Bruxelles ha presentato la nuova Roadmap REPowerEU, un piano ambizioso e vincolante che segna la tappa finale del percorso verso l’indipendenza energetica dell’Unione europea dalla Russia. L’obiettivo è chiaro: eliminare del tutto, in modo coordinato e sicuro, ogni importazione di gas, petrolio e materiale nucleare da Mosca entro il 2027.
La Commissione ha proposto un doppio divieto per le forniture di gas russo: dal 31 dicembre 2025 saranno vietati tutti i contratti spot – inclusi quelli già esistenti – e dal 31 dicembre 2027 anche quelli a lungo termine. Il pacchetto sarà formalizzato a giugno con proposte legislative che completeranno il quadro.
“È giunto il momento che l’Europa interrompa completamente i suoi legami energetici con un fornitore inaffidabile”, ha dichiarato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. “L’energia che entra nel nostro continente non dovrebbe finanziare una guerra di aggressione contro l’Ucraina. Lo dobbiamo ai cittadini, alle imprese e ai nostri amici ucraini”.
In Ue il gas russo pesa ancora
Nonostante i progressi delle sanzioni e della diversificazione delle fonti, la dipendenza energetica da Mosca (e dal principale fornitore, Gazprom) resta significativa. Nel 2024 l’UE ha importato ancora 52 miliardi di metri cubi di gas russo, di cui 32 tramite gasdotti e 20 sotto forma di GNL (gas naturale liquefatto). A questi si aggiungono 13 milioni di tonnellate di petrolio greggio e oltre 2.800 tonnellate di uranio arricchito acquistati da vari Paesi
Le importazioni di gas russo sono comunque in calo rispetto al 2021, passando dal 45% del totale al 19% nel 2024, con una previsione di discesa fino al 13% nel 2025, anche grazie alla fine del transito del gas russo attraverso l’Ucraina.
Stop al gas russo, le 9 azioni della roadmap
Il documento COM/2025/440 della Commissione include nove azioni principali che sono:
- Obbligo di trasparenza sui contratti di importazione di gas russo e condivisione delle informazioni tra autorità doganali e pubbliche.
- Piani nazionali obbligatori per il phase-out del gas, con timeline e misure specifiche da presentare entro fine 2025.
- Divieto su nuovi contratti di gas russo e chiusura di tutti gli spot entro fine 2025 e dei contratti a lungo termine entro il 2027.
- Rimozione di barriere normative e commerciali per favorire l’utilizzo delle infrastrutture energetiche esistenti.
- Restrizioni sul nucleare russo: blocco dei nuovi contratti cofirmati dall’Agenzia Euratom per l’uranio e materiali affini.
- Piani nazionali anche per l’eliminazione dell’import di energia nucleare russa.
- Lancio dell’iniziativa europea per la “Valle dei radioisotopi”, volta a rafforzare la produzione interna di radioisotopi per uso medico.
- Piani mirati per l’uscita dal petrolio russo in due Stati membri entro il 2027.
- Rafforzamento delle sanzioni contro la cosiddetta “flotta ombra” russa che trasporta petrolio con pratiche elusive.
Oltre al gas, la Commissione interverrà sulle importazioni di petrolio. Solo due Paesi membri devono ancora presentare piani per eliminare il greggio russo, mentre sul nucleare saranno introdotte restrizioni sui nuovi contratti e promossa la European Radioisotopes Valley Initiative, per garantire la sicurezza dei rifornimenti medici.
Un mercato da ricostruire: investimenti in Gnl e rinnovabili
La tabella di marcia tiene conto della nuova geografia dell’energia: secondo le stime della Commissione, la domanda europea di gas scenderà di 40-50 miliardi di metri cubi entro il 2027, con una sostituzione potenziale fino a 100 miliardi entro il 2030 grazie all’efficienza energetica, alle rinnovabili e al biometano. Allo stesso tempo, la capacità di importazione di Gnl (Gas naturale liquefatto) dovrebbe aumentare di 200 miliardi di metri cubi entro il 2028, pari a cinque volte l’attuale import russo.
Secondo il commissario Dan Jørgensen, “è un passo cruciale verso la sovranità energetica dell’Europa. Produciamo energia pulita e conveniente invece di importare combustibili fossili instabili e costosi”.
Mercati nervosi: il prezzo del gas torna a salire
L’annuncio del piano ha avuto un effetto immediato sui mercati energetici. Il future sul metano con consegna a giugno, scambiato sulla piazza di Amsterdam, ha segnato un’impennata fino al +5%, avvicinandosi ai 35 euro al megawattora. Gli operatori valutano ora un rischio più elevato per l’offerta, in un contesto di domanda ancora elevata in alcuni Paesi e infrastrutture Gnl non pienamente integrate, in più si teme una stretta sui flussi russi, unita all’incertezza su eventuali strozzature logistiche, possa aumentare la volatilità dei prezzi nel breve termine.