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Le Borse fiutano l’avvicinarsi del Qe e riprendono quota ma Piazza Affari resta al palo

Mercati appesi alla Bce. I dati sui prezzi al consumo diffusi oggi che hanno segnato l’entrata in deflazione dell’Eurozona per la prima volta in cinque anni hanno spinto gli operatori a scommettere su un’ormai imminente intervento di quantitative easing della Bce. In una giornata nel complesso volatile, le principali Borse europee, riescono infatti a chiudere in territorio positivo anche se in rallentamento sul finale di seduta: Parigi +0,72%, Londra +0,8%, Francoforte +0,5%, Madrid +0,21%. Non ce la fa invece Milano che proprio sul finale scivola in rosso dopo una giornata volatile ma nel complesso di acquisti: il FtseMib cede lo 0,11% appesantito dalle banche e dai titoli maggiormente legati al petrolio.

Atene ha chiuso in calo dell’1,46% mentre il tasso sul bond decennale torna sopra il 10%. Continua il balletto di ipotesi e smentite sulla Grexit. Secondo il tabloid Bild, che cita fonti del Governo, la Germania sta lavorando a strategie concrete per reagire all’eventualità di una uscita della Grecia dall’euro. Se le elezioni greche fossero vinte da Tsipras e il percorso di riforme fosse interrotto, si legge, non sarebbero versati ad Atene i restanti 10 miliardi di euro di aiuti previsti. Il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, oggi in conferenza stampa, ha ribadito che Berlino vuole rafforzare e stabilizzare l’Eurozona con tutti i leader e anche con Atene.

Per ora la Grecia riesce ancora ad accedere al mercato: oggi il Paese ha collocato Bond semestrali per 1,625 miliardi di euro con tassi in rialzo al 2,30% dal 2,15% precedente. Rallenta la domanda con un rapporto di copertura passato da 1,81 a 1,58.

Gli analisti contano i giorni all’annuncio di Draghi sul Qe dopo che oggi Eurostat ha indicato una flessione dei prezzi dello 0,2% su base annua (stima flash). A novembre, l’inflazione aveva fatto segnare un +0,3%. Pesa il crollo dei prezzi dell’energia (-6,3% rispetto al -2,6% di novembre), stabili cibo, alcol e tabacco. A novembre, l’inflazione aveva fatto segnare un +0,3%. Pesa il crollo dei prezzi dell’energia (-6,3% rispetto al -2,6% di novembre), stabili cibo, alcol e tabacco. Dati che segnano l’entrata dell’Eurozona in deflazione dopo cinque anni.

L’Europa ha rafforzato i rialzi sulla scia dell’apertura positiva di Wall Street. Alla chiusura del Vecchio Continente il Dow Jones saliva dello 0,96%, l’S&P500 dello 0,7% e il Nasdaq dello 0,76%.

Sul fronte dei dati macro il deficit della bilancia commerciale Usa ha battuto le attese scendendo del 7,7% a novembre a 39 miliardi di dollari dai 43,3 di ottobre. Gli analisti si attendevano una flessione a 42 miliardi. Sempre meglio delle stime ha fatto anche l’occupazione del settore privato: il dato Adp ha battuto le attese ferme a 225mila posti salendo a 241mila posti. Ora si guarda ai dati sull’occupazione copmplessiva attesi per venerdì.

L’euro chiude in calo sul dollaro a 1,1821 (-0,58%), ai minimi dal 2006. Il petrolio Wti sale dell’1,04% a 48,42%. In mattinata il Brent ha sfondato al ribasosla soglia dei 50 dollari al barile, un livello che non si vedeva dall’aprile 2006.

A Piazza Affari sale il lusso grazie al dollaro in ripresa: Ferragamo +2,68%, Luxottica +2,03%. In controtendenza Yoox -5,19%, peggior titolo del Ftse Mib. In fondo al paniere delle blue chip anche i titoli legati al petrolio Saipem -2,47% e Tenaris -1,68%. Eni sale invece dello 0,52%. Giù anche le Popolari: Bper -2,25%, Ubi Banca -2,08%, Bpm -0,56%. Unicredit -0,98%, Intesa -1,23%, Mps -0,15%. In evidenza Buzzi Unicem +3,08%, Atlantia +2,39%, Stm +2,06%.

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Categories: Finanza e Mercati