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Sigarette elettroniche, il mondo scientifico scrive alla Lorenzin: “L’Oms sbaglia”

Le sigarette elettroniche sono “parte della soluzione e non parte del problema”. Questo il messaggio lanciato ieri al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin dalla Lega Italiana Antifumo (LIAF), attraverso un documento firmato e consegnato dal Comitato Scientifico per la Ricerca sulla sigaretta elettronica in ambito di salute pubblica, di cui fanno parte esponenti del mondo scientifico internazionale tra cui Umberto Veronesi dello IEO.

La LIAF si è riunita a Roma e ha indirizzato al governo un chiaro messaggio proprio a poche settimane dai negoziati della settima sessione della Conferenza delle Parti (COP7) organizzata dall’OMS, che si terrà a novembre a New Delhi per definire e rafforzare la battaglia globale contro le devastanti conseguenze causate dall’uso del tabacco, che ancora oggi provoca circa 700.000 morti l’anno solo in Europa e 6 milioni nel mondo. L’OMS, secondo la quale nel 2020 i fumatori nel mondo saranno 1 miliardo, sta spingendo per ostacolare la diffusione delle e-cig e dei prodotti alternativi: ma gli esperti non ci stanno e invitano il Ministro Lorenzin (che, come la stessa LIAF, risulta esclusa dall’evento di New Delhi) a non seguire quella strada.

“Sono necessari – dice la nota del Comitato Scientifico – approcci efficaci per contrastare rapidamente il tabagismo e ridurre il consumo di sigarette di tabacco. È giunta l’ora per le politiche di controllo del tabacco di andare oltre i soliti metodi di sensibilizzazione, prevenzione e cessazione totale del consumo di nicotina, per approcciarsi a un nuovo concetto di riduzione del danno del tabacco che dovrebbe essere seriamente preso in considerazione dalla comunità scientifica e dalle istituzioni” A tal proposito uno studio pubblicato nella rivista European Addiction Research ha dimostrato che le sigarette di tabacco sono molto più pericolose e che le elettroniche risultano per il 95% molto più sicure rispetto alle prime. Insomma le sigarette elettroniche, che non contengono tabacco, sono da sfruttare come potenziali opportunità per la salute pubblica.

“Le autorità di regolamentazione – sostiene ancora il documento consegnato a Beatrice Lorenzin – che sostengono misure basate sul solo principio di precauzione, potrebbero avere l’effetto indesiderato di implementare il consumo di sigarette convenzionali. Misure eccessivamente restrittive sulle e-cig possono proteggere le sigarette convenzionali dalla concorrenza di altri prodotti meno dannosi”. Posizioni condivise anche da altri studi internazionali, come quello del Royal College of Physicians di Londra, che ha dichiarato che “le sigarette elettroniche non costituiscono una porta d’accesso al fumo per i non fumatori, perché l’uso della elettronica è limitato quasi esclusivamente a coloro che utilizzano, o hanno utilizzato, tabacco”.

Eppure l’Oms non è d’accordo e sta evitando il confronto aperto escludendo dalla COP7 di New Delhi centinaia di interlocutori tra cui diverse istituzioni governative, come i ministri italiani, e anche parte del mondo scientifico come la stessa LIAF. Di recente il Dg dell’OMS, Margaret Chan, ha persino dichiarato che “tutti i governi dovrebbero vietare le sigarette elettroniche o i sistemi elettronici a rilascio di nicotina”. Questa posizione è in linea con quanto sostenuto dalla stessa organizzazione in passato. Infatti, secondo un comunicato del 2015 “solo alcuni marchi di e-cig sono stati analizzati e la maggior parte contengono nicotina, una sostanza che crea dipendenza. Il vapore spesso contiene sostanze che possono causare il cancro (come la formaldeide), ma a livelli 1-2 volte più bassi rispetto al fumo del tabacco. Le e-cig sono quindi meno tossiche delle sigarette tradizionali, tuttavia vi è ancora indecisione su quanto effettivamente siano meno tossiche. Prove mostrano che le e-cig sono pericolose per i giovani, per le donne incinte e per le persone che non fanno uso di nicotina”.

Reason Foundation, un think tank Americano, sostiene però che i documenti rilasciati la scorsa settimana dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in anticipo rispetto al meeting di Delhi, dimostrano che l’Oms ha operato in segreto per limitare l’accesso alle nuove tecnologie che hanno permesso a milioni di persone di smettere di fumareL’articolo, scritto da Julian Morris, vice presidente della ricerca presso la Reason Foundation, esamina il lavoro della Framework Convention on Tobacco Control (FCTC), un trattato creato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2004 che cerca “di proteggere le generazioni presenti e future dai devastanti effetti sulla salute, sociali, ambientali ed economici sulle conseguenze del fumo di tabacco e dell’esposizione al suo fumo”.

Da quando l’FCTC è entrata in vigore nel 2005, il numero di fumatori nel mondo è aumentato, principalmente in Cina e negli altri paesi poveri che rappresentavano il principale target della stessa FCTC. L’autore sostiene che un problema fondamentale dell’FCTC è di essere vincolato all’idea che l’unico modo per ridurre il fumo è “smettere o morire”. Per questo motivo l’Oms “è molto scettica sul potenziale delle nuove tecnologie, come i dispositivi da svapo (anche conosciuti come sigarette elettroniche), di ridurre i danni legati al fumo”. Troppo scettica, secondo il mondo della scienza, che promette battaglia. L’appuntamento a New Delhi è dal 7 al 12 novembre, a porte però rigorosamente chiuse.

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