La relazione annuale del Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, illustra in modo preciso – si può dire diligente – la situazione economica e politica globale, quello che può fare l’Europa e i problemi dell’Italia. Mancano i voli pindarici alla Guido Carli, non ci sono accuse alle “arciconfraternite del potere”, mancano critiche severe ai sindacati ed alle associazioni imprenditoriali. Unica eccezione riguarda la politica economica del presidente Trump, in particolare sui dazi, ma anche sugli effetti che l’estrema volatilità dei suoi annunci sta provocando sul dollaro e sui titoli di Stato americani. Gli effetti economici dei dazi potranno essere disastrosi per tutti i paesi e per gli stessi Stati Uniti che potrebbero perdere 2 punti di Pil in un biennio, ma soprattutto – e qui sta l’unica grossa incursione del Governatore nel mondo politico – potrebbero degenerare in ostacoli ai movimenti di persone, di capitali e di conoscenze. Infine si rischia di trasformare una contesa sulle merci in un conflitto generale, fino a mettere a rischio la pace.
La politica di Trump mette in subbuglio il mondo senza avere risultati concreti rispetto all’obiettivo dichiarato di ridurre il deficit commerciale americano. Uno squilibrio che deriva principalmente dalla forte domanda interna americana sia per consumi che per investimenti, che si deve curare con politiche opposte da quelle annunciate di ulteriori riduzioni delle tasse e di nuovi aumenti del deficit federale. Non solo ma è il presidente Trump a minare la fiducia nei confronti del dollaro come moneta di riserva e come principale valuta degli scambi.
Certo, il Governatore sottolinea che le politiche di Trump hanno radici più lontane nel tempo e nella diffusa e crescente sfiducia presso le opinioni pubbliche sulla globalizzazione di cui si trascurano i tanti effetti positivi per mettere in risalto solo quelli negativi che ci sono, ma vengono ingigantiti da una narrazione politica nazionalista che ha interesse a sfruttare le paure della gente per promuovere le proprie proposte politiche basate soprattutto sugli antichi valori identitari.
Panetta. l’Europa deve ripensare il proprio modello di sviluppo
L’Europa in questa tempesta deve difendersi non solo militarmente ma ribadendo i propri valori di democrazia solidale, di mercati aperti, di libertà di movimento di persone e cose, in un sistema ben regolato da norme che non devono essere alleggerite così senza criterio, ma casomai migliorate. E tuttavia i cambiamenti generali richiedono un vero ripensamento del modello di sviluppo seguito negli ultimi decenni.
La situazione congiunturale della Ue è incerta, ma non più critica del solito. L’inflazione è sotto controllo, i tassi della Bce sono scesi, i mercati finanziari sono tranquilli. Ma non mancano i problemi noti da tempo ma mai affrontati: la produttività del lavoro cresce meno di quella degli Usa, abbiamo difficoltà ad innovare, soprattutto siamo indietro nella ricerca sia pubblica che, in maniera particolare, privata. In primo luogo abbiamo un problema di costo dell’energia che è il doppio di quello degli Stati Uniti e della Cina. Non solo, ma per porre riparo a queste carenze sappiamo cosa si deve fare, anche nel settore della difesa ma si procede con troppa lentezza. Quello che manca è la necessità di disporre di finanziamenti comuni a livello europeo. Titoli pubblici comunitari che sono indispensabili anche per costituire finalmente un mercato finanziario integrato sia per le banche che per i capitali.
Insomma, ci vogliono più politiche comuni europee e meno egoismi dei singoli stati in tutti i campi, dalla ricerca alla difesa, alla integrazione finanziaria comprese le regole bancarie da unificare per evitare che le banche maggiori, presenti in vari Paesi, siano costrette ad agire con regole diverse. Anche se Panetta è stato attento ad affermare che il debito comune si può emettere anche senza creare un ministero del Tesoro europeo, così da non infastidire i sovranisti che vorrebbero meno Europa e non vogliono cedere poteri nazionali a Bruxelles, di fatto bisogna compiere nuovi passi verso l’integrazione federale ed abbandonare le ideologie “confederali“ di una Europa degli Stati sovrani.
Panetta: spetta “unicamente” al mercato e agli azionisti decidere sul risiko bancario
Infine il tema del risiko bancario. Qui Panetta ha evitato di prendere posizioni dirette contro l’interventismo del governo italiano, ma anche di altri governi europei, sugli assetti delle banche e sulle operazioni in corso. Interventi giustificati dalla pretesa di salvaguardare il risparmio nazionale indirizzandolo (forzosamente come si faceva qualche decennio fa?) a finanziare il debito pubblico o a salvare posizioni di potere di amici politici. Tuttavia, dopo aver chiarito quali sono le responsabilità dirette della Bce e della Banca d’Italia ha detto con chiarezza che il giudizio sulla fusione tra banche spetta al mercato ed agli azionisti e che queste operazioni devono essere rivolte “unicamente” a creare valore.
Dalla Banca d’Italia è arrivato nel complesso un messaggio chiaro alle forze politiche che sempre più cercano di strumentalizzare la realtà, distorcendola per finalità di parte. Ci auguriamo che ministri e parlamentari possano trovare il tempo per meditare su queste pagine e quindi sviluppare delle iniziative politiche coerenti con le indicazioni tecniche fornite dal Governatore. E speriamo che anche la presidente Meloni, che in economia non sembra avere idee molto chiare, possa trovare ispirazioni su cosa fare per i prossimi due anni e mezzo che mancano alla fine della legislatura.