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L’Agenzia dell’Energia fa i conti alla transizione green in piena campagna elettorale Usa e Ue: quanti soldi occorrono e perché

Pixabay

Il giorno in cui l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea) comunicherà che i soldi per la transizione energetica sono adeguati allo scopo, dovrà rivedere le funzioni del suo Cert, il Comitato per le energie rinnovabili. Il Cert è un organismo strategico con il compito di coordinare e promuovere in tutto il mondo lo sviluppo delle tecnologie non inquinanti. Svolge un ruolo fondamentale, largamente apprezzato da scienziati e studiosi, ma i risultati pratici deludono.

La circostanza che l’Agenzia questa settimana abbia fatto sapere che per procedere verso la transizione occorrono 700 miliardi di dollari nei prossimi anni, getta un’ombra su tutte le roboanti iniziative prese al di qua e al di là dell’Atlantico. La cifra record è stata diffusa attraverso il Global Critical Minerals Outlook 2024 nel pieno di due campagne elettorali che impegnano americani ed europei. Una strana simmetria lega, peraltro, Usa ed Europa nel destino di un’economia verde. Negli Usa, Joe Biden si contende la presidenza contro un avversario che non crede affatto in un mondo green. In Europa, l’esperienza del Green deal di Ursula von der Leyen e compagni è sotto attacco da parte delle destre sovraniste che ne hanno fatto un simbolo ostile. Due posizioni a loro modo negazioniste e censurabili.

La vera partita secondo l’Iea si gioca sui minerali critici. Senza queste risorse, si riuscirà a fare poco o nulla, sia nella produzione di energia elettrica pulita, sia nell’automotive e in generale in tutta la decarbonizzazione. Gli investimenti globali nelle rinnovabili crescono al ritmo (lento) del 10% e questo nonostante i prezzi delle materie critiche siano in calo. ll costo del litio è calato del 75%; cobalto, nickel grafite sono scesi quasi del 50%. Perché non se ne approfitta? Perché bisogna mettere in campo investimenti di corto-medio periodo e sui mercati c’è bonaccia. Il traguardo verde resta il 2040 ma la Cina controlla il 56% del mercato delle materie prime. “La domanda globale di tecnologie come i pannelli solari, le auto elettriche e le batterie sta crescendo rapidamente, ma non possiamo soddisfarla senza forniture affidabili e crescenti di minerali critici” ha detto il direttore della Iea, Fatih Birol.

Di fatto il “Global” ha messo le economie occidentali davanti a un’evidenza enorme. Se non vogliono alimentare le esportazioni cinesi, i governi e le industrie hanno anche due opzioni: estrazioni e riciclo. L’Europa ha approvato una direttiva sulle estrazioni minerarie, ma è sulla carta. L’industria americana sta puntando sulle estrazioni marine nell’oceano. Per il riciclo c’è bisogno di nuovi impianti, in particolare per le apparecchiature elettroniche dalle quali estrarre i materiali già adoperati. Il passo non è da carica, ma se non vincono i sovranisti qualche speranza possiamo nutrirla. “L’accesso sicuro e sostenibile ai minerali critici è essenziale per transizioni verso l’energia pulita fluida e conveniente” hanno commentato all’Iea. Cercare i soldi.

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