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Spread oltre 470: ignorata l’asta Btp, pesano Moody’s e l’incertezza politica

Il downgrade di Moody’s pesa ancora sullo spread italiano, che rimane in alta quota nonostante l’esito positivo dell’ultima asta di Btp. Dopo aver chiuso ieri a 466, stamane in apertura il differenziale di rendimento fra i nostri titoli di Stato a dieci anni e i corrispondenti Bund tedeschi è schizzato fin sopra il tetto dei 480 punti base, toccando un picco a 485. Nei minuti successivi, tuttavia, è iniziata una strana altalena: aspettando il collocamento del Tesoro, lo spread è tornato fin sotto i 470, poi, malgrado l’asta sia andata bene, è salito nuovamente intorno a quota 480. La nuova forbice segnala che i tassi d’interessi sul decennale italiano viaggiano intorno alla soglia psicologica del 6%.

Il nuovo clima di tensione è legato principalmente alla decisione di Moody’s, che nella notte ha tagliato di due gradini il rating sui titoli di Stato italiani, portandolo da A3 a Baa2, con outlook ancora negativo. 

Le preoccupazioni dell’agenzia non hanno però trovato riscontro nell’asta Btp di questa mattina. Il Tesoro ha venduto titoli con scadenza a luglio 2015 per complessivi 3,5 miliardi, massimo ammontare prefissato, e i tassi sono scesi al 4,65% dal 5,30% dell’ultimo collocamento di giugno. La risposta positiva, che sembra ignorare lo spread, conferma che i compratori alle aste sono in pratica ormai solo domestici.

La volatilità del differenziale si può tuttavia spiegare anche con altri fattori. Non ultime le dichiarazioni arrivate ieri da Vittorio Grilli: il neo ministro dell’Economia ha ammesso che l’Italia dovrà trovare altri 6 miliardi di euro per scongiurare definitivamente l’aumento dell’Iva nel 2013. 

Il dato politico è però forse il più decisivo per comprendere l’incertezza dei mercati intorno alla situazione del nostro Paese. L’annuncio che Silvio Berlusconi correrà nuovamente per la poltrona di premier alle politiche del 2013 ha gettato un’ombra sulla stabilità del governo Monti da qui alla fine del mandato. In campagna elettorale non sono da escludere colpi di scena del Cavaliere, compreso il tentativo di riannodare l’alleanza con la Lega cavalcando una qualche forma di propaganda anti-euro. Senza contare quello che potrebbe accadere dopo le elezioni. 

D’altra parte, come ha ricordato due giorni fa il governatore d Bankitalia Ignazio Visco, “la differenza tra i rendimenti dei titoli pubblici italiani e tedeschi è di gran lunga superiore a quanto sarebbe giustificato dai fondamentali della nostra economia. Riflette generali timori di rottura dell’unione monetaria: un’ipotesi remota, che sta però condizionando le scelte degli investitori internazionali”. 

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Categories: Finanza e Mercati