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Terna, 300 milioni di investimenti in Alto Adige

FIRSTonline

Trecento milioni di investimenti per lo sviluppo della rete elettrica dell’Alto Adige. Lo ha annunciato Terna, presentando il progetto di riassetto infrastrutturale che interessa la Val d’Isarco, nella provincia di Bolzano, avviato nel dicembre del 2021 dopo il via libera del Ministero della Transizione Ecologica.

I dettagli del progetto

Scendendo nei dettagli, l’azienda guidata da Stefano Donnarumma ha pianificato degli investimenti che permetteranno di implementare l’efficienza e la sostenibilità della rete elettrica regionale, potenziando l’alimentazione della direttrice ferroviaria lungo l’asse del Brennero, grazie anche alla realizzazione di 190 km di nuove linee, oltre un terzo delle quali interrato. La costruzione di queste opere consentirà inoltre di demolire circa 260 km di elettrodotti aerei e 900 tralicci, liberando oltre 600 ettari di territorio a beneficio dell’ambiente e delle comunità locali.

Cooperazione e studi ambientali

“L’intervento di razionalizzazione e sviluppo della rete elettrica in Val d’Isarco è frutto di un proficuo percorso di progettazione partecipata con gli enti, le amministrazioni locali e la cittadinanza, e fa seguito al Protocollo d’intesa siglato dalla società con la Provincia Autonoma di Bolzano e da RFI, per individuare le migliori soluzioni tecniche, localizzative e realizzative del piano di riassetto infrastrutturale”, fa sapere Terna attraverso una nota.

La progettazione dell’opera, “una delle più ampie e complesse mai realizzate per un singolo intervento, conferma e rafforza il ruolo di Terna quale regista e abilitatore della transizione energetica”, sottolinea la società che gestisce la rete elettrica nazionale. Da evidenziare infine che la vastità delle aree interessate, la maggior parte delle quali localizzata in zone di alta montagna, ha richiesto studi ambientali approfonditi che hanno consentito di finalizzare il progetto in un’ottica di sviluppo sempre più sostenibile della rete elettrica.

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Categories: Economia e Imprese

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  • I pasdaran italiani del gas fossile.godono del 600% aumento gas di Putin dato da:
    1.Putin ha capito che poteva aumentare ai fessi che importano il suo gas,sapendo che lo LGN o gas liquido fatica ad arrivare in Europa
    2.la mossa fu concordata in una riunione segreta tra Gazprom e certi petrolieri che non volevano rinnovabili e gas verde
    3.grande ruolo l'ha avuta a vari livelli la Confindustria fossile di Marsiglia che ora cerca di ripristinare il fossile gas con 56 progetti gas in Italia e 6 gasdotti
    4.i prezzo del gas è sotto indagine antimonopolio europeo ma ormai i danni sono irreversibili e vedi in Italia che il Governo non discute ne i pompaggi ne i 10 progetti di tecnologie per produrre gas verde
    5 i tedeschi che usano poco gas nel loro mix,hanno 500 progetti di produzione gas verde e idrogeno verde,mentre l'Italia pensa solo a far idrogeno blu con gas o dire falsita' come Ilva che fa H2 verde partendo dal gas che pulisce.Ossimoro tremendo se usi il gas è sempre fossile e non verde!
    6.I fessi dicono al Governo trivelliamo ed estraiamo di piu'.Ma avete mai visto uno che va al Governo e sui giornali -TV :ci sono 10 modi o tecnologie pulite per produrre gas verde e licenziamo chi dice che produce H2 verde usando gas(vedi oggi Bernabè-Ilva con Rubbia e Polimi).L'ossimoro bestiale di produrre H2 verde dal gas.Dio non si rendono conto delle bugie che dicono a danno nostro! in Italia è vietato da Mise-Mite-Confindustria,produrre gas verde da:
    1 pompaggi acqua,solare ,vento
    2 da rifiuti e biomasse con gassificazione plasma
    3.da alghe e piante marine o microalghe in reattori
    4.da scarti di pesce
    5.direttamente dal mare preso dall'acqua di mare
    6.da scarti e biomasse legnose e forestali-agricole
    7.da plastiche non riciclabili via plasma che darebbe syngas e poi depurato biometano
    8.da energie del mare o lunari o spaziali
    9.altri sistemi gravitari
    10. da graniti, ma potrei citare altre tecnologie.
    L'affermazione stupida di Estrarre più gas italiano? Per puro ottimismo nel giro di un paio d’anni potremo produrre appena 4 miliardi di metri cubi aggiuntivi di gas mentre ne stiamo importando ben 65. Lo dice a Formiche.net Massimo Nicolazzi, manager con alle spalle una solida esperienza nel settore degli idrocarburi, (Eni e Lukoil), che alla luce dell’ultimo rapporto del Copasir sull’energia traccia una linea analitica sulle esigenze italiane ed europee.Come può l’Italia svincolarsi dalla dipendenza dal gas russo?Intanto sarebbe utile capirne i tempi e perchè a Roma non vogliono produrre gas verde da pompaggi o altre 10 tecnologie.. L’Ue ha già detto che in futuro dovremo fare a meno di tutto il gas fossile e non il verde, non solo di quello russo. Il problema è cosa faremo nel prossimo inverno, poi un pezzo alla volta penseremo al resto. Distinguerei due piani: il primo riguarda di quanto gas abbiamo bisogno. La domanda non può cessare domattina ma ci sarà ancora un po’ di tempo perché tutti siano in condizione di diminuirlo. Durante gli ultimi sette anni la produzione interna europea di gas si è quasi dimezzata e, a fronte di questo, che dovrebbe richiedere un aumento di importazioni a titolo compensativo, mi sembra di aver visto come nuove infrastrutture solo il Tap e il Nord Stream 2. Le infrastrutture sono quelle che ci consegnano ai fornitori. Siamo in una situazione nella quale competiamo con il mercato asiatico più o meno a parità di prezzi, per i carichi di gnl (che va dove lo porta il prezzo).Noi ci lamentiamo però dei prezzi europei…Sì, ma fondamentalmente negli ultimi mesi da quel punto di vista abbiamo fatto un mercato comune con l’Asia: quando uno dei due punti di ingresso del gnl prezzava più dell’altro, immediatamente partiva un riequilibrio perché alcuni carichi cambiavano destinazione. Al netto del gnl, sul quale non mi consta che nessun importatore europeo abbia preso degli impegni di lungo periodo (conosco solo situazioni di spot), osservo invece che i cinesi stanno stipulando contratti con gli Stati Uniti per l’importazione, uno dei quali è di 19 anni. Noi al momento non abbiamo contratti che garantiscano volumi di gnl, ma abbiamo una serie di infrastrutture fisse che si chiamano metanodotti.Quali previsioni allora si sente di fare?Se guardo al futuro, non so quanto riuscirà a tenere come produzione l’Algeria o quanto sia affidabile la Libia. Ma so che, oltre al crollo della produzione interna europea, accanto al fatto che anche la Norvegia potrebbe avere problemi di rimpiazzo delle riserve, abbiamo costruito un’infrastruttura rigida che, se resta quella che è, implica un aumento della quota di gas importato dalla Russia. Questa è la fotografia di oggi, tutto il resto mi sembra fantasioso. Quindi la proposizione numero uno è che la domanda di gas per alcuni anni continuerà, la proposizione numero due è che le attuali infrastrutture determineranno da dove lo prenderemo.Per questo Draghi dovrebbe convocare a Roma i migliori progettisti di gas verde con tutte le 10 tecnologie disponibili e sintetizzare cosa fare,anche se ci fosse il veto Eni-SnamAl di là dell’emergenza pandemica, l’attuale scenario energetico legato alle crisi in Ucraina o Libia non è stato sufficientemente previsto con un piano B che Caffese aveva inviato 20 anni fa con i pompaggi ed il metano rinnovabile o gas verde?Non illudiamoci che ci sia un piano B rispetto agli eventi che si verificheranno domani: solo un piano A di medio-lungo periodo non basta e ci vuole il piano B e C.. In base ad alcuni utilizzi del gas la situazione non lo consente. Si stanno moltiplicando le cose la cui assenza può essere sostituita solo dal gas. Una volta a livello di fossili si usavano molto più olio combustibile e carbone. Se in Brasile crolla la produzione idro-elettrica, bisogna importare più gas. Se nei mari del nord le pale eoliche viaggiano al di sotto delle previsioni, occorre usare più gas.Questo è vero dove non ci sono i pompaggi che invece Cina e Ferc Usa stanno autorizzando,mentre in Italia sono fermi per colpa del MITE-Mise e aste.Il fatto che sia diventato l’unico riferimento cosa comporta?Rende il suo prezzo molto più volatile, è un booster per mantenerne i prezzi su livelli alti. Noi, per aumentare l’elettrico, dovremmo fare cinque o sei volte in più rispetto a oggi di generazione intermittente come nuovi investimenti annui. Siamo in grado di farlo solo con i pompaggi? E non risolverebbe completamente il problema per il prossimo inverno, sia chiaro, ma modificherebbe la struttura della domanda elettrica in punta di fonte, perché il sistema ha le sue rigidità.Nell’ultimo rapporto Copasir sull’energia si legge che l’Italia dovrebbe favorire la ricerca di gas verde e il suo sviluppo. Una partita che saremo in grado di giocare, prima che di vincere o perdere?Non so quale e quanta resistenza una cosa di questo genere andrebbe a suscitare, anche se me la immagino difficile. Non voglio dire che non dovremmo provarci. Mi farebbe piacere se si producesse più gas verde da pompaggi, perché aumenterebbe il contributo nazionale ai consumi. Mi farebbe più piacere anche dal punto di vista delle emissioni e dell’inquinamento: più il gas viaggia e più se ne disperde in atmosfera. Quello consumato in Italia che arriva dai pompaggi sarebbe senza emissioni pericolose,quello dall’Adriatico emette meno rispetto a quello che giunge dalla Russia, una cosa sulla quale gli oppositori non riflettono. Comunque vada, non dimentichiamo che stiamo parlando solo di un aiutino: vedo che adesso il punto di compromesso sembra essere di investire nei campi già in produzione senza aprirne di nuovi. Forse è percepito come politicamente più accettabile, ma vuol dire che per puro ottimismo nel giro di un paio d’anni potremo produrre 4 miliardi di metri cubi aggiuntivi di gas mentre ne stiamo importando ben 65.Caffese ne vuole produrre 100 miliardi di m.3 utilizzando 1040 TWh di pompaggi su 3.000 TWh in 20 Regioni per 45 miliardiPerchè parlare di nuovi giacimenti?E non parlare di 550 progetti come in Germania?C’è un nodo: la zona più promettente è stata congelata 30 anni fa perché qualcuno ha insinuato il giusto sospetto che le perforazioni in Adriatico avrebbero fatto sprofondare Venezia.Come osservato pubblicamente da Paolo Scudieri, presidente di Anfia (la filiera automobilistica italiana) la mobilità europea punta sì a elettrificare auto e mezzi pesanti, ma al contempo mettendo fuori legge benzina, diesel e gas “in modo acritico e del tutto ingiustificato” si rischiano di perdere posti di lavoro, circa 70mila in Italia e 500mila in Europa. Come legare transizione energetica e occupazione?Confesso che è un dibattito fossile-trivelle e di ignoranza in chimica verde nel quale esito ad entrare. Gli ottimisti della transizione, tra cui anche qualche grosso organismo internazionale, osservano che i posti persi si moltiplicheranno da un’altra parte, dando per certa la riconversione. Si tratterà comunque di spostare famiglie concrete e non posti di lavoro astratti. In tutto ciò mi fa specie che il dibattito politico in Ue sembri dare per scontato il monopolio dell’elettrico nel futuro della nostra mobilità, quando invece si potrebbe lavorare alla possibilità di una transizione dentro la transizione ad esempio utilizzando in sostituzione dei fossili per il trasporto piu elettrico e più biocarburanti ed e-fuel da elettrico. Mi stupisco che quasi non se ne parli e che Draghi non ci convochi mai..
    Meno Smog a Milano con i pompaggi.Lo diciamo da 40 anni.