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Deutsche Bank mina vagante per l’Europa: altri 7mila tagli

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Torna a far paura Deutsche Bank. Il colosso bancario tedesco, già finito nel 2015 nello scandalo Libor che gli è costato una multa da 2,5 miliardi di dollari, e da anni in difficoltà finanziarie, ha annunciato una nuova misura choc: nei prossimi mesi l’istituto di Francoforte ridurrà il suo personale di oltre 7mila unità, passando dagli attuali 97mila addetti a meno di 90mila. Il taglio, ha annunciato la banca, rientra in un più ampio intervento di ristrutturazione – in parte già lasciato intuire al mercato e al centro oggi giovedì 24 maggio di un’assemblea che si preannuncia movimentata – per ridurre i costi e ripristinare la redditività.

In particolare Deutsche Bank  ha annunciato un taglio del 25% del personale attivo nelle vendita e negoziazione di titoli azionari, a seguito di una revisione dell’attività. I tagli diminuiranno l’esposizione alla leva finanziaria della banca d’investimento di 100 miliardi di euro, ovvero il 10%. “Manteniamo il nostro impegno nei confronti della nostra Corporate & Investment Bank e della nostra presenza internazionale: siamo fermamente convinti di ciò”, ha tuttavia tenuto a precisare in una nota il nuovo amministratore delegato Christian Sewing, nominato poco più di un mese fa al posto di John Cryan e che oggi parteciperà alla sua prima assemblea degli azionisti, con i fondi che spingono già per un nuovo cambio al vertice.

Il taglio del personale si è reso dunque obbligatorio per ridurre i costi dell’istituto, con l’obiettivo di tenerli sotto i 23 miliardi nel 2018, e per ripristinare la redditività. Non mancano infatti i motivi di preoccupazione sul fronte degli indicatori finanziari: dalla questione nota dei derivati derivati alle operazioni di trading di grande portata, per cominciare; inoltre, nel 2017 Deutsche Bank ha registrato una perdita netta di 512 milioni, un rosso superiore alle previsioni degli analisti, che avevano fissato l’asticella a 290 milioni. Si è trattato del terzo anno consecutivo col bilancio in negativo, con  anche i ricavi pesantemente calati a 26,4 miliardi di euro, una flessione di ben il 12%. E il 2018 non è iniziato meglio: ricavi in calo del 5% a 7 miliardi, utile netto di 120 milioni di euro dai 575 milioni dell’esercizio precedente, un risultato che rappresenta un crollo del 79%.

Non è tutto: da gennaio le azioni hanno perso circa il 32% del loro valore alla Borsa di Francoforte. Giovedì mattina il titolo ha aperto a 10,8 euro per azione: un anno fa ne valeva quasi 17, a fine febbraio era ancora sopra i 13 euro. Di recente, ci si è messa anche la riforma fiscale di Trump, che ha impedito alla banca di registrare un utile di 900 milioni. L’ultimo trimestre del 2017 si è infatti concluso con una perdita netta, solo nel trimestre, di 2,2 miliardi, dovuta appunto alla riforma fiscale attuata negli Stati Uniti dall’amministrazione di Donald Trump e che ha provocato da sola un onere contabile di 1,4 miliardi.

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Categories: Finanza e Mercati