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Pensioni, quota 100 e assegni “d’oro”: le novità in manovra

Wikimedia Commons

Con la manovra di bilancio varata lunedì sera il governo ha introdotto due novità sulle pensioni. La più rilevante in termini di lavoratori coinvolti è la “quota 100”, che da febbraio 2019 permetterà di andare in pensione anticipata con almeno 62 anni di età e 38 di contributi. L’altra novità è il taglio alle pensioni superiori a 4.500 euro netti al mese, che scatterà l’anno prossimo e si baserà su una riduzione dell’adeguamento annuale all’inflazione (non ci sarà dunque il taglio retroattivo e permanente minacciato nei giorni scorsi dal M5S). Stando ai calcoli del governo, questa misura dovrebbe portare nelle casse dello Stato un miliardo di euro in tre anni.

Il prelievo sulle cosiddette pensioni d’oro è già contenuto in un disegno di legge ad hoc depositato alla Camera e il Movimento 5 Stelle avrebbe voluto spostarlo nel decreto fiscale collegato alla manovra. Alla fine, però, le due novità sulle pensioni dovrebbero rimanere insieme nel disegno di legge di bilancio (che, al contrario del decreto, prima di entrare in vigore deve superare l’esame del Parlamento).

NOVITÀ PENSIONI: LA QUOTA 100 NON È UNA VERA “QUOTA”

In realtà, quella che il governo chiama “quota 100” non è una vera quota, perché non permette di andare in pensione con qualsiasi combinazione di anni d’età e di contributi purché la loro somma sia 100. Chi vuole andare in pensione anticipata, infatti, deve rispettare allo stesso tempo sia il requisito anagrafico sia quello contributivo. Questo significa che anche i 63enni dovranno avere come minimo 38 anni di contributi, di conseguenza per loro la quota 100 si trasforma in quota 101. Allo stesso modo, per chi ha 64 anni l’asticella si alza a quota 102. E così via.

AGEVOLAZIONI PER IL RISCATTO DELLA LAUREA

Per aiutare chi ha buchi contributivi a raggiungere la soglia dei 38 anni, i tecnici del governo stanno studiando la possibilità di rilanciare il riscatto della laurea, probabilmente con qualche agevolazione che incentivi i datori di lavoro a pagarlo.

NIENTE PENALIZZAZIONI, MA COLLABORARE È VIETATO

Il vicepremier leghista Matteo Salvini ha assicurato che usufruire della quota 100 non comporterà alcuna penalizzazione sull’importo dell’assegno previdenziale. Tuttavia, probabilmente chi sceglierà questa strada non potrà cumulare la pensione con altri redditi da lavoro, cioè non potrà mantenere rapporti di collaborazione. Con questo divieto il Governo spera di indurre le aziende ad assumere giovani in sostituzione di chi se ne andrà.

QUANDO SI VA IN PENSIONE? FINESTRE OGNI 3-4 MESI

A partire da febbraio 2019, i pensionamenti anticipati con quota 100 scatteranno con finestre trimestrali o quadrimestrali. In altri termini, una volta maturati i requisiti bisognerà aspettare ancora 3-4 mesi per incassare il primo assegno.

In realtà, al momento non è chiaro se questo meccanismo varrà solo per la quota 100 o anche per le altre pensioni. Nel secondo caso, i lavoratori che l’anno prossimo avrebbero lasciato il lavoro a 67 anni riceveranno la prima pensione soltanto a 67 anni e 3/4 mesi.

TAGLI ALLE PENSIONI D’ORO

Per quanto riguarda le cosiddette pensioni d’oro, alla fine sembra che abbia prevalso la linea morbida sostenuta dalla Lega. Non arriverà alcun colpo di scure sull’importo degli assegni (sarebbe stato quasi certamente incostituzionale), ma solo un taglio parziale dell’adeguamento all’inflazione. Niente di traumatico insomma, anche perché la corsa dei prezzi è ancora lenta. Non è escluso tuttavia che la riduzione possa riguardare in misura più leggera anche gli assegni inferiori a 4.500 euro netti al mese.

IL PROSSIMO PASSO È LA QUOTA 41

Salvini ha detto anche che la quota 100 è solo il primo passo di un processo che porterà alla demolizione della legge Fornero. Il prossimo dovrebbe essere la quota 41, che permetterebbe di andare in pensione a qualsiasi età purché con almeno 41 anni di contributi (invece dei 43 chiesti ora agli uomini). L’obiettivo è andare incontro alle esigenze dei lavoratori precoci.

DUBBI SULL’ASPETTATIVA DI VITA

Non è ancora chiaro cosa intenda fare il governo sull’adeguamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, il meccanismo che periodicamente impone di ritoccare all’insù l’età pensionabile. È possibile che venga cancellato per le pensioni anticipate ma non per quelle di vecchiaia, perché una scelta simile metterebbe a rischio nel lungo termine i conti del sistema previdenziale.

OPZIONE DONNA CONFERMATA

Resta in vigore l’opzione donna, che consente alle lavoratrici di andare in pensione anticipata accettando un assegno interamente calcolato con il metodo contributivo (meno vantaggioso del sistema misto contributivo-retributivo cui avrebbero diritto). Il requisito anagrafico dovrebbe però salire a 60 anni.

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Categories: Pensioni