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Mangiare sano in tempo di coronavirus: le scorte non servono

#iorestoacasa ok, ma fuori? Cosa sta succedendo nella lunga catena agroalimentare italiana? Oltre ai rifornimenti ed ai mercati agricoli che funzionano a scartamento ridotto per i provvedimenti nazionali o regionali, gli italiani acquistano sempre di più prodotti a lunga scadenza. Riso, pasta, scatolame, a discapito della merce fresca. Non si va al ristorante, nei fast food, negli agriturismi, in pizzeria, la cui chiusura ha indebolito ulteriormente il settore agricolo-alimentare. Quest’anno nessuno sa come recuperare 82 milioni di euro dai pasti fuori casa.

C’è chi esulta perché le abitudini degli italiani sono cambiate e lo saranno anche per il futuro. Addio sostenibilità, vita all’aria aperta, orti domestici? C’è chi, al contrario, sospetta di così tanta e improvvisa gioia.

Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura, per esempio. Ha lanciato un appello ai consumatori per preferire prodotti freschi. Continuare a preferirli a salvaguardia della salute, innanzitutto. Né più, né meno come si fa da molti anni a questa parte. Non che i prodotti a lunga conservazione siano poco adatti alla tavola, ma la catena del fresco, dell’“appena raccolto” è vincente da sempre. L’ambiente di produzione, le coltivazioni autoctone, le date di messa in commercio, di confezionamento, ecc. sono fattori di qualità che i consumatori hanno preteso ed ottenuto.

Deve essere questo odioso Covid 19 a farci tornare indietro nel tempo? I nostri agricoltori – ha spiegato Giansanti – sono pronti a garantire approvvigionamento di prodotti sani e di qualità. Nel rispetto delle prescrizioni di sicurezza per i lavoratori, stanno lavorando e continueranno a farlo per produrre e fornire con regolarità prodotti freschi e materie prime indispensabili anche per l’industria agroalimentare. Tradotto: non esagerate con le scorte. L’Italia non è ferma del tutto. In campagna e dove si lavorano i raccolti, ci sono migliaia di persone in attività. Sanno che un giorno l’emergenza finirà e tutti torneremo a chiedere qualità, rispetto dell’ambiente, coltivazioni senza fitofarmaci. Magari anche prodotti ricchi di vitamine, quelli che ci proteggono da ogni tipo di virus. E il Covid 19 sarà stato sconfitto.

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