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Trump, dai dazi alle guerre in Ucraina e Medio Oriente: disastroso il bilancio dei primi sei mesi

Imagoeconomica

Personaggio pericoloso in una posizione apicale di uno Stato che pesa enormemente nel contesto internazionale. Parliamo di Donald Trump. Propone un’azione, un intervento e nello spazio di un mattino lo cambia radicalmente. Ha cominciato con la pace immediata nei due teatri di guerra, Ucraina e Medio Oriente, ma la guerra continua nei due fronti con morti, feriti e distruzioni estese. Sembrava che nella guerra in Ucraina fosse favorevole alla Russia ma la sua continua azione bellica nelle province confinanti con l’Ucraina lo ha spazientito e fa ora la voce grossa con Putin. Ma è un modo di farsi sentire. La Russia rientra nei suoi piani. Non ha certo adottato il termine “aggressore”, obbligando la Nato a cancellarlo dai suoi proclami. Lo considera partner privilegiato nel nuovo equilibrio del mondo. La Russia di fatto ha consentito il bombardamento dei siti nucleari iraniani. 

Finora, la sua azione più rilevante è l’introduzione dei dazi con il risultato di sconvolgere il commercio internazionale. Non è ancora conclusa, ma i lavori proseguono con molti Stati, tra cui l’Unione Europea. Il pericolo è che Tramp, stanco della trattativa, decida di trattare con i singoli stati europei. Una bomba per l’Ue, con conseguenze inimmaginabili.  

Qual è lo scopo di dazi di Trump

I dazi per Trump hanno più finalità: da un lato, favorire i produttori locali dal momento che i prodotti importati risulteranno più cari e, dall’altro, ottenere maggiori disponibilità finanziarie al fine di disporre di risorse federali più consistenti per aiutare non certo i poveri, ma i ricchi come lui. Ma vi è un terzo scopo, favorire lo sviluppo delle imprese americane in molti comparti nei quali il peso dell’importazione è troppo rilevante. 

Strana, inusuale, è stata la presentazione del sistema di applicazione dei dazi. Si è messo in scena uno show. Luogo, giardino della Casa Bianca con la presenza di molti invitati, tutti i soggetti più rappresentativi del suo mondo. Trump ha presentato una tabella cervellotica che prevedeva per ciascun paese il dazio da applicarsi. Aveva denominato la tabella i “grafici dell’Armageddon” (luogo ebraico in cui avverrà il Giudizio Universale), così come sono state definite le tabelle presentate da Donald Trump ad una conferenza stampa.  

Le conseguenze sui mercati

Questo annuncio affondò anche il dollaro, che perse tutti i guadagni realizzati dalla elezione di Trump. Sempre la “cartella dei dazi” ha prodotto un terremoto nelle borse mondiali con la caduta dei corsi, bruciando miliardi di dollari, che poi si sono quasi ricostituiti. 

Si sa che il Presidente ha fame di soldi per se stesso, per i familiari e per il suo clan. Coglie quindi l’occasione di fare una “sorpresa” ai mercati per guadagnare un mucchio di soldi per tutti. Alcuni giorni fa Trump ha riunito alcuni parlamentari repubblicani per sollecitare l’approvazione delle leggi sulla promozione delle criptomonete con cui la sua famiglia si sta arricchendo. Il premio Nobel, Robert Engle, ricorda che, quanto al potere politico, assomiglia ai dittatori del passato con il loro sogno di diventare “padroni del mondo”. D’altro canto ad un uomo solo “non si può lasciare la facoltà di decidere i destini del pianeta”. 

La democrazia richiede pesi e contrappesi. Sembrava che Trump incontrasse quale intralcio, ma le cose si muovono in suo favore: la Corte suprema si sta allineando, i giudici ribelli hanno perso un po’ la forza, i democratici sono tra loro divisi, Musk il grande adulatore di Trump è stato messo a tacere con la minaccia di togliergli commesse e sussidi governativi.  

Chi si oppone è il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell che non intende abbassare i tassi perché “vuole vedere gli effetti dei dazi sull’inflazione, tornata a salire nel mese di giugno a quota 2,7%”. Trump vuole licenziarlo, ma vuole trovare una giusta causa” (Mastrorilli, La Repubblica, 17 luglio).   

Sul versante della Guerra a Gaza continua un tragico momento con morti e feriti mentre cercavano di prendere gli aiuti umanitari. 

In questi momenti sono in corso le trattative per una possibile tregua. Il gruppo estremista palestinese sarebbe pronto ad accettare un compromesso sul disarmo e a discutere sul cessate il fuoco a Gaza. Israele aveva già detto sì a una tregua di 60 giorni. Per Hamas un potenziale accordo dovrebbe includere “garanzie di un cessate il fuoco duraturo a Gaza, il ritiro delle truppe israeliane e l’ingresso di aiuti umanitari nell’enclave”. L’obiettivo è un patto entro una/due settimane. Vedremo!

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