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Nucleare, Macron rilancia: la Francia costruirà 6 nuovi reattori

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Non ha aspettato nemmeno che alla Cop 26 di Glasgow smantellassero stand e tribune, Emmanuel Macron, per dire che la Francia crede (ancora) nel nucleare. Costruirà, quindi, sei nuove centrali di ultima generazione per garantirsi un futuro senza stress. Sì, la lotta ai cambiamenti climatici è importante e la Francia è impegnata su questo fronte, ma la sua economia punta a viaggiare con i reattori che non inquinano. Nella speranza di restare all’Eliseo per un altro mandato, in queste giornate convulse tra summit internazionali, emergenza Covid e lotta politica interna, il Presidente francese ha mostrato coraggio. Sa anche di giocarsi molte chances.

Nel dichiararsi favorevole allo sviluppo del nuovo nucleare per i prossimi anni, Macron era consapevole di attirare su di sé molte critiche. Ma sa anche che Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, non ha mai negato la validità del nuovo nucleare. D’altra parte, l’alleato francese più forte dell’Eliseo è Edf, che è controllata dallo Stato e non ha mai fatto mistero di avere pronti nuovi e ambiziosi progetti nucleari. I crolli in borsa di inizio anno sono andati presto in archivio e la stampa ha dato risalto alle dichiarazioni del presidente di Edf, Jean-Bernard Lévy, che in un’audizione in Senato ha ricordato l’impegno della società lungo tutta la filiera del nucleare.

Per garantire l’indipendenza energetica della Francia, Macron ripercorre dunque strade che lo mettono al riparo da crisi di forniture e prezzi oscillanti di gas e petrolio. Non perde di vista il dibattito in sede Ue dove il nucleare con il gas (“energie di transizione”) potrebbero entrare nella tassonomia. “Dobbiamo garantirci l’approvvigionamento elettrico – ha detto il Presidente francese – ma anche raggiungere le emissioni zero nel 2050″. Il nucleare potrebbe essere quindi la soluzione transitoria per accompagnare il passaggio – quando sarà – alle rinnovabili.

Le centrali francesi hanno la loro età. Le costruzioni risalgono agli anni 70 e funzionano con tecnologie superate. Ma è da quando si è insediato all’Eliseo che Macron ha iniziato a pensare a come sistemare il cospicuo settore dell’energia. Garantire, appunto, al Paese elettricità costante a prezzi contenuti, ignorando oscillazioni di mercato e fibrillazioni geopolitiche. L’energia elettrica in Francia costa un terzo in meno della media europea e questo ha fatto la fortuna di molti settori industriali. La bolletta per le famiglie non è mai stata un problema, al contrario delle proteste dei gilet gialli per il costo dei carburanti e tanto altro.

A pochi mesi dalle elezioni, Macron ha l’audacia di sfidare l’opinione pubblica, che da una parte gode dei basi prezzi dell’energia e dall’altra accetta la sfida della transizione ecologica. A Parigi le iniziative della sindaca Anne Hidalgo di limitazione del traffico automobilistico in centro e l’aumento delle piste ciclabili sono diventate un caso di scuola per urbanisti e politici. Contro l’idea di Macron di costruire sei nuovi reattori EPR 2 di terza generazione si sono schierati subito gli attivisti di Greenpeace, che hanno definito il programma del Presidente “disconnesso dalla realtà”. A sostegno delle loro contestazioni, i ritardi accumulati nella costruzione del sito nucleare di Flamanville, che forse sarà completato nel 2022, sette anni più tardi del previsto. Un tempo che il Presidente sicuramente non ha calcolato.

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