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Paesi Pigs? Ora Grecia, Italia, Portogallo e Spagna sono più graditi di Francia e Germania: il test dei rating

Lummi.AI

Once upon a time, più di un decennio fa, paesi dell’area mediterranea, chiamati anche periferici rispetto ai cosiddetti “core” o peggio ancora Pigs, che erano al centro di crisi di debito incrociate. Oggi invece sono proprio gli indici azionari di Grecia, Italia e Spagna che quest’anno hanno superato i più grandi concorrenti di Germania e Francia, sovraperformando l’indice pancontinentale Stoxx Europe 600. Lo sottolinea il Financial Times nell’edizione di ieri.

Tutto ciò in un contesto in cui è l‘intera Europa, soprattutto nei momenti più critici della politica di Trump, a essere considerata come un’alternativa agli asset Usa. Ma gli investitori si sono accorti che rispetto agli indici di Germania e Francia, i mercati azionari dell’Europa meridionale vengono scambiati a rapporti prezzo/utili molto più bassi, offrendo agli investitori un punto di ingresso più conveniente nel Vecchio Continente. “L’Europa è diventata attraente per gli investitori e molti stanno cercando con attenzione dove possono trovare il miglior valore”, ha detto Roland Kaloyan, responsabile della strategia azionaria europea di Société Générale al FT.

La maggior ondata di interesse degli investitori per il Vecchio Continente è forse da mettere in correlazione con la presentazione il marzo scorso del pacchetto di stimolo fiscale “whatever it takes” della Germania e con il successivo enorme aumento della spesa per la difesa dell’intera Europa , proprio mentre, al contrario, aumentava il nervosismo dei mercati riguardo il fatto che la guerra commerciale innescata dal presidente Trump potrebbe colpire i rendimenti di Wall Street.

Ma sono stati i principali indici di Italia, Spagna, Grecia e Portogallo (proprio i protagonisti del vecchio acronimo Pigs) che hanno prodotto rendimenti migliori, superando anche l’indice blue-chip tedesco Dax quest’anno. Il Financial Times ricorda per esempio che l’istituto di credito greco Alpha Bank ha guidato i guadagni della Borsa di Atene, più che raddoppiando il prezzo quest’anno, mentre il gruppo di tecnologia dell’informazione Indra Sistemas è salito di oltre il 90% alla Borsa di Madrid.

Lo sprint della crescita economica nel sud del Mediterraneo

A dare un contributo al rally è stata anche la forte crescita economica dell’Europa meridionale, ricorda il FT. I dati del secondo trimestre di quest’anno hanno mostrato che l’economia greca è cresciuta dell’1,7% su base annua, mentre il Pil tedesco si è ridotto dello 0,3%.

Quanto all‘Italia, lo stesso quotidiano francese Le Monde ha scritto nei giorni scorsi che agli occhi degli investitori il nostro paese è diventato “credibile quanto la Francia, se non di più“, mentre la stampa britannica ha sottolineato il soprasso dell’Italia sul Regno Unito in termini di Pil pro capite. Secondo la Banca Mondiale, lo scorso anno il Pil pro capite dell’Italia è salito a 60.847 dollari, superando i 60.620 dollari della Gran Bretagna. Le Monde ha anche riconosciuto a Roma il merito di aver ridotto significativamente il suo deficit pubblico, mentre in Francia ha continuato a salire. I giornali britannici Spectator e Telegraph, entrambi vicini ai Tories, invece si sono soffermati sul fatto che, per la prima volta dal 2001, il livello medio di benessere economico in Italia ha superato quello del Regno Unito.

I paesi un tempo chiamati “core” – Germania e Francia – stanno invece andando male in termini di crescita del Pil”, ha detto David Zahn, responsabile del reddito fisso europeo di Franklin Templeton a Ft. “Da un punto di vista fiscale, stanno andando molto bene”, ha aggiunto Zahn, indicando al contrario la riduzione dei deficit di bilancio in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia.

La stabilità politica dell’area meridionale attrae gli investitori, al contrario della Francia

Mentre l’Europa meridionale sta godendo di un periodo di relativa stabilità politica, le turbolenze parlamentari in Francia hanno colpito il mercato azionario del paese nelle ultime settimane. Si prevede che il governo di minoranza guidato da François Bayrou cadrà oggi, dopo che il primo ministro ha indetto un voto di fiducia a sorpresa in relazione ai suoi piani fiscali. “Noi non stiamo comprando la Francia”, ha detto George Efstathopoulos, gestore di portafoglio multi-asset di Fidelity International. D’altra parte, ha aggiunto, il nostro investimento in azioni greche negli ultimi due anni è stato “una delle nostre posizioni più performanti”. “La Grecia è stata un’economia stellare”, ha aggiunto, mentre il mercato azionario greco “ha fondamentali migliori e valutazioni molto più economiche rispetto al resto d’Europa”.

L‘indice CAC 40 di Parigi è sceso più dell’indice di riferimento azionario europeo, mentre il rendimento extra che gli investitori richiedono per detenere titoli di Stato francesi a 10 anni rispetto ai bund tedeschi è aumentato vertiginosamente. I rischi maggiori provengono da ciò che potrebbe accadere nelle prossime settimane o mesi. L’incapacità della Francia di risanare le proprie finanze pubbliche ha portato alla formazione di tre governi in poco più di un anno, e non ci sono segnali che un quarto possa avere risultati migliori. Gli investitori potrebbero quindi ritrovarsi ad affrontare un’altra situazione di stallo sul bilancio nei prossimi mesi, la prospettiva di altre elezioni parlamentari anticipate e persino le insistenti richieste di dimissioni del presidente Emmanuel Macron.

Economie meridionali più al sicuro rispetto ai dazi di Trump

Le economie meridionali sembrano anche essere meno esposte alle turbolenze commerciali scatenate dai dazi di Trump. Dirk Steffen, chief investment officer per l’Europa di Deutsche Bank Wealth Management, ha affermato che i mercati azionari dell’Europa meridionale sono orientati verso le loro stesse economie nazionali, il che significa che sono relativamente protetti dagli effetti dei dazi statunitensi. D’altra parte, “l’esposizione agli Stati Uniti e all’Asia è molto più pronunciata in Germania“, ha detto, con i cambiamenti nel commercio globale “che colpiscono alcuni paesi molto più di altri”. Nel frattempo, ha aggiunto Steffen, “la Germania è ora un po’ più costosa”.

Il benefico”peso” dei “financial” sui listini meridionali

Anche la composizione dei principali indici azionari nei paesi periferici è stata utile, hanno detto gli investitori. Kaloyan di Société Générale ha detto che la “grande spiegazione” per la sovraperformance è stata la forte ponderazione delle società finanziarie negli indici azionari relativamente più piccoli dell’Europa meridionale. Il settore finanziario rappresenta il 50% dell’indice italiano FTSE MIB e il 44% della Borsa di Atene e le banche rappresentano l’8,6% del peso dello Stoxx Europe 600, mentre il Dax tedesco pesa per il 5,4%.

Le banche europee hanno visto i prezzi delle azioni salire ai livelli più alti dalla crisi finanziaria globale del 2008. “Stiamo parlando di un settore che rimane uno dei migliori nel mercato europeo”, ha detto Kaloyan. I principali istituti di credito hanno tratto vantaggio da un lungo periodo di tassi d’interesse più elevati che hanno migliorato i loro ricavi, mentre l’ottimismo sulle prospettive economiche europee e i prezzi delle azioni relativamente convenienti hanno attirato gli investitori sul mercato, dice il FT.

Rating: la possibile opposta valutazione di Italia e Francia

Ma saranno anche i rating in arrivo nelle prossime settimane a segnare probabilmente ancor più il solco tra la parte settentrionale e quella merizionale dei listini europei: da una parte arrivano molte indicazioni sul fatto che il rating dell’Italia potrebbe essere alzato, dall’altra che quello della Francia potrebbe essere tagliato. Fitch e Dbrs renderano note le loro decisioni venerdì prossimo, il 19 settembre, Scope il 26 settembre, Moody’s Ratings il 24 ottobre e S&P Global il 28 novembre.

Con Parigi nel caos, i titoli di stato italiani sono diventati molto appetibili per gli investitori. Nell’ultima asta di Btp a 7 e 30 anni il Tesoro ha incassato 18 miliardi di euro ma con una domanda eccezionale che ha superato tutte le aspettative: ben 217 miliardi e, a riprova dell’interesse per la carta italiana, gli investitori esteri si sono aggiudicati più del 70% dei titoli. Per molti osservatori è arrivato il momento per una promozione dell’Italia da parte delle agenzie di rating: Fitch, Moody’s e Dbrs hanno tutte assegnato all’Italia un outlook positivo, mentre S&P e Scope restano a “stabile”.

“Sono più che d’accordo” che non basti la tripla BBB come giudizio sul rating sull’Italia” ha detto Gian Maria Gros-Pietro nel weekend dal meeting Ambrosetti di Cernobbio unendosi ad altri osservatori, riporta Class Cnbc. “Anche perché questo rating da tempo non rispecchia l’effettiva solidità finanziaria dell’Italia, ma soprattutto è palesemente in ritardo rispetto a quanto valutano i mercati” “Lo spread in diminuzione significa che i mercati non credono più che il valore e la solidità del debito pubblico italiano sia distante da quella di altri Paesi europei”, ha concluso il presidente dI Ca’ de Sass.

L’upgrade riduce la percezione di rischio e quindi dovrebbe portare soprattutto a un miglioramento sullo spread, il differenziale con il bund tedesco, potenzialmente rivedendo i minimi di agosto a 77,6, che già rappresentava il livello minimo da aprile 2010.

Situazione opposta per il rating della Francia. Le turbolenze politiche e fiscali hanno portato lo spread Oat-Bund a toccare gli 82 pb e il rendimento dei titoli di Stato francesi a 10 anni è salito a quasi il 3,6% avvicinandosi a quello italiano, dopo la convocazione del voto da parte di Bayrou, sebbene da allora sia sceso a circa il 3,45 %. In questo contesto, diversi strategist hanno già segnalato il rischio che le agenzie di rating possano decidere di declassare la Francia. Il rating della Francia è stato declassato da Moody’s dopo il crollo del suo precedente governo l’anno scorso; una ripetizione rappresenterebbe un duro colpo, con il rischio di vendite ingenti dei suoi titoli di Stato già sotto pressione.

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