è il dodicesimo presidente della Repubblica italiana. La sua elezione è arrivata nel primo pomeriggio con 665 voti, 160 più del necessario: dopo le prime tre votazioni andate in scena fra giovedì e venerdì (che richiedevano una maggioranza di due terzi dei votanti), da oggi il quorum si abbassava alla maggioranza assoluta (505 voti sui 1.009 grandi elettori). 

L’esito della quarta votazione era ampiamente atteso, dal momento che Mattarella poteva contare in partenza sull’appoggio di Pd, Sel, Scelta civica, ex grillini e altre formazioni centriste, cui ieri sera si è affiancata anche Area Popolare (Ncd e Udc), inizialmente contrariata dal metodo unilaterale con cui il premier Matteo Renzi ha avanzato la candidatura del neo-Capo dello Stato. 

Al contrario, da Forza Italia non è arrivato alcun ripensamento. Il partito di Silvio Berlusconi non ha sostenuto il candidato del Pd, ma ha rinunciato al gesto simbolico di votare un proprio nome, preferendo votare scheda bianca. Il Movimento 5 Stelle ha continuato invece a votare Ferdinando Imposimato. Contrari anche Lega Nord e Fratelli d’Italia. 

Renzi esce vincitore da questa battaglia condotta con determinazione craxiana (il Craxi che portò Pertini al Quirnale), riuscendo a contenere il più possibile la portata del patto. Del resto il segretario del Pd aveva ripetuto in continuazione che l’intesa con Berlusconi riguardava soltanto le riforme elettorale ed istituzionale. Difficile quindi oggi per l’ex cavaliere e per i suoi fedelissimi gridare al tradimento per una mancata applicazione ad un campo (il Quirinale) che uno dei contraenti ha sempre pubblicamente dichiarato estraneo.

Certo Renzi fino all’ultimo ha cercato l’intesa per il presidente della Repubblica con tutti, quindi anche con il centro-destra. Ma il punto di partenza dichiarato era il Pd: l’identificazione di un candidato di alto profilo che ricompattasse il Pd. E qui con il nome di Mattarella il segretario ha subito convinto la minoranza del suo partito: l’incontro decisivo con Bersani è durato solo un quarto d’ora. Il tempo di due sì.

La soluzione Mattarella è soprattutto equilibrata: un cattolico con la schiena dritta è stato più volte detto, evocando le sue dimissioni da ministro del governo Andreotti nel 1990 in polemica con la legge Mammì ritenuta dalla sinistra dc troppo generosa nei confronti delle televisioni di Berlusconi. Molti hanno detto che il prescelto ricorda molto Oscar Luigi Scalfaro. Io credo che invece la sua figura vada collocata tra quegli uomini di cultura della sinistra cattolica, molti dei quali di scuola morotea, tra i quali ricorderei Elia, Ruffilli, Andreatta e magari Scoppola. 

Non so fino a che punto si possa dire di alto profilo, ma si tratta certamente un uomo sobrio e talvolta schivo, che non frequenta i talk show. Certo che Mattarella è un politico che dove ha fatto, ha fatto bene. A lui si deve la riforma elettorale, forse più amata dai bipolaristi italiani: il Mattarellum. Da ministro della Difesa ha riformato la leva, non più obbligatoria. E’ stato vicepresidente del Consiglio. Insomma un curriculum di tutto rispetto. E, quanto ad esperienza internazionale, è stato ministro della Difesa durante la guerra in Kossovo.

La sua elezione certamente creerà (soprattutto per gli errori di altri) qualche fibrillazione nel quadro politico. Il Governo comunque dovrebbe tenere: c’è un Pd più coeso e Alfano ha fatto alla fine di tutto per evitare un possibile precipitare dei rapporti con Renzi. La legge elettorale è in dirittura d’arrivo alla Camera dove il governo non ha grossi problemi di numeri, e così bene o male l’Italicum arriverà in porto, sopravvivendo anche ai malumori e alle minacce di Berlusconi. 

Qualche problema in più ci potrebbe essere per la legge costituzionale sul Senato, che ha bisogno della doppia lettura e della maggioranza qualificata. Resta il fatto che proprio Alfano e Berlusconi dovrebbero essere i meno tentati da elezioni ravvicinate. Insomma: il governo Renzi dovrebbe farcela ad andare avanti sulla via delle riforme. Economia ed Europa permettendo. Ma quella è un’altra storia.

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