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Fiera di Roma in vendita: offerte belghe e cinesi

Inaugurata esattamente 10 anni fa, in pompa magna sotto l’amministrazione Veltroni, la Fiera di Roma era costata 400 milioni di euro e nelle intenzioni doveva portare sul territorio un indotto di oltre un miliardo. Oggi, quella che sembra una cattedrale nel deserto tra la Roma-Fiumicino e la Portuense, si è rivelato l’ennesimo investimento mal riuscito nella Capitale: non solo non è decollata, ma rischia anche di fallire.

Il titolare della struttura di via Portuense, Investimenti spa, ha convocato per giovedì un’assemblea dei suoi soci, principalmente Comune, Camera di Commercio e Regione, per decidere se vendere la nuova Fiera o ripianare il debito con la dismissione della vecchia struttura di via Colombo, altro grosso punto interrogativo della capitale. Il 25 maggio i creditori dovranno esprimersi sul piano di rientro dal debito di 30 milioni ancora in capo a Fiera srl (ma il debito con Unicredit ammonta a quasi 180 milioni), ma i soldi non ci sono e Investimenti chiederà ai soci di vendere la vecchia fiera sulla Colombo entro il 20 maggio per poter ricever almeno un fondo di 10 milioni da Unicredit per pagare almeno i creditori.

L’alternativa è il fallimento della Fiera. Ma la delibera, in assenza di un sindaco, è ancora ferma in Comune in attesa di essere trasmessa in Regione, che deve avviare il suo iter e portare la delibera in giunta. Le aziende fornitrici rischiano la bancarotta e la nuova Fiera si avvia verso il fallimento e quindi la vendita, tanto che sono già pronte alcune offerte di acquisto da una società belga, Photonike, che offre 100 milioni, o dai cinesi che propongono un contratto di servizio di lunga durata.

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