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Il Made in Italy alimentare all’estero vale 52 miliardi quanto il fatturato dell’ENI

Pixabay

Sempre più richiesi i prodotti agroalimentari all’estero, l’anno scorso ne abbiamo esportati in tutto il mondo per un valore di 52 miliardi. Poco meno del fatturato dell’ENI la grande multinazionale del petrolio italiana.

Un record storico, il massimo di sempre, con un aumento del 9% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui nuovi Istat definitivi relativi al commercio estero nel periodo gennaio-dicembre dello scorso anno che evidenziano un trend positivo importante per la ripresa del Paese.

In testa alla classifica delle esportazioni agroalimentari nazionali c’è il vino che nel 2021 sfonda per la prima volta il muro dei 7 miliardi di euro in valore con un vero boom per gli spumanti italiani che fanno registrare una esplosione delle richieste dall’estero con un aumento addirittura del 23% in valore.

Per il Made in Italy dell’alimentare italiano si tratta di un successo ottenuto dalla ricerca di gratificazione a tavola nonostante le difficoltà degli scambi commerciali e i lockdown della ristorazione che hanno pesantemente colpito in tutti i continenti. L’emergenza sanitaria Covid – precisa la Coldiretti – ha provocato anche una svolta salutista nei consumatori a livello globale che hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere come quelli della dieta mediterranea.

L’agricoltura italiana è la più green d’Europa e ha il maggior numero di Dop/Igp/Stg

Alla base del successo del Made in Italy c’è infatti un’agricoltura che è diventata la più green d’Europa con la leadership Ue nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (316), 526 vini Dop/Igp e 5.333 prodotti alimentari tradizionali. Il Belpaese è il primo produttore Ue di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.

Tra i principali clienti del tricolore a tavola ci sono gli Stati Uniti che si collocano al secondo posto con un incremento del 15% ma positivo l’andamento anche in Germania che si classifica al primo posto tra i Paesi importatori di italian food con un incremento del 9%, e in Francia (+8%) che è stabile al terzo posto mentre al quarto c’è la Gran Bretagna dove però le vendite sono stagnanti a causa delle difficoltà legate alla Brexit, tra le procedure doganali e l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli. Fra gli altri mercati si segnala la crescita del 16% nonostante le tensioni internazionali in quello russo e del 27% su quello cinese

“Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Italy serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo” sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza di cogliere l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale. Una necessità di fronte ai rincari energetici che colpiscono anche benzina e gasolio per i trasporti riducendo la competitività delle imprese Made in Italy sui mercati esteri. Basti ricordare che l’Italia ha un costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante pari a 1,12 euro/chilometro, più alto di nazioni come la Francia e la Germania, ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est.

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