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Cina/ Off-shore yuan: le opportunità offerte dai fondi d’investimento

Lo yuan, o renminbi (CNY o RMB), come abbiamo visto nei precedenti interventi, non ha alcun ruolo come valuta di riserva a livello globale, ma si sta rapidamente conquistando una posizione tra le divise utilizzate negli scambi commerciali internazionali. I presupposti che fanno del renminbi la divisa candidata a un ruolo di grande importanza nei mercati internazionali, in un futuro ormai prossimo, sono la crescente influenza della Cina a livello mondiale e le prospettive di crescita della sua economia. Gli ostacoli da superare, nel percorso verso la liberalizzazione dello yuan, sono ancora molti, primo tra tutti il problema della non piena convertibilità di tale valuta. Tuttavia, in un mondo in cui le maggiori valute di riferimento, dollaro ed euro, riflettono le continue difficoltà che Stati Uniti e Unione Europea si trovano ad affrontare, lo yuan appare sempre più una scelta che, soprattutto in futuro, offrirà un potenziale di profitto non indifferente.

Il cuore pulsante della strategia di globalizzazione del renminbi si trova a Hong Kong: la possibilità per le società estere, accordata nell’agosto 2010, di emettere titoli obbligazionari denominati in renminbi al fine di auto-finanziare i propri investimenti in loco, quotati presso la Borsa di Hong Kong (i cosiddetti dim sum bond), ha contribuito significativamente alla straordinaria crescita del mercato off-shore del renminb. Tale valuta viene infatti da allora quotata e scambiata contro il dollaro statunitense come CNH (CNY off-shore). Similarmente, anche i conti correnti e i depositi denominati in valuta cinese hanno osservato uno notevole aumento a Hong Kong.

Le ragioni che rendono il renminbi tanto attraente per gli investitori esteri non sono limitate al fatto che, correlato alla crescita della Cina, questo diventerà sempre più importante come valuta negli scambi commerciali internazionali, anche a seguito della sua liberalizzazione. Lo yuan ha inoltre un grande potenziale di rivalutazione (si stima che sia sottovalutato di oltre il 40% e che la moneta si apprezzi di circa il 4% annuo) ed è caratterizza da una minore volatilità rispetto alle valute concorrenti per importanza.

Tali opportunità hanno dato luogo alla creazione di un numero sempre maggiore di fondi che investono direttamente sulla valuta cinese; tra i principali nomi vi sono: HSBC, Barclays, BNP Paribas, Allianz Global Investor, Amundi, AllianceBernstein e Azimut. Si tratta di fondi che affiancano gli imprenditori esteri consentendo loro l’accesso a strumenti denominati in renminbi nel mercato off-shore, in particolare dim sum bond e depositi in valuta cinese. Questi fondi d’investimento possono risultare particolarmente interessanti per l’Italia che, terzo partner commerciale della potenza asiatica tra gli Stati Membri UE, conta oltre 2.500 imprese presenti in Cina.

La HSBC Global Asset Management ha lanciato a questo proposito il comparto HSBC GIF RMB FixedIncome anche in Italia, ovvero un fondo UCITS che consente agli imprenditori di accedere a diversi servizi e strumenti denominati in CNH, tra cui: dim sum bonds, conti di risparmio, conti correnti, carte di credito, depositi a tempo, servizi di cambio, prelievi di renminbi presso ATM e contrattti non-deliverable forward (NDF) denominati in renminbi. La struttura di tale fondo prevede che l’asset allocation cambi nel tempo, sia sulla base del contesto normativo, sia in linea con gli sviluppi del mercato (essendo quest’ultimo caratterizzato specialmente da strumenti di breve termine, gli investimenti sottostanti del fondo avranno una durata compresa tra uno e tre anni). Si tratta di un fondo che si rivolge principalmente a due classi di clienti, retail e istituzionali, per le quali sono previste quote minime d’ingresso distinte, rispettivamente mille e un milione di euro.

Un’altra nuova e interessante offerta in questo contesto proviene da Azimut: è stato lanciato, a giugno 2011, il fondo Renminbi Opportunities, che si rivolge a imprenditori europei e investitori istituzionali (con una soglia minima d’investimento pari a 250mila euro). Gli investimenti che il gruppo gestisce, realizzati inizialmente in euro, vengono convertiti prima in dollari (e coperti per mezzo di vendita a termine) e successivamente in yuan. Il fondo, UCITS III armonizzato, prevede una liquidità giornaliera illimitata e distribuisce i propri investimenti principalmente tra depositi bancari denominati in renminbi (diversificati su almeno cinque distinte banche operanti nel mercato di Hong Kong). Un’altra buona percentuale degli investimenti sottostanti sono rappresentati dai dim sum bonds In minore proporzione infine sono presenti i bond governativi e corporate, generalmente di breve durata finanziaria (1-2 anni). Oltre a questa diversificazione degli assets oggetto d’investimento, che accordano pertanto un profilo di rischio contenuto, vengono offerti servizi di consulenza alle imprese che operano in loco.

Accanto a questo fondo d’investimento, Azimut ne ha sviluppato un secondo, con caratteristiche simili, l’AZ Fund 1 Renminbi Opportunities, lanciato a settembre dello stesso anno, destinato a una clientela retail e che prevede una soglia minima d’investimento pari a 1.500 euro, una cifra che, diversamente dal primo fondo, non preclude le opportunità d’investimento a PMI e piccoli risparmiatori.

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