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Mps, il ministro Franco assicura: “Non sarà svenduto”

Imagoeconomica

Da solo il Monte dei Paschi non ce la fa, anche se oggi i conti del secondo trimestre dell’anno potrebbero riservare qualche gradita sorpresa. Ma non è realistico andare a Bruxelles a rinegoziare i termini del salvataggio e a chiedere un’umiliante proroga all’uscita del Tesoro dal capitale della banca senese. Dunque Mps sarà privatizzata, “ma non sarà svenduta” e non ci sarà lo spezzatino, anche se Unicredit, l’unica banca che si è fatta avanti per il Monte, si riserva il diritto di non acquistarne tutti gli asset ma quelli che selezionerà. È quanto ha sostenuto ieri sera il ministro dell’Economia, Daniele Franco, davanti alle Commissioni Finanze della Camera e del Senato.

L’aggregazione tra Unicredit e Mps rappresenta, secondo il ministro, “la soluzione strategicamente superiore dal punto di vista dell’interesse generale del Paese” ed è “motivata sotto un profilo industriale”. Ci sarebbero invece rischi e non irrilevanti se il Monte imboccasse la via stand alone, che è di fatto impraticabile, anche alla luce dei recenti stress test europei che hanno messo in luce la necessità di un aumento di capitale “ben superiore a quello previsto dal piano 2020-2025” da 2,5 miliardi di euro. Anche perché il nuovo piano industriale messo a punto dall’ad Guido Bastianini “presenta alcuni obiettivi non conformi con gli impegni” presi a livello europeo sulla riduzione dei costi e non soltanto.

Insomma, pieno rispetto del Governo degli impegni assunti a suo tempo con la Commissione europea ma massima attenzione all’occupazione dei 21 mila lavoratori della banca senese, che sarà tutelata con una pluralità di strumenti, e al suo marchio. Nel caso in cui la Ue alzasse l’asticella e chiedesse una maggiore riduzione dei costi, ha tuttavia avvertito Franco, è bene sapere che “gli esuberi di personale potrebbero essere considerevolmente più elevati” rispetto agli attuali 2.500 esodi volontari previsti oggi.

Il ministro dell’Economia, nel corso della sua audizione serale, non ha escluso che, al termine delle negoziazioni con Unicredit, il Tesoro riceva azioni della banca milanese “ma tale partecipazione non dovrebbe alterare gli equilibri di governance” e che dal perimetro della cessione resteranno fuori sia i crediti deteriorati che i contenziosi legali.

Un indiretto sostegno all’operazione Unicredit-Mps è venuto ieri anche dall’Ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che dopo aver escluso nuove acquisizioni della sua banca in Italia, ha assicurato che da Intesa non verrà alcun ostacolo al possibile matrimonio tra il Monte e Piazza Gae Aulenti e che ha “un valore tutto quello che può stabilizzare il sistema” bancario italiano.

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