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Conti pubblici: metterli in sicurezza prima del voto

“Ieri (mercoledì 31 maggio, in occasione del voto di fiducia alla Camera sulla manovra, ndr) Lorenzo Dellai, il nostro capogruppo, dichiarando il sostegno al Governo, ha svolto un intervento molto, molto sofferto. Mi muovo sulla stessa linea: il voto favorevole per lealtà e serietà. Forse sarebbe stata più giusta un’astensione per il merito del provvedimento e, vorrei dire, per il modo come si interpreta la coalizione di Governo. 

Noi abbiamo delle preoccupazioni rilevanti per le ombre che vediamo. La correzione è pari a 0,2 punti per 3,4 miliardi percentuali di PIL. Era la richiesta dell’Europa ed era una richiesta corretta; forse, se si fosse fatta qualche polemica di meno, sarebbe stato molto meglio, e suggerisco anche di non prendere sottogamba il rilievo dell’Europa sul tema dell’IMU prima casa. Ha avuto fretta il Ministro nel rispondere: ma qui ci pensiamo noi. Quando gli errori sono conclamati, bisognerebbe cominciare a ragionare su come correggerli.

L’IMU tolta a tutti è un errore, perché non sono tutte uguali le prime abitazioni. E, poi, c’è l’impegno del Governo alla piena disattivazione delle clausole di salvaguardia; ma non può essere fatto con un decreto-legge che sposta la data di tale disattivazione al 31 marzo, come ho letto questo sui giornali. Cioè, l’idea è la furbata: poiché se no scattano il 1° gennaio, noi le spostiamo al 31 marzo. No, bisogna farla prima! Bisogna fare prima delle elezioni un’operazione che metta in sicurezza i conti.

La lotta all’evasione fiscale. Ho già detto altre volte, non mi pare sistematica: è troppo discontinua e con messaggi contraddittori e ammiccamenti condonistici. La riduzione degli apparecchi dedicati al gioco: ma non c’è un contrasto alla filosofia dell’azzardo, così come scandalosamente pubblicizzata.

Le misure per gli enti locali e territoriali sono positive, così come è stata giusta l’ulteriore parziale attribuzione di risorse alle province, perché all’edilizia scolastica, alle strade, all’ambiente si deve pur pensare. Così come sono corrette le misure per gli eventi calamitosi a partire dal terremoto, i trasporti e la sicurezza ferroviaria.

Ci sono poi un paio di temi politici sui quali converrebbe andare più in profondità. Il lavoro occasionale: i contenuti della nuova disciplina appaiono apprezzabili, ma la gestione politica è stata assolutamente discutibile, totalmente discutibile. Ci si poteva arrivare diversamente attraverso un confronto con le parti sociali: così è parsa solo una scorciatoia istituzionale o il gioco delle tre carte, una furbizia senza respiro. Non è così che si fanno le cose! Se il Governo non interviene azzerando tutto, non può poi riproporlo sotto altre spoglie, in modo parziale, attraverso un emendamento che viene prospettato dal relatore, senza assumersene direttamente la responsabilità: non si fa così!

E poi questa norma sui direttori dei musei. Io ho capito la norma, ma non la polemica con i TAR! Non l’ha fatta il relatore, ma ci sono
state polemiche ancora più altisonanti; ed è comunque molto pericolosa. Perché è pericolosa? Perché la questione di fondo risiede in una certa insofferenza ai controlli e non riguarda solo i TAR, ma la tutela giurisdizionale nei confronti dell’esercizio del potere pubblico. Ci sono equilibri che vanno conservati ed è inutile essere fastidiosi rispetto a questi controlli: sono necessari! Semmai bisogna scrivere meglio le leggi o preoccuparsi, quando si fanno degli atti, che questi siano conformi alle leggi vigenti.

È stato detto – e l’ha detto anche il relatore correttamente – che il sentiero stretto è stato consolidato, ma resta assai stretto. Aggiungo io: la riflessione di queste ore non può non essere rivolta all’attenzione esterna e, in particolare, ai mercati finanziari. Chi ieri ha avuto l’occasione di essere presente all’assemblea dalla Banca d’Italia, con Draghi in prima fila, sa che si respirava un clima di grave preoccupazione; rispetto a questo, c’è l’impressione di superficialità e di sottovalutazione.

Queste giornate sono caratterizzate dall’intesa sulla legge elettorale: ben venga, anche se di tedesco c’è solo l’aspirazione alla stabilità, che invece appare un miraggio! La tecnicalità, di cui siamo a conoscenza da ieri sera, appare un po’ strumentale alla paura di perdere e quindi prevalentemente difensiva: non si contempla la governabilità, casomai il galleggiamento.

Rispetto al Porcellum, continua il pieno esautoramento dei cittadini nella scelta dei parlamentari. In Germania hanno il doppio voto; qui c’è il voto unico, quindi vuol dire che il candidato nel collegio uninominale è uno specchietto per le allodole. Non funziona così! È una cosa sbagliata. Non si tratta di temere le larghe intese – perché, quando c’è una larga intesa, è positivo -, ma di guardare con sospetto a puri patti di potere.

Ora, questo patto dovrebbe comunque comprendere il dovere della responsabilità. Perché ammettiamo anche che sia un patto: bene, questo prevede il dovere della responsabilità. Ci può essere un accordo sulla legge elettorale, ma non sulla data del voto, che non è nella disponibilità dei contraenti: c’è una prerogativa del Capo dello Stato, che andrebbe rispettata per evitare di andare anche ad una crisi istituzionale.

Bene ha fatto il Presidente della Repubblica a richiamarci ai nostri doveri e all’interesse generale: questo dovere è in capo a chi vuole anticipare la data delle elezioni e porta con sé l’onere di mettere in sicurezza la finanza pubblica e i nostri conti rispetto al giudizio valutativo dei mercati; e si deve fare prima del voto, non offrire all’Europa l’esercizio provvisorio! Onorevole Brunetta, lei si è dimenticato del settembre 2011. Ogni tanto è venuto qui a raccontarci che c’era stato un golpe; ecco, i mercati giudicano sulla base di valutazioni che non sono nella nostra disponibilità: vogliamo scherzare col fuoco?

Personalmente ho sempre creduto in una coalizione ampia di centrosinistra; ma tutto questo prevedeva una propensione sincera alla coalizione, un programma comune e una leadership condivisa, che Renzi non ha alcuna intenzione di perseguire, visto come ha trattato ieri Alfano, il suo alleato più stretto in questa legislatura. Purtroppo, e mi dispiace molto, se ne dovrà prendere atto. Vedremo chi riuscirà davvero a proporre una larga coalizione di centrosinistra.

Il PD non potrà fare tutte le parti in commedia: l’alleanza con Berlusconi e la rivendicazione che il centrosinistra è in un solo partito. Guardate che non sta in piedi questa cosa! I cittadini hanno dimostrato una grande capacità di analisi critica in occasione del referendum del 4 dicembre e penso che si riproporrà nelle imminenti elezioni politiche”.

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