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Il ciclone Trump inquieta i mercati e attacca il tech cinese

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L’inflazione Usa è sotto controllo, calano perciò le preoccupazioni per una stretta dei tassi in grado di danneggiare la corsa dei listini. L’economia cinese accelera, corre la produzione industriale giapponese. Ma le Borse perdono colpi sotto l’impeto del ciclone Trump che, giorno dopo giorno, mette a soqquadro il mondo della politica e del business.

VIA TILLERSON, 35 I LICENZIATI DALLA CASA BIANCA

Ieri la giornata del presidente si è aperta con il licenziamento del segretario di Stato Rex Tillerson, sostituito dall’ex numero uno della Cia Mike Pompeo. Si tratta del licenziamento numero 35 tra i collaboratori di Trump. Tillerson, contrario a cancellare l’accordo sul nucleare con l’Iran, paga, tra le altre cose, l’ostilità alla svolta protezionistica. Oltre al fatto di aver definito il presidente “un cretino”. “Non la pensavamo allo stesso modo” ha commentato Trump aggiungendo che “Rex è un brav’uomo al quale auguro il meglio. Credo che ora sarà più felice”.

Dalla Casa Bianca è arrivata intanto la notizia che presto, forse già la prossima settimana, gli Stati Uniti imporranno dazi per 60 miliardi sulle importazioni dalla Cina, specie in tecnologia ed apparati tlc. Gli Usa aprono così il capitolo della violazione dei diritti sulla proprietà intellettuale. Ma l’azione di Trump, aggiunge Reuters, non risparmierà t-shirt e scarpe.

MA L’ECONOMIA DI PECHINO ACCELERA

Gli effetti non si sono fatti attendere. Rallenta stamane a Tokyo l’indice Nikkei (-0,87%). Rallenta anche Seoul, in scia al calo di Samsung. Mumbai -0,3%. Sotto di mezzo punto alle l’indice Csi 300 di Shanghai e Shenzhen, nonostante l’aumento della produzione industriale (+7,2% nei primi due mesi del 2018) superiore alle previsioni. Il paniere Msci ha inaugurato 12 indici settoriali sui mercati cinesi.

SOTTO CONTROLLO L’INFLAZIONE, GIÙ I RENDIMENTI DEI T BOND

Seduta a due volti ieri a Wall Street. La partenza è stata positiva, grazie ai dati sull’inflazione (+0,2%), poi è cresciuta la preoccupazione per la prospettiva di una guerra commerciale. L’indice Dow Jones ha perso lo 0,68%, l’S&P 500 lo 0,64%. Fa peggio il Nasdaq (-1,02%). Soffrono più di tutti i big della tecnologia: Microsoft, Facebook e Alphabet accusano perdite tra l’1,5 e il 2,4%.

S’indebolisce il dollaro. L’euro è tornato stamattina sopra 1,241, in rialzo per il terzo giorno consecutivo. Il rendimento del Treasury Bill a dieci anni, passata la paura dell’inflazione, scende, portandosi a 2,82%, da 2,80%.

STABILE IL GREGGIO, A MILANO VOLA SARAS

Stabile il petrolio, grazie al sostegno dei dati sulle scorte Usa, meno forti del previsto. Brent a 64,59 dollari al barile, Wti a 60,76.

A Piazza Affari sale Saras (+3,33%). Gli analisti hanno alzato i target dopo la presentazione del piano al 2021. Kepler Cheuvreux ha aumentato il prezzo obiettivo sul titolo da 2 a 2,2 euro (buy), Ubs da 2,2 a 2,3 euro (buy) e Mediobanca Securities da 2,1 a 2,2 euro (outperform).

FRENA ANCHE L’EUROPA, SOFFRE FRANCOFORTE

Soffiano sempre più forti i venti di guerra commerciale, si profila un’apertura contrastata per i mercati europei. Ne fa le spese, più di tutti, il listino della Germania, la prima potenza esportatrice. A complicare la rotta dei mercati ha contribuito la risalita dell’euro. Per la prima volta dopo sei sedute consecutive al rialzo, l’indice Eurostoxx chiude in terreno negativo (-0,94%).

Dopo una mattinata in terreno positivo Piazza Affari frena (-0,32%) in sintonia con gli altri mercati. L’indice Ftse Mib chiude a 22.690 punti dopo aver superato più volte quota 22.850. Milano resta l’unica piazza in terreno positivo da inizio anno: +4,2%.

Ancora accesi i riflettori su Francoforte. Ma non al rialzo, come era avvenuto alla vigilia. L’indice Dax ha infatti lasciato sul terreno l’1,59%, sotto la pressione di auto (Volkswagen -2,56%, nonostante l’utile più che raddoppiato a 11,6 miliardi di euro) e dei tecnologici (Infineon -1,95%). Da inizio anno la borsa tedesca perde oltre il 5%.

In calo anche Parigi (+0,64%) e Madrid, il mercato più brillante nella prima parte della seduta (rialzi fino allo 0,75%).

Perde più di un punto percentuale Londra (-1,05%). Secondo l’Office for Budget Responsibility (Obr), organismo governativo indipendente che agisce al fianco del Tesoro britannico il costo della Brexit ammonta a 42 miliardi di sterline.

MIGLIORA L’OCCUPAZIONE, MA RESTA SOTTO IL 2007

L’Ocse ha mantenuto per quest’anno una stima di crescita del Pil italiano a 1,5%, confermando la proiezione fornita a novembre, che risulta essere in linea alle stime del governo. Confermata a 1,3% la previsione di crescita del Pil l’anno prossimo.

Migliorano le prospettive per la zona euro, che secondo l’Ocse dovrebbe registrare una crescita del Pil di 2,3% nel 2018 e di 2,1% nel 2019, mentre a novembre entrambe le previsioni erano inferiori di due decimi di punto.

Lo scorso anno il mercato del lavoro ha registrato un calo della disoccupazione, soprattutto nel Nord, e anche di quanti hanno smesso di cercare un’occupazione, mentre continua il boom dei contratti a tempo determinato, che crescono molto di più dei posti fissi. Secondo l’Istat l’occupazione è cresciuta per il quarto anno consecutivo (+1,2%, pari a 265.000 unità), il tasso di occupazione è salito al 58% (+0,7 punti su anno), ma resta al di sotto di quello del 2008 (-0,7 punti), punto d’inizio della crisi finanziaria.

IL TESORO FA IL PIENO ALL’ASTA BTP, TASSI IN LIEVE SALITA

Il Tesoro ha superato di slancio le prime aste a medio-lungo termine dopo le elezioni.

A fine seduta il differenziale tra tassi decennali italiano e tedesco chiude a 138 bp (un punto in più della vigilia), mentre si mantiene sotto la soglia di 2% il rendimento del benchmark febbraio 2028.

Tra il nuovo sette anni e riaperture del tre e 15 anni insieme all’off-the-run marzo 2047 il ministero dell’Economia ha raccolto l’importo massimo di 8,75 miliardi di euro a rendimenti lievemente contrastati ma non lontani da quelli di metà febbraio.

Collocato per massimi 4 miliardi al tasso lordo di 1,47% (1,51% al netto delle commissioni) il nuovo sette anni maggio 2024 ha chiuso la seduta al rendimento di 1,504%.

ATLANTIA, C’È L’ACCORDO PER ABERTIS

Fumata bianca in serata nella partita per Abertis. Atlantia (-1,55%) e Acs hanno raggiunto l’accordo per l’acquisto congiunto del gruppo autostradale spagnolo Abertis, evitando così una guerra di costose offerte contrapposte.

TELECOM, GUERRA DEI NERVI. MEDIASET PERDE COLPI

Si chiude così la partita delle autostrade. Quella delle tlc, invece, è solo ai primi passi. In deciso calo ieri Telecom Italia (-2,37%). Si è già aperta la guerra dei nervi tra Elliott e Vivendi in vista dell’assemblea del 24 aprile. Vivendi accarezza l’ipotesi di fare decadere l’intero consiglio di Tim in modo da mandare a vuoto la prossima assise e togliere spazio alla manovra di Elliott che chiede una nuova governance per la società di tlc. Il fondo activist, dal canto suo, ha già avanzato ad Amos Genish quattro richieste: scissione proporzionale della rete con attribuzione ai soci Tim delle quote di Netco, la newco che nascerà dalla separazione della rete; conversione subito delle risparmio (ieri -2,02%) in ordinarie; dividendo straordinario e nuova governance.

Pesante anche Mediaset, che ha perso il 4,15%. JP Morgan ha tagliato il prezzo obiettivo a 3,10 euro da 3,20 euro e la raccomandazione a “underweight” da “neutral”. Il titolo è sull’ottovolante dopo l’esito delle elezioni politiche del 4 marzo scorso.

AVANZANO LE UTILITIES, PREMIATA ITALGAS

Continua il momento positivo per le utility, spinte dal riassetto del gruppi elettrici tedeschi. L’indice EuroStoxx Utility (+0,8% a 274 punti) prosegue la sua marcia mettendo a segno il settimo rialzo consecutivo. Il guadagno complessivo ammonta all’8%, ma la performance da inizio 2018 resta negativa del 3%.

Enel ha chiuso a +0,77%, A2A con un +1,41%. Bene anche Italgas, che ha chiuso in rialzo del 2,25%. Deutsche Bank ha portato il prezzo obiettivo sul titolo a 4,4 euro da 4,3 euro precedente.

Il titolo più apprezzato è stato Italgas (+2,32%). All’indomani della pubblicazione dei conti Kepler e SocGen hanno confermato il giudizio positivo sul titolo, ma limano il target price. In particolare gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno ribadito il giudizio Outperform con un target price a 5,40 euro dai 5,30 euro precedenti. I colleghi di Société Générale hanno confermato il giudizio Buy con un prezzo obiettivo rivisto a 5,4 euro da 5,47 euro. Conferma il Neutral Macquarie con un target price a 4,90 euro dal 5,10 precedente.

Tra i finanziari ha brillato Unipol (+2,1%, dopo aver toccato un massimo del +4%). Kepler-Cheuvreux ha alzato la raccomandazione a Buy da Hold, confermando il target price a 4,60 euro. Giù Cattolica (-2,85%).

Settore bancario senza una direzione precisa. L’indice delle banche italiane ha lasciato sul terreno lo 0,15%, facendo meglio dello Stoxx europeo (-0,82%). Bene le ex Popolari: Banco Bpm +2,32%, Bper +1,86%. Deboli invece i Big: Unicredit ha perso lo 0,41%, Intesa lo 0,28%.

Fra le più piccole, Creval ha ceduto l’1,61% nel primo giorno dell’offerta in borsa dei diritti di opzione non esercitati dell’aumento di capitale. Acquisti su Carige (+4,4%) dopo il buon rialzo messo a segno ieri, in un mercato che continua a speculare sulla battaglia per la governance e sull’interesse dei fondi per l’istituto alla ricerca di un nuovo equilibrio dell’azionariato.

CREDIT SUISSE PROMUOVE FERRARI, VOLA BIESSE

Vendite su Stm, in sintonia con il settore dei chip, negativo anche a livello europeo (-1,27%).

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Molto bene Biesse (+4,56%): Banca Akros ha alzato il prezzo obiettivo del titolo a 49,7 da 48,6 euro, confermando la raccomandazione accumulate in scia ai risultati del 2017.

Categories: Finanza e Mercati