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Ponte Morandi, la Consulta: legittimo escludere Autostrade

Imagoeconomica

La decisione è arrivata: la Corte costituzionale dà ragione al governo. L’esecutivo, allora gialloverde, poteva legittimamente escludere Autostrade per l’Italia dalla ricostruzione del Ponte Morandi, crollato a Genova 23 mesi fa, alla vigilia di Ferragosto. La decisione, arrivata dopo il quesito sollevato dal Tar della Liguria, cui si era rivolta Aspi ritenendo che il cosiddetto Decreto Genova fosse illegittimo, dà dunque torto al concessionario e arriva lo stesso giorno in cui è scoppiato il caso del nuovo Ponte di Genova che il ministro dei Trasporti Paola De Micheli ha affidato alla concessionaria in attesa di decidere che fine farà la concessione. Tutto questo mentre Genova è paralizzata dal traffico impazzito per il blocco autostradale dovuto ai lavori straordinari chiesti a fine maggio lungo le gallerie. Una situazione esplosiva sulla quale occorrerà ora vedere come andrà ad incidere l’impatto della sentenza della Consulta.

La maggioranza è in fibrillazione e il M5S sulle barricate. Il premier Conte, accusato dal Pd di aver temporeggiato finora, ha assicurato che la decisione sulla revoca della concessione ad Aspi arriverà “ad horas o comunque in settimana”. “Mai ricevuto riscontri formali alle proposte avanzate, né comunicazioni circa altre condizioni poste dall’esecutivo”, replica la società dei Benetton. 

Resta da vedere, però, se reggerà o meno la norma introdotta a fine anno con l’articolo 35 del decreto Milleproroghe, che riduce l’indennizzo per il concessionario limitandolo ai soli investimenti realizzati (circa 7 miliardi) e non anche al danno per il mancato introito per la prematura revoca della concessione, in scadenza nel 2038 (l’indennizzo salirebbe a 23 miliardi almeno). Atlantia, che controlla Aspi, si è appellata alla Ue sostenendo che il governo Conte ha violato i contratti e spinge per ottenere una svendita della società a prezzi inferiori a quelli di mercato. La matassa rimane dunque decisamente molto ingarbugliata. Ma ecco il testo del comunicato con il quale la Corte Costituzionale ha annunciato la decisione sul Ponte Morandi:

“La Corte costituzionale ha esaminato nell’odierna camera di consiglio le questioni sollevate dal Tar della Liguria riguardanti numerose disposizioni del Decreto legge n. 109 del 2018 (cosiddetto Decreto Genova) emanato dopo il crollo del Ponte Morandi. Il Decreto ha affidato a un commissario straordinario le attività volte alla demolizione integrale e alla ricostruzione del Ponte nonché all’espropriazione delle aree a ciò necessarie. Inoltre, è stato demandato al commissario di individuare le imprese affidatarie, precludendogli di rivolgersi alla concessionaria Autostrade Spa (Aspi) e alle società da essa controllate o con essa collegate. Infine, il Decreto impugnato ha obbligato Aspi a far fronte ai costi della ricostruzione e degli espropri.

In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto non fondate le questioni relative all’esclusione legislativa di Aspi dalla procedura negoziata volta alla scelta delle imprese alle quali affidare le opere di demolizione e di ricostruzione.

La decisione del Legislatore di non affidare ad Autostrade la ricostruzione del Ponte è stata determinata dalla eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del Ponte stesso.

La Corte ha poi dichiarato inammissibili le questioni sull’analoga esclusione delle imprese collegate ad Aspi e quelle concernenti l’obbligo della concessionaria di far fronte alle spese di ricostruzione del Ponte e di esproprio delle aree interessate. La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane”.

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