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Bonafede e migranti, i 2 autogol M5S che fanno tremare Conte

Imagoeconomica

Sembrava essersi concluso con una tregua l’incontro di ieri tra il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la delegazione di Italia Viva, che aveva disinnescato le dimissioni della ministra del’Agrcoltura, Teresa Bellanova, e spianato la strada alla regolarizzazione dei migranti nelle campagne, ma in serata i Cinque Stelle hanno fatto saltare tutto e reso di nuovo traballante il Governo.

È stato il falco Vito Crimi, l’attuale reggente dei Cinque Stelle dopo il passo indietro del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a comunicare sul blog del Movimento che i grillini non accettano nessuna sanatoria e che il massimo che sono disposti ad approvare sono permessi di un solo mese per i lavoratori stagionali e non per tutti i migranti irregolari di cui le organizzazioni agricole per prime reclamano l’immediato impiego nei campi per non mandare alla malora la stagione dei raccolti. E poco sembra importare ai grillini che anche l’emergenza Covid-19 – e non solo un’elementare questione di dignità e di civiltà – spinga per chiudere i ghetti e bonificare i luoghi dove i migranti sono spesso costretti a vivere oppressi, specie al Sud, dal caporalato dei campi.

Ma, nonostante il compromesso raggiunto tra la ministra Bellanova, Iv e Pd, la mediazione del Viminale e l’avallo di Palazzo Chigi, i Cinque Stelle hanno per ora preferito far saltare tutto con il rischio di mettere in serio pericolo il Governo Conte. Anche perché la sanatoria sui migranti era ed è solo il primo punto degli impegni che i renziani hanno chiesto a Conte per proseguire la collaborazione di Governo, riguardando gli altri punti la cancellazione delle discusse norme Bonafede sulla prescrizione e la cancellazione di ogni forma di assistenzialismo in economia. Renzi vuole un documento scritto da Conte che metta nero su bianco gli impegni del premier e lo vuole prima della votazione in Parlamento della mozione di sfiducia presentata da tutte le opposizioni (Lega, Fratelli d’Italia e anche Forza Italia) contro il ministro grillino della Giustizia, Stefano Bonafede.

Proprio il caso Bonafede è l’altra spina nel fianco di Conte: non solo perché c’è la mozione di sfiducia verso il Guardasigilli che, se mai fosse votata anche da Italia viva, provocherebbe la crisi di Governo dopo le clamorose accuse del magistrato Di Matteo al ministro e soprattutto dopo la disgraziata gestione delle carceri, ma anche per il pasticcio brutto del decreto sui mafiosi annunciato dallo stesso Bonafede, pare all’insaputa di Conte e del Quirinale. Per cercare di correre ai ripari dopo lo scontro con Di Matteo, Bonafede ha infatti annunciato l’altro giorno in Parlamento l’intenzione di presentare un decreto per rimandare in carcere 140 mafiosi, ma con il rischio di farli scappare prima e senza tenere conto del delicato equilibrio che su una materia del genere bisogna trovare tra i poteri dei magistrati e quelli dell’esecutivo, nel rispetto dei principi costituzionali. Risultato: per ora Bonafede è stato stoppato dal premier e il decreto è stato congelato, ma la posizione del ministro della Giustizia resta molto pericolante e il caso, se non risolto prima, rischia di travolgere anche Conte.

Poi c’è il Mes, che oggi dovrebbe essere approvato “senza condizioni” dall’Eurogruppo e che sarà una manna per il Governo a caccia di risorse per affrontare l’emergenza economica, ma che, oltre a qualche imbarazzo al premier che ne aveva escluso l’utilizzo, è destinato a mettere in seria difficoltà i Cinque Stelle, che hanno sempre visto il Mes come il fumo negli occhi e rischiano adesso di dover ingoiare l’ennesimo rospo.

Ecco perchè dire che la strada del Governo Conte 2 resta costellata da mine vaganti è dire poco.

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Categories: Politica