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Equitalia addio, più soldi a pensioni e sanità: via libera alla manovra

“Merito e bisogno. Competitività e equità”: queste le parole chiave con le quali il premier Matteo Renzi ha presentato alla stampa la Legge di Bilancio 2017, fresca di approvazione dal Consiglio dei Ministri e che alla fine varrà 26,5 miliardi di euro. “L’Italia va meglio di due anni fa”, ha tenuto a precisare il premier rivendicando anche le precedenti manovre del suo governo, dal provvedimento degli 80 euro alle ultime due Leggi di Stabilità.

Il documento appena approvato, che ora passerà al vaglio del Parlamento presumibilmente in tempo prima del voto referendario sulla Costituzione, era già stato ampiamente annunciato ma qualche novità c’è stata, come l’aumento del fondo per la sanità, di due miliardi (di cui 1 per vaccini, farmaci anticancro e assunzione di precari, sia medici che infermieri) a 113 miliardi complessivi, o come il miliardo stanziato “per finanziare le Pmi che non hanno accesso al credito”, misura anticipata a entro fine 2016 e aumentata di 100 milioni dai 900 inizialmente previsti. La spesa per le pensioni sarà alla fine di 7 miliardi in tre anni (1,9 miliardi per il 2017, erano attesi 6/6,5 miliardi in tutto) per finanziarie Ape e quattordicesime, mentre dalla chiusura di Equitalia, confermata, il Governo prevede di ottenere 4 miliardi. Stanziato un miliardo in più anche per per le scuole, comprese quelle paritarie. Confermate le previsioni macro: Pil +1% nel 2017 e deficit/Pil al 2,3%, “il livello più basso degli ultimi 10 anni”, ha detto Renzi.

Ecco, uno per uno, tutti i provvedimenti inseriti nella Legge di Bilancio.

EVITARE L’AUMENTO DELL’IVA

È questo il capitolo più oneroso dell’intera manovra. Per sterilizzare le clausole di salvaguardia sul 2017 (che avrebbero comportato un aumento delle aliquote Iva dal 10 al 12% e dal 22 al 24%) e parte di quelle sul 2018, il Governo stanzia, come detto, 15,1 miliardi di euro. La nuova legge di Bilancio, tuttavia, prevede anche un aumento dell’Iva per 10,5 miliardi nel 2018 e per 19,6 miliardi nel 2019. Rincari che il Governo cercherà di evitare, ma che al momento servono a far quadrare i conti sulla carta.

PENSIONI

1) Anticipo pensionistico

In via sperimentale, dal primo maggio l’Ape permetterà ai nati fra il 1951 e il 1953 – e con almeno 20 anni di contributi – di ritirarsi dal lavoro con un anticipo massimo di tre anni e sette mesi rispetto ai requisiti per la pensione di vecchiaia, quindi a 63 anni. Il meccanismo si articola in tre diverse tipologie. Quella volontaria prevede un prestito bancario assicurato (ma erogato dall’Inps) che dovrà essere restituito nei primi vent’anni di pensionamento effettivo. Il rimborso avverrà in 13 rate annue attraverso un taglio dell’assegno previdenziale fino al 5% per ogni anno d’anticipo (in media oscillerà tra il 4,6 e il 4,7%), compresi gli interessi bancari (il 2,5%) e d’assicurazione (l’1%). Sarà prevista però anche una detrazione fiscale in quota fissa del 50% sulla componente di costo per interessi del prestito.

La seconda tipologia è l’Ape social, interamente a carico dello Stato. Sarà garantita a quattro categorie in difficoltà (disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili, genitori di disabili e lavoratori che hanno svolto “attività gravose”). Dall’incontro di questa mattina fra governo e sindacati è emerso che per accedere all’Ape agevolata bisognerà avere almeno 30 anni di contributi se disoccupati e 35 se si è lavoratori attivi. Inoltre, il tetto di reddito fissato dal Governo per l’Ape social è di 1.350 euro lordi.

L’ultima tipologia è l’Ape aziendale, in base alla quale il ritiro anticipato dei lavoratori coinvolti in ristrutturazioni aziendali sarà finanziato dal datore di lavoro.

2) Quattordicesima

La quattordicesima sarà concessa anche agli 1,2 milioni di pensionati con redditi complessivi personali fino mille euro al mese. I 2,1 milioni di pensionati che già la percepivano, quelli con un assegno mensile fino a 750 euro al mese, vedranno aumentare la mensilità extra del 30%.

3) Lavoratori precoci

I lavoratori che hanno versato almeno 12 mesi di contributi anche non consecutivi prima di compiere 19 anni potranno accedere alla pensione con 41 anni di contributi, invece dei 42 anni e 10 mesi oggi previsti, ma solo se appartengono a una categoria svantaggiata (disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili e lavoratori che hanno svolto “attività gravose”). Questi stessi lavoratori, inoltre, non si vedranno più tagliare l’assegno se andranno in pensione prima dei 62 anni d’età (mentre al momento è prevista una riduzione dell’1% per ogni anno d’anticipo).

4) Lavori usuranti

Chi ha svolto lavori usuranti per almeno 7 degli ultimi 10 anni di vita professionale (non conta più se sia compreso o meno l’ultimo) potrà andare in pensione con un anticipo fino a 5 anni. Per questa categoria, inoltre, dal 2019 la pensione sarà sganciata dalla speranza di vita, meccanismo che oggi sposta in avanti l’età del ritiro di un mese ogni anno. In arrivo anche una serie di semplificazioni burocratiche.

5) Ricongiunzione gratuita dei contributi

Per chi ha versato contributi a enti diversi, la ricongiunzione diventerà gratuita. Ci sarà però uno svantaggio rispetto al passato: non si potrà più scegliere il metodo di calcolo più conveniente fra quelli dei diversi enti, perché l’assegno sarà calcolato pro-rata, cioè con le regole di ciascun ente per la relativa quota di contribuzione. Inoltre, la ricongiunzione gratuita riguarda solo le gestioni pubbliche, non le casse dei professionisti.

6) No tax area

La soglia di reddito che consentirà ai pensionati di rientrare nella no tax area salirà a 8.125 euro lordi l’anno, la stessa prevista per i lavoratori dipendenti. La novità non ha a che fare solo con le pensioni molto basse, dal momento che la detrazione su quella porzione di reddito si applica a tutti i pensionati che dichiarano fino a 55mila euro lordi l’anno.

TAGLIO DELL’IRES, ARRIVA L’IRI PER LE PMI

Come già previsto nella manovra dell’anno scorso, dal 2017 l’imposta sul reddito delle società scenderà dal 27,5 al 24%. Nascerà l’imposta sul reddito imprenditoriale (Iri) al 24% per le piccole e medie imprese.

FONDO DI GARANZIA

Il Fondo di Garanzia per le Pmi sarà rifinanziato con 1 miliardo di euro: il premier Matteo Renzi aveva già annunciato nei giorni scorsi che parte di queste risorse “sarà anticipata al 2016 con un provvedimento d’urgenza”.

PIR E AZIENDE SPONSOR

Per le Pmi arrivano anche i Piani individuali di risparmio (Pir) e le aziende sponsor. I primi sono dei prodotti d’investimento pensati apposta per le piccole e medie imprese che dovrebbero consentire un’esenzione d’imposta fino a 30mila euro l’anno, nei limiti di 150mila euro cumulati e per investimenti mantenuti per almeno tre anni.

La seconda misura, invece, prevede d’incentivare gli investimenti nelle nuove imprese: le perdite delle start-up, infatti, potranno essere portate a riduzione nei bilanci delle aziende sponsor per i primi quattro anni. Al contempo, la detrazione fiscale salirà dall’attuale 19% per investimenti fino a 500mila euro al 30% per investimenti fino a un milione.

INCENTIVI ALLA PRODUTTIVITÀ

Saranno potenziati gli incentivi alla produttività sui premi aziendali per i dipendenti del settore privato. Dovrebbe salire a quota 80mila euro il limite di reddito per beneficiare della tassazione agevolata al 10%, con premi fino a 4mila euro.

SUPERAMMORTAMENTO

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Un’ulteriore misura per le imprese prevede di rafforzare il cosiddetto superammortamento, ovvero la possibilità di ammortizzare a livello fiscale fino al 140% del valore dei nuovi beni strumentali. La soglia potrebbe salire al 250% per gli investimenti in tecnologia e digitale.

BONUS RISTRUTTURAZIONI, ECOBONUS, BONUS MOBILI, SISMABONUS

Saranno confermati sia il bonus sulle ristrutturazioni edilizie (al 50%), sia l’agevolazione sugli interventi per migliorare l’efficienza energetica degli immobili (al 65%), sia il bonus mobili (al 50%), mentre è stato potenziato il sismabonus, lo sconto per le ristrutturazioni antisismiche. L’intervento vale in tutto 3 miliardi ed è stato esteso anche agli alberghi.

LAVORO

1) Decontribuzione per chi assume ex stagisti

Secondo le indiscrezioni, una novità rilevante potrebbe riguardare i ragazzi che hanno preso parte all’alternanza scuola-lavoro e gli studenti che hanno usufruito dell’apprendistato di alta formazione e ricerca. In sostanza, alle aziende che assumeranno con contratto a tempo indeterminato un ex stagista entro sei mesi dal conseguimento del diploma o della laurea, il Governo dovrebbe garantire una decontribuzione piena per tre anni fino a un massimo di 8.060 euro l’anno. Si tratterebbe di una riedizione su scala ridotta degli sgravi al 100% che nel 2015 avevano fatto volare i contratti di apprendistato. Sgravi poi ridotti al 40% quest’anno e che il 31 dicembre si dovrebbero interrompere.

2) Sgravi per il Sud

D’altra parte, è possibile che gli sgravi contributivi in vigore quest’anno (cioè ridotti al 40%) vengano mantenuti soltanto per le aziende che assumono al Sud e soltanto per le categorie stabilite dalle regole Ue (anche perché la misura andrà finanziata con fondi comunitari), ovvero giovani fino a 29 anni oppure privi di diploma, disoccupati da oltre sei mesi e over 50.

3) Garanzia Giovani

Il potenziamento di Garanzia Giovani dovrebbe avvenire con un superbonus, finanziato anche in questo caso con fondi europei.

4) Lavoratori autonomi

Potrebbe arrivare anche una misura in favore dei lavoratori autonomi in gestione separata e non iscritti ad albi professionali. Si tratterebbe di uno sconto sui contributi previdenziali dal 27 al 26 percento.

ADDIO EQUITALIA, SULLE CARTELLE NON SI PAGANO PIU’ INTERESSI E SANZIONI

Nella legge di bilancio “ci sarà un intervento importante per l’abolizione di Equitalia e la creazione di un diverso tipo di agenzia”, aveva annunciato Renzi parlando all’assemblea nazionale dell’Anci. Il provvedimento in effetti c’è stato e vale 4 miliardi. I sei mesi Equitalia sarà chiusa e assorbita dall’Agenzia delle Entrate. Le cartelle esattoriali dovranno essere pagate ma senza più sanzioni, more e interessi.

SBLOCCO DI 800 MILIONI PER GLI ENTI LOCALI

Nei giorni scorsi il sottosegretario Paola De Micheli aveva assicurato “una ripresa anche degli investimenti pubblici, dopo un rallentamento dovuto all’entrata in vigore delle norme sul nuovo codice degli appalti ma che nel 2017 sarà a regime: per gli enti locali studiamo la possibilità di sbloccare 800 milioni di euro”.

RINNOVO CONTRATTO STATALI

Le risorse per il rinnovo dei contratti degli statali ammontano complessivamente a 1,9 miliardi per le assunzioni nelle Forze armate e nella sanità, per un totale di 10mila nuovi contratti. Il governo aveva già precisato ieri che con la legge di Bilancio per il 2017 saranno stabilizzati tremila medici precari e quattromila infermieri.

SCUOLA: 25MILA NUOVI POSTI PER I PRECARI

Nuove assunzioni anche nella scuola, tra personale Ata e stabilizzazione di 25mila docenti precari: stanziato 1 miliardo di euro.

FATTURAZIONE ELETTRONICA FRA PRIVATI

Potrebbero arrivare anche misure per rafforzare gli incentivi alle aziende che adottano la fatturazione elettronica fra privati.

INVESTIMENTI PUBBLICI

Per gli investimenti pubblici le slide presentate da Renzi in conferenza stampa indicano una crescita di 12 miliardi in tre anni (divisi in 2, 4 e 6 miliardi tra 2017 e 2019).

CANONE RAI 

Piccola novità anche per il canone Rai, che da quest’anno si paga in bolletta: il premier ha aggiunto che “l’anno prossimo il Canone Rai scenderà da 100 a 90 euro”.

COPERTURE

Renzi è poi passato ad elencare le voci di copertura: Renzi ha spiegato che la spending review vale 3,3 miliardi di euro e “si tratta di tagli su beni e servizi”. Previsti 1,2 miliardi di risparmi nella Sanità grazie agli acquisti della centrale unica (la Consip). Citati poi i 2 miliardi attesi dalla nuova voluntary disclosure e 4 miliardi dalla chiusura di Equitalia (“che è arrivata ad essere vessatoria per i cittadini”) e dalla proposta di nuove forme di adesione a piani di rientro del debito per i cittadini esposti.

Sulla manovra pende la spada di Damocle della trattativa con la Commissione europea per ricevere un ulteriore spazio di deficit/Pil: nella recente nota d’aggiornamento del Documento di economia e finanza, il governo ha scritto un obiettivo del 2% per il 2017, ma ha chiesto e ottenuto dal Parlamento il mandato per spingersi fino al 2,4%. Alla fine, nella legge di Bilancio ha messo nero su bianco il 2,3%. “Invieremo il Progetto di bilancio alla Commissione la prossima settimana, ma abbiamo cercato di vedere i problemi prima piuttosto che dopo”, ha spiegato Padoan.

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