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Borsa, Impregilo vola su ipotesi Opa Salini

Corre in Borsa il titolo di Impregilo, che a metà mattina guadagna oltre 4 punti, nettamente in testa al Ftse Mib. Salini ha fatto sapere di aver acquistato un altro 0,3% del capitale del gruppo, portando la sua quota complessiva al 22,4%. Stando alle ultime indiscrezioni stampa, inoltre, i consulenti della società starebbero valutando la possibilità emettere un bond e l’ipotesi di un’Opa non sarebbe più così lontana. Soltanto ieri Impregilo aveva ceduto il 2,5% a Piazza Affari dopo l’articolo del Sole 24 in cui si afferma che Gavio non ha nessuna intenzione di lanciare un’Opa sulla società. 

WALL STREET IN FESTA:  S&P OLTRE QUOTA 1.400, APPLE OLTRE QUOTA 600. LA PULIZIA DI INTESA NON PESA SUL DIVIDENDO. AI BTP L’OSCAR D’EUROPA

Oggi, salvo sorprese, Wall Street festeggerà la conclusione della miglior settimana da inizio anno. La festa è stata anticipata da Apple, salita ad un massimo storico sopra i 600 dollari, con un rialzo di quasi il 2% dalla chiusura di ieri e di circa il 60% da metà dicembre. Per la prima volta dal giugno 2008 l‘indice S&P fa un balzo oltre quota 1.40. All’improvviso nel giro di un paio di settimane il mondo delle Borse, sembra diventato un posto più sicuro: dopo le buone notizie sui debiti sovrani, l’accordo sulla Grecia, tocca alla conferma della ripresa in atto negli Usa. 

Dai dati settimanali pubblicati dal Dipartimento del Lavoro Usa emerge che le richieste di sussidi di disoccupazione sono scese ai minimi degli ultimi quattro anni. Anche i dati sull’attività manifatturiera di New York e della regione mid-Atlantic (indice Philadelphia Fed) hanno evidenziato un miglioramento. Il risultato è che lo Standard & Poor’s 500 ha sfondato la barriera dei 1.400 punti (1402 +0,60%) per la prima volta dal giugno 2008. In crescita anche Dow Jones +0,44% e Nasdaq +0,51%.

Più cauta la reazione dei mercati asiatici. Le indicazioni in arrivo da Wall Street sono state bilanciate dagli effetti della rivalutazione dello yen sull’export di Tokyo e dalle incertezze sulle scelte monetarie di Pechino. L’indice Nikkei sale dello 0,02%, l’Hang Seng di Hong Kong scede dello 0,25%.

In Italia si è celebrata intanto la giornata del legittimo orgoglio dei titoli di Stato. Parlando alla Camera il presidente del Consiglio Mario Monti ha potuto sottolineare che “uno studio della Bce rileva che a partire da novembre la diminuzione dei tassi italiani è stata la più alta tra quelle dei diversi stati europei”, ha detto il premier. Merito delle decisioni di Mario Draghi, certo, ma “i due pronti contro termine della Bce non possono da soli giustificare la migliore performance dell’Italia in termini di calo dei rendimenti pagati sul debito pubblico”, scesi dal massimo storico di 576 punti base raggiunto in novembre, lo spread è sceso ora sotto i 300 punti base.

Ieri lo spread Btp-Bund si è assestato ai 290 punti dopo aver toccato i 283, mentre il rendimento dei titoli italiani si attesta al 4,82%. Il differenziale tra i Buoni del Tesoro decennali e i corrispondenti di Berlino tocca così la soglia più bassa degli ultimi sette mesi: un livello del genere non si vedeva dal 26 agosto 2011. Si allarga intanto lo spread tra Bonos e Bund, a quota 319 punti.

In Piazza Affari la grande protagonista della giornata è stata Banca Intesa, salita del 4%, dopo l’annuncio dei risultati del 2011, chiuso con una perdita di 8,1 miliardi di euro dopo l’operazione contabile di pulizia per 8,1 miliardi. Ai soci andrà un dividendo di 5 centesimi. Da rilevare il balzo dell’azione di risparmio + 9,1%, dopo che l’amministratore delegato, Enrico Cucchiani, ha detto che questa categoria di azioni rende il capitale non efficiente. Sul mercato è partita la scommessa su una possibile conversione, anche se Cucchiani ha precisato che al momento la banca non pensa di intraprendere nessuna iniziativa. Fra le altre banche, Banca Popolare dell’Emilia è scesa dell’1,5%, Banco Popolare ha chiuso invariata, Unicredit ha guadagnato l’1,2%. In netto ribasso Pop. Milano -1,5%.

Giornata chiave per la partita Fonsai-Unipol. Oggi il cda di Premafin dovrà pronunciarsi sulla proroga dell’offerta di Palladio-Sator e la sollecitazione avanzata da Unipol affinché la holding definisca la proposta con l’esclusiva concessa al gruppo bolognese. Ieri il consiglio di Fonsai ha confermato l’importo di 1,1 miliardi del prossimo aumento di capitale.
Il nuovo polo Unipol-Fonsai, da quanto emerge dalle linee del piano industriale della stessa Unipol, nel 2015 dovrebbe conseguire un utile di 1 miliardo di euro e disporre di un indice di solvibilità pari al 150%.

In evidenza sui listini europei i titoli tecnologici (indice Stoxx di settore +1,1%). A Milano in evidenza StM +5% sulle indiscrezioni di una possibile vendita della controllata St-Ericsson affidata alle cure del direttore finanziario gruppo, Angelo Ferro. Il principale cliente, Nokia, ha guadagnato intanto l’1,3%.

Alle quotazioni del greggio si affidano le speranze dei candidati repubblicani alla Casa Bianca di contendere la poltrona di Barack Obama a novembre, dopo il rally dell’economia che favorisce il presidente in carica. Lo sfidante Newt Gingrich promette la benzina a 2,5 dollari al gallone contro gli attuali prezzi oltre i 4 dollari. Il presidente corre ai ripari facendo trapelare la notizia che Usa e Gb avrebbero concordato di rilasciare parte delle riserve strategiche di greggio per calmierare le quotazioni del petrolio. Il Brent è sceso dell’1% a 123 dollari al barile, il Wti ha perso solo lo 0,3% a 105 dollari. La notizia ha pesato sulle quotazioni dell Big Oil. A Parigi Total è scesa dello 0,5%, a Londra Bp è arretrata dell’1,2%, ad Amsterdam Royal Dutch Shell ha perso l’1%.

Al contrario, Eni ha chiuso positiva +0,4% dopo l’annuncio del management, in occasione della presentazione del nuovo piano industriale, che la società conferma anche per i prossimi anni la politica del dividendo. Eni ha presentato oggi il nuovo piano industriale, incentrato sullo sviluppo dell’upstream: 59,6 miliardi saranno investiti al 2015 in particolare per i progetti in Iraq, Venezuela, Mare del Nord e Kashagan e lo start up del Mozambico con una crescita media annua nella produzione di idrocarburi del 3% per i prossimi anni e anche al 2021. Sia Snam che la partecipazione nella portoghese Galp sono oramai considerati asset pronti a essere dismessi.

A proposito di Snam, Scaroni ha tra l’altro detto: “La vendita deve portare benefici agli azionisti di Eni; deve proteggere gli interessi degli azionisti di Snam, limitando i possibili effetti di un overhang e deve rafforzare il bilancio di Eni”. Le opzioni, com’è noto, sono due: un collocamento di azioni Snam, la più gradita al cane a sei zampe, o la distribuzione dei titoli ai soci, preferita da Vittorio Grilli, viceministro dell’Economia. “Siamo indifferenti a qualunque soluzione sarà presa. L’importante è fare presto” ha ribadito il rappresentante del fondo attivista Knight Vinke, grande azionista Eni.

Giornata negativa per Finmeccanica -1% e Fiat Industrial -0,9%. In equilibrio Fiat +0,02% alla vigilia dell’incontro di oggi tra il premier Mario Monti e l’accoppiata Elkann-Marchionne in cui i vertici del Lingotto ribadiranno l’intenzione di continuare ad investire negli stabilimenti italiani del gruppo. Intanto lo sciopero delle bisarche ha paralizzato la produzione anche a Poigliano, l’unico impianto che marcia a pieno regime.

Impregilo è scesa del 2,5% dopo l’articolo del Sole 24 Ore in cui si afferma che Gavio non ha nessuna intenzione di lanciare un’Opa sulla società. Salini, però, arrotonda la sua posizione con un altro 0,2% mentre i quotidiani parlano di dissensi tra i vari rami della famiglia.

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