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Crisi demografica, culle sempre più vuote in Italia: nuovo record negativo nel 2022 (-1,9%)

Pixabay

L’Italia non sconfessa, per il momento, la sua tendenza ad essere abitata per lo più da anziani. Il saldo naturale della popolazione è fortemente negativo. Le nascite risultano in ulteriore calo (-1,9%), ma con lievi segnali di recupero al Sud. I decessi restano ancora su livelli elevati, anche per effetto dell’incremento registrato nei mesi estivi a causa del caldo eccessivo. In aumento i movimenti migratori, rispetto agli anni della pandemia, anche a causa degli effetti della guerra in Ucraina: sono 360.685 le iscrizioni in anagrafe dall’estero. Dal 2018 il calo della popolazione è stato di circa un milione di persone.

A scattare una fotografia dell’andamento demografico in Italia è l’ultimo report dell’Istat che nota come al 31 dicembre scorso la popolazione residente è inferiore di circa 179mila unità rispetto all’inizio dell’anno, nonostante il positivo contributo del saldo migratorio con l’estero.

Crisi demografica: gli strascichi della pandemia

Al 31 dicembre 2022, la popolazione residente in Italia ammonta a 58.850.717 unità, -179.416 rispetto alla stessa data del 2021 (-0,3%). Se nel biennio 2020-2021 la dinamica demografica è stata prevalentemente influenzata dalle conseguenze degli effetti dell’epidemia da Covid-19, dopo due anni la dinamica demografica restituisce l’immagine di un bilancio di popolazione ancora perturbato dagli strascichi della pandemia.

La perdita di popolazione registrata nel primo trimestre risulta, infatti, pari a 83mila unità, ben il 46,4% del calo conseguito nell’intero anno. L’ulteriore successivo calo di nascite e l’eccesso di mortalità dei mesi estivi, legato alle persistenti ondate di calore, hanno ulteriormente aggravato la dinamica naturale.

Movimenti migratori in aumento

Sempre Istat fa notare che la ripresa dei movimenti migratori internazionali (in parte dovuta agli effetti della crisi in Ucraina) produce effetti positivi, contribuendo al rallentamento del deficit di popolazione. Si registra la ripresa dei movimenti migratori dall’estero, in calo sono le emigrazioni. Nel 2022 le iscrizioni anagrafiche dall’estero ammontano a 360.685 mentre si contano 131.869 cancellazioni per l’estero, cifre che determinano un saldo migratorio estero pari a +228.816 (+3,9 per mille residenti).

Deficit di popolazione nelle aree geografiche

Guardando alle varie aree geografiche, il deficit di popolazione rallenta al Nord e peggiora nel Mezzogiorno. Nel Nord il decremento è di -0,1%, di entità decisamente inferiore rispetto a quella dell’anno precedente (-0,4% nel 2021). Anche al Centro il calo di popolazione è più contenuto (-0,3% contro il -0,5% del 2021). Il Mezzogiorno, invece, subisce effetti più pronunciati passando dal -0,2% del 2021 al -0,6% nel 2022.

Nuovo record negativo per le nascite

Quanto alle nascite, nel 2022 si contano quindi 392.598 nascite, 7.651 in meno rispetto al 2021 (-1,9%), nuovo record negativo che accentua la denatalità degli ultimi anni. Se l’andamento delle nascite del 2021 ha lasciato pochi dubbi sul ruolo svolto dall’epidemia nei confronti dei mancati concepimenti, più complesse sono le dinamiche alla base del 2022. Il contesto della crisi sanitaria ancora presente nel 2021 e le conseguenti incertezze economiche potrebbero avere incoraggiato le coppie a rimandare ancora una volta i loro piani di diventare genitori.

Le tendenze nei diversi trimestri

L’aumento delle nascite registrato a gennaio 2022 (+3,4% in confronto allo stesso mese del 2021) è in linea con il recupero osservato nel bimestre novembre-dicembre 2021 (+10,6% rispetto allo stesso periodo del 2020).

Segue un repentino calo delle nascite in primavera (-10,7% a marzo e -10,0% ad aprile), solo in parte ricompensato dall’incremento nel trimestre giugno-agosto (+3,1%). Negli ultimi mesi dell’anno il trend torna ad essere decrescente con picchi di forte contrazione nei mesi di settembre e ottobre (-5,1% e -5%).

La natalità a livello territoriale ed europeo

A livello territoriale c’è un lieve recupero a Sud: il tasso di natalità, pari a 6,7 per mille residenti in media nazionale nel 2022, conferma ancora una volta il primato della provincia autonoma di Bolzano con il 9,2 per mille, mentre la Sardegna presenta il valore più basso: 4,9 per mille.

A livello europeo, la situazione registrata nel nostro Paese non è un’eccezione, trovando punti di contatto sia con la Spagna, che è caratterizzata da un profilo simile al nostro, sia con la Francia che, pur facendo rilevare livelli di fecondità storicamente più elevati, nel 2022 registra comunque un calo soprattutto a partire dal mese di luglio.

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