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Amazon alla conquista di James Bond: 9 miliardi per MGM

Wikimedia Commons

Dopo diversi rinvii il D day della riscossa di Hollywood è finalmente fissato: l’8 ottobre 2021 uscirà nei cinema l’ultimo James Bond, “No time to die”, in parte girato per le strade di Roma, vittima virtuale della pandemia che ha tenuto chiuse le sale del pianeta per una lunga, interminabile annata. Ma c’è una novità. A presentare le gesta di Daniel Craig non sarà un tycoon di Hollywood discendente da Sam Goldwyn, bensì nientemeno che Jeff Bezos, ovvero l’uomo più ricco del mondo che, anticipa il Wall Street Journal, si accinge a chiudere in settimana la trattativa per l’acquisto di un’icona della storia del cinema: la MGM, sì proprio la Metro Goldwyn Mayer, destinata a rimpolpare il catalogo di Prime Video, cioè la piattaforma di streaming del numero uno di Amazon, deciso a strappare la leadership dell’entertainment a domicilio agli altri Big, ovvero Netflix, Disney e Apple, tra l’altro battuta sul filo di lana dopo una lunga trattativa. 

L’operazione, la più importante nella storia del colosso dell’e-commerce dopo quella per l’acquisto dei supermercati Whole Foods (13,7 miliardi di dollari), è destinata a segnare una nuova tappa nei rapporti delicati tra i giganti del web ed il resto dell’economia, sempre più sotto scacco ai tempi della pandemia: 9 miliardi in tutto, compresi 3,5 miliardi di debiti per comprare un catalogo che va dalla Pantera Rosa” a “Cantando sotto la pioggia” oltre a “Rocky”. E, naturalmente, tutto James Bond, ed alcune serie tv di grand successo come Fargo. Non fa parte del deal il catalogo pre-1948, già ceduto in precedenza, compreso “Via col Vento”. 

Quel che salta all’occhio è che la strategia dei vari Google, Apple ed Amazon si è allargata dal web e dall’elettronica alle altre aree più promettenti di business, dall’automobile, frequentata da Waymo (Alphabet) e presto dalla Apple car, preceduta dall’alleata taiwanese di Foxconn, fino al mondo dell’intrattenimento. Non solo cinema o spettacolo, ma anche lo sport. Amazon, che non nasconde il suo interesse per il soccer europeo, già controlla i diritti del football americano (1,2 miliardi di dollari all’anno) nonché il mercato della musica.  Ma il prossimo obiettivo di Bezos sembra essere quello di diventare il numero uno del cinema Usa, grazie ad un’offensiva basata su investimenti miliardari: presto sarà pronta la serie tv dedicata al “Signore degli anelli”, una produzione di 465 milioni di dollari per la sola prima serie assieme ad altri prodotti miliardari in arrivo dalla Paramount. Ma Bezos è stato fermato da Netflix nella corsa al catalogo di Sony Pictures.  

Ovunque, in ogni caso, si impone un copione ben preciso: le grandi catene soffrono, come dimostra decisione della cinese Dalian Wanda di cedere la partecipazione di maggioranza in Amc, la più importante rete di cinema del mondo. E lo streaming ruba spazio alle altre forme di spettacolo: Warner, ceduta da AT&T alla nuova società creata con Discovery, ha deciso di far uscire i film in contemporanea nelle sale e via tv, scelta che, pare, per ora funziona.

Resta la sensazione di strapotere dei nuovi monopoli che sta suscitando la reazione di Washington oltre che dell’Unione Europea, preoccupata per l’invasione culturale alle porte. Un report del Congresso accusa esplicitamente Amazon per l’esercizio di un potere monopolistico che, come è avvenuto nei rapporti con vari partner, sfocia in concorrenza sleale. Secca la replica i Bezos: “Tutti i grandi attraggono le attenzioni delle autorità. Ma non è detto che i grandi abusino per forza della propria forza. Anzi, questa presunzione è semplicemente sbagliata”. Cosa che non ha impedito al repubblicano Ken Buck, membro della commissione antitrust, di anticipare il suo voto negativo all’operazione Mgm. “Si tratta di un altro esempio del dominio totale che le Big Tech stanno raggiungendo nella nostra economia,. Se non corriamo ai ripari, presto non ci sarà un solo settore al di fuori del loro controllo”. 

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