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Premierato o semipresidenzialismo? Elezione diretta o no? Meloni apre il tavolo delle riforme costituzionali

Imagoeconomica

Semipresidenzialismo o premierato. La presidente del Consiglio intende puntare su una delle due opzioni. A 6 mesi dall’elezione del nuovo Parlamento, Giorgia Meloni ha intenzione di cominciare a intavolare le trattative che porteranno la maggioranza di centrodestra a mantenere una delle principali promesse fatte in campagna elettorale: una riforma costituzionale che dia maggiori poteri al Presidente della Repubblica. Ma c’è anche una seconda opzione emersa nelle ultime ore: quella di rafforzare invece il ruolo del Presidente del Consiglio non solo attraverso la sua elezione diretta, ma anche dando a Palazzo Chigi nuovi e maggiori poteri, tra i quali la sfiducia costruttiva. E non stupirebbe nessuno che il pragmatismo della premier finisca per capovolgere le sue iniziali opzioni e per orientarsi proprio verso il premierato senza mettere in discussione la figura di garanzia costituzionale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che la Premier non intende in nessun caso contrariare.

Martedì il tavolo con le opposizioni

Anche sulle modalità di attuazione della riforma costituzionale le strade sono due, diametralmente opposte: Meloni farà un primo tentativo con le opposizioni che però con ogni probabilità si metteranno di traverso. Se così fosse, la maggioranza procederà da sola.

La presidente del consiglio ha convocato alla Camera, presso la Biblioteca del presidente,  i rappresentanti dei principali partiti. L’incontro si terrà martedì dalle 12,30 alle 20. Saranno presenti anche i due sottosegretari alla presidenza, la ministra delle Riforme Casellati e i due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Non solo, sarà proprio quella l’occasione per il primo faccia a faccia tra la premier e la segretaria del Pd Elly Schlein. Il programma degli incontri è già fissato: 12.30 componente +Europa; 13 Gruppo per le Autonomie e componente Minoranze linguistiche; 13.45 Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra; 15.30 Gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe; 17 Gruppo Movimento Cinque Stelle; 18.30 Gruppo Partito Democratico.

Elly Schlein ha già fatto sapere che ci sarà, così come Carlo Calenda con i capogruppo del Terzo Polo. Non ha intenzione di partecipare invece Giuseppe Conte, impegnato a Brescia per l’inchiesta giudiziaria sul ruolo del Governo nella pandemia, che dovrebbe mandare qualcun altro in rappresentanza del Movimento 5 Stelle. 

Quali sono le posizioni? Per il momento una prima apertura (ma solo sul premierato) è arrivata dal Terzo Polo, mentre Pd e M5S avrebbero intenzione di compattarsi sul No ad entrambe le opzioni. “L’ipotesi di semipresidenzialismo? No, noi siamo per il premierato se lo vogliamo riscrivere come categoria; poteri forti del premier e anche indicazione del premier magari”, ha affermato il leader di Azione Carlo Calenda nel corso di un incontro pubblico per la lista Riformisti che comprende Azione-Iv-Psi. Ancora più convinto del premierato è il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che da sempre propone una riforma costituzionale sul modello del Sindaco d’Italia.

Le tre opzioni sul tavolo

Sono tre le opzioni attualmente sul tavolo. La prima è quella più radicale ma anche più gradita al centrodestra: l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, da capire se con un’ elezione unica per governo e parlamento. Poi c’è l’ipotesi “spagnola”: elezione del Presidente del Consiglio a cui sarebbero attribuiti poteri e prerogative più ampie (scelta e revoca dei ministri prima di tutto). La terza e ultima opzione prevederebbe invece l’introduzione di modifiche procedurali e correttivi, tra cui la sfiducia costruttiva, sul modello tedesco. Martedì si comincerà ad alzare il sipario.

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