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Titoli di Stato, i rendimenti corrono ovunque ma lo spread Btp-Bund sale oltre quota 160. Borse in calo

Imagoeconomica

Il quinto pacchetto di sanzioni della Ue contro la Russia (che comprende l’embargo sul carbone e non sul gas) raffredda i mercati europei, ma non li raggela. La chiusura è mista: Piazza Affari perde lo 0,86% e arretra a 24.960 punti base; sono in rosso Parigi -1,28%, Francoforte -0,68% e Amsterdam -0,24%. Positive Madrid +1,19% e Londra +0,69%.

Tornano le vendite anche sull’obbligazionario e salgono i rendimenti, in particolare il Bund decennale tocca quota +0,61%.

L’avvio è stonato anche a Wall Street, dove il Nasdaq perde circa l’1,5%, dopo i progressi della vigilia. Continua a volare Twitter (+4%), reduce dal balzo superiore al 27% di ieri, con Elon Musk diventato primo azionista del famoso social. A sostenere gli acquisti sul titolo oggi è la notizia che Musk entrerà a far parte del consiglio di amministrazione della società.

Salgono inoltre i rendimenti dei titoli del Tesoro statunitense: il decennale tocca il 2,549% e supera il tasso dei titoli a due anni. Resta però l’inversione della curva tra i titoli a 5 e 10 anni e 5 e 30 anni. Un andamento considerato come un’avvisaglia di prossima recessione. Domani è attesa la pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Fed, mentre ormai si scommette su un ritocco di 50 punti base nel prossimo meeting. E sul tema risuona l’allarme del membro del consiglio direttivo Lael Brainard: l’inflazione – dice – è “davvero troppo alta”, per questo la Federal Reserve è pronta ad agire velocemente e in modo più aggressivo per contrastarla. La stretta passa “per una serie di aumenti dei tassi d’interesse” e per “l’inizio della riduzione del bilancio a un passo rapido, già dall’incontro di maggio”.

Sul mercato valutario l’euro appare sempre più schiacciato dal dollaro, con il cambio in ribasso in area 1,092.

Tra le materie prime è volatile il petrolio, al momento in lieve calo (Brent 107,40 dollari al barile, -0,12%), mentre si rafforza il gas naturale, che torna a salire con la notizia che il gas russo non verrà colpito dalle sanzioni.

Piazza Affari: le sanzioni affondano Stm, sale lo spread

Sul principale listino di Piazza Affari si apprezzano i titoli farmaceutici, le utility e i petroliferi, insieme a Unipol +2,49% e Campari +2,14%.

Regina del listino è Recordati +3,49%. Bene Enel +2%, Terna +2,13%, Diasorin +1,78%.

Il calo peggiore è per Stm, -5,34%, che va a picco con il blocco all’export verso Mosca. Si confermano in rosso, come nei giorni scorsi, titoli industriali come Interpump -5,17%; Stellantis -3,68%, Iveco -4,17%.

Sono negative le grandi banche, Unicredit -2,84% e Intesa -2,53%.

S’impenna lo spread tra decennale italiano e tedesco, che sale a 163 punti base, mostrando un rialzo del 4,97% rispetto alla chiusura di ieri.

Salgono i rendimenti: il Btp 10 anni cresce a +2,25% e il Bund a +0,61%. Intanto l’Italia, come altri paesi europei ha espulso 30 diplomatici russi.

Le sanzioni Ue: porti, petrolio e carbone

Carbone, ma non solo. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha presentato il quinto pacchetto di sanzioni contro Russia e Bielorussia, che si muove tra il divieto di esportazioni (tra cui prodotti tecnologici come i semiconduttori) per circa 10 miliardi e il blocco alle importazioni di carbone, per circa i 4 miliardi di euro all’anno. Delle nuove sanzioni fa parte anche il divieto di accesso ai porti europei per le navi russe, il divieto di accesso in Ue ai tir russi, lo stop alle transazioni di quattro banche moscovite, tra cui Vtb, secondo istituto più importante del paese. La presidente ha annunciato inoltre che l’Unione sta lavorando a un embargo sul petrolio. Per ora sul gas pesa il veto della Germania, fortemente dipendente dalle importazioni russe come del resto l’Italia. 

L’inflazione corre nell’area Ocse al top dal ‘90

In questo contesto corre l’inflazione nell’area Ocse, che ha toccato a febbraio +7,7% su base annua da +7,2% di gennaio, toccando il top da dicembre 1990. Parte dell’incremento – precisa l’Ocse in una nota – riflette il forte aumento della Turchia, dove l’inflazione ha raggiunto il 54,4% dal 48,7% di gennaio, ma anche escludendo Ankara, l’inflazione dell’area segna un aumento al 6,3% dal 5,8% di gennaio. A pesare sono soprattutto energia e alimentari, senza i quali l’inflazione dei 38 Paesi industrializzati risulta del 5,5% dal 5,1% di gennaio. I prezzi sono aumentati in tutti i Paesi del G7 (inflazione media +6,3%), ma gli aumenti maggiori sono stati registrati dall’Italia (5,7% dal 4,8%) e dalla Francia (3,6% dal 2,9%), mentre la Germania ha segnato l’incremento più contenuto (5,1% dal 4,9%). Gli Usa sono saliti al 7,9% dal 7,5%, il Regno Unito al 5,5% dal 4,9%, il Canada al 5,7% dal 5,1% e il Giappone allo 0,9% dallo 0,5%.

Si parla nuovamente di default per la Russia

“Gli Stati Uniti hanno impedito al governo russo di pagare ai detentori del suo debito sovrano più di 600 milioni di dollari dalle riserve detenute presso le banche statunitensi, con una mossa destinata a divorare le riserve di dollari di Mosca” scrive Reuters. Si ricomincia quindi a parlare di un possibile default del paese, poiché la scelta americana avrebbe lo scopo di costringere Mosca a prendere la difficile decisione se utilizzare i dollari a cui ha accesso per i pagamenti del proprio debito o per altri scopi, incluso il sostegno al suo sforzo bellico.

Il Cremlino però fa sapere che rincari di gas e petrolio stanno incrementando le entrate di Mosca. La Russia prevede infatti di ottenere in aprile 798,4 miliardi di rubli di ricavi aggiuntivi dalle vendite, a causa degli alti prezzi del greggio. A marzo però il ministero delle Finanze ha ricevuto 302 miliardi di rubli in meno in ricavi da gas e petrolio rispetto ai piani iniziali, a causa di minori vendite del gas, come rivelato dal ministero.

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