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La fotografia irreale di Stefania Sammarro, in arte “Ania Lilith”

Stefania Sammarro, nasce a Cosenza il 4 Aprile 1988. Laurea al Dams con indirizzo cinema all’Unical, si specializza poi in fotografia per il cinema. Collabora con diverse testate, il quotidiano online Nòtia, il giornale diocesano di Cosenza “Parola di Vita”.

Ricercatrice di una visione del mondo legata ai classici del cinema muto e allo sguardo appartenente a un “mondo dell’altrove”, amante della fotografia fin dall’infanzia, che nel 2006 diventa un qualcosa di fisiologico.

Realtà e finzione, nella sua concezione fotografica, si mescolano in continuazione: l’occhio non si limita a riprodurre, bensì a ricreare, colori, anime, emozioni e sensazioni lontane dal tempo e dalla realtà stessa.

Fortemente legata alla sua terra, ai volti e ai suoi colori, molti suoi progetti fotografici legati alla Calabria, e non, sono stati premiati e pubblicati su diverse testate importanti anche internazionali, come l’Art + Commerce di New York, Photo Vogue Italia, Nextdoormodel, Artabout, Organiconcrete, Lux Lit, UIF, BEAUTIFUL SAVAGE, ARTFreeLife, Epipaideia, Rivista “Si”, The Portfolio, Electru.de, Fotografare ecc.

Una ragazza di oggi, che apprezza quello che le ha offerto il suo paese, compreso ciò che ha potuto ricevere dalla gente e dalla formazione accademica offerta dalle scuole della Calabria, magari un po’ troppa teoria (che lei afferma di ottimo profilo formativo) e poca pratica, come del resto è noto, in certe regioni italiane trovare lavoro è davvero molto difficile. Ma nonostante ciò crede che ci siano ancora delle possibilità e intende cercarle con tutto il suo spirito intraprendente e determinato, ciò che non le manca davvero.

Stefania o Ania cosa preferisci?

Meglio Stefania! Ania è il nome d’arte che mi porto già da diverso tempo, ma la mia anima vera è dentro alla vita di Stefania e con lei vivo di storie, suoni e visioni. Mentre il vento è il compagno ideale del mio viaggio.

Che cos’è per te la fotografia?

Mi diletto in fotografia, nella luce e nell’attimo nella battaglia disperata di impedire al tempo di scorrere. Una fotografia è morte e vita nello stesso tempo. Unica protagonista delle fotografie è l’anima, soprattutto di figure femminili, rappresentate in interni o giardini sperduti; anime smarrite e prigioniere che vagano tra atmosfere oniriche, silenzi, riflessi di uno specchio, antichi paesaggi, visioni proiettate in un “non tempo” e un “non luogo”, sospese tra realtà e finzione. Oltre ai ritratti femminili, l’arte fotografica da me proposta sfocia anche nel reportage e nello street photography, alla continua ricerca di situazioni, emozioni e volti, uniche proiezioni della mia interiorità, esprimendo me stessa in ogni scatto, proiettando in esso emozioni e visioni personali che cercano di mutare la realtà stessa.

I tuoi luoghi sembrano veramente scene di teatro o scene costruite per il cinema.

Sicuramente il mio modo di registrare le immagini si avvicina più a quello che sento realmente, dove la fotografia diventa didascalia della parola, per me come per il cinema muto ciò che importa è l’importanza del gesto e poi ciò che amo di più è trasformare il luogo e consacrarlo in qualcosa di irreale.

Le tue foto interpretano una sorta di decadenza ambientale, edifici sorpresi dalla natura che li ha ormai intrappolati a sé stessa, e figure non sempre identificabili e nascoste da drappi e costumi senza tempo, qual è la vera lettura?

Sono una spettatrice del momento, di quell’istante, spesso metto come protagonista la donna, cercando di spiegare il significato dell’amore, che non esiste o esiste? è ovvio che con questo significato le immagini appaiono melanconiche, forse come in parte vedo la mia terra.

Vivi in una regione bella ma che non offre molte possibilità di lavoro nel campo del cinema o della fotografia professionale, come pensi di affrontare il futuro?

Ciò che chiedo è di raggiungere una certa indipendenza economica, ciò mi consentirebbe di essere più libera del esprimermi professionalmente. In questo periodo sto fotografando angoli della Calabria per costruire un book da poter far vedere e portare altrove. Sto infatti partendo per Londra, ho qualche idea e voglio portarla a compimento.

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Mi stai dicendo che vorresti andartene dall’Italia?

Spero di no, vorrei sicuramente fare esperienze altrove, mi interessa Berlino per la sua contaminazione tra arte e spettacolo, ma poi vorrei rientrare con tutta l’esperienza, anche se è difficile ora pensare come sarà il futuro dei giovani qui in Italia. La cosa che mi ripeto e che vorrei  consigliare a tutti è di “credere di più in sé stessi” con la forza del contrasto come idealmente si può pensare tra amore e morte, luce e ombra.

“Così come Eros e Thanatos, le pulsioni di amore e morte, così è “Stefania e Ania” e quello che la fotografia rappresenta per lei”.

Categories: Cultura