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Roma, fascino e mistero di Cleopatra in mostra al Chiostro del Bramante

Il Museo Egizio di Torino, i Musei Vaticani e i Musei Capitolini. Il Museo Nazionale Romano, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo Egizio di Firenze. E ancora il British Museum di Londra, il Musée du Louvre di Parigi e il Kunsthistorisches Museum di Vienna. I più importanti musei del mondo hanno unito le proprie forze, privandosi di pezzi prestigiosi per alcuni mesi, per realizzare una delle più suggestive e spettacolari mostre dell’anno. 

L’ultima esposizione rilevante dedicata alla Regina d’Egitto risale infatti al 2000, quando la Fondazione Memmo dedicò un omaggio a Cleopatra, registrando un record assoluto di visitatori per le mostre romane. Segno della passione e dell’entusiasmo che Cleopatra, ancora oggi, è capace di suscitare. A duemila anni dalla sua morte, lo charme e il carisma della regina egiziana rimangono intatti.

La mostra “Cleopatra”, oltre a raccontarne la vita, per la prima volta approfondisce il rapporto tra Cleopatra e Roma, quando poco più che ventenne conquistò prima Giulio Cesare e poi Marco Antonio, aprendo di fatto la strada a quel rapporto tra potere e sesso che si ripeterà all’infinito nella storia della politica di tutto il mondo. 

Curiosa coincidenza (ma non troppo) la convivenza nella stessa città e nello stesso periodo della mostra su Augusto, acerrimo nemico di Cleopatra. Sembra che il destino li voglia vicini e nemici per l’eternità.

Tra i 180 capolavori esposti si segnalano, da non perdere: il ritratto di Cleopatra cosiddetto “Nahman”, esposto in Italia per la prima volta, uno straordinario ritratto di Ottavia, sposa di M. Antonio e sorella di Augusto rilavorato come Cleopatra – questo esposto per la prima volta al mondo – un ritratto della regina d’Egitto giovanissima, realizzato probabilmente quando salì al trono nel 51 a.C. e anch’esso esposto in prima mondiale, l’Alessandro Magno “Guimet” del Museo del Louvre, capolavoro della scultura ellenistica, uno straordinario bronzo inedito che ritrae Alessandro Sole, figlio di Cleopatra e Marco Antonio, e lo spettacolare ma quasi sconosciuto mosaico del Nilo, dal Museo di Priverno. 
Infine due regali per i visitatori: Valerio Massimo Manfredi, archeologo e scrittore di fama internazionale, racconterà la storia di Cleopatra svelandone i segreti, e l’audioguida della mostra sarà data in omaggio a tutti.

Il percorso espositivo è suddiviso in nove sezioni: Cleopatra. L’ultima regina d’Egitto; La terra del Nilo; I sovrani ellenistici; Gli dei e il sacro nell’Egitto tolemaico; Le arti; I protagonisti, le vicende; Cleopatra e Roma. L’Egittomania; Nuovi culti a Roma; Roma conquistata: i nuovi faraoni.

Nella prima sala, ad apertura del percorso, è la magnifica Testa ritratto di regina tolemaica, probabilmente la stessa Cleopatra, datata alla seconda metà del I secolo a.C. e proveniente dai Musei Capitolini di Roma. Dopodiché si proseguirà con una sezione altamente suggestiva, dedicata all’affascinante ambiente fluviale del Nilo, che lascerà non solo gli adulti, ma anche i bambini, a bocca aperta: rari e finissimi mosaici e antichi brani pittorici ad affresco mostrano una straordinaria popolazione di ambiente acquatico – tra cui ippopotami, coccodrilli, rane, anatre selvatiche e ibis, insieme a fiori di loto, cespugli di papiro e pesci d’ogni genere – descrivendo l’incredibile fertilità di quel fiume, unica nel suo genere. Diverse opere testimoniano il forte ascendente che il mondo “esotico” delle sponde del Nilo ha nell’immaginario romano, come l’affresco da Pompei con Scena nilotica con pigmei cacciatori (55-79 d.C., Museo Archeologico Nazionale di Napoli), dove è raffigurata una impossibile battaglia tra i piccoli pigmei, coccodrilli e ippopotami, tipico soggetto di ispirazione alessandrina assai caro all’arte dell’Urbe.

In mostra anche coloro che fecero grande l’Egitto, a partire da Alessandro Magno (Testa idealizzata di Alessandro Magno, detta Alessandro Guimet, inizi II sec. a.C., Musée du Louvre), fondatore di Alessandria, la grandiosa e straordinariamente bella città costruita dal condottiero Macedone ed eretta a capitale del nuovo regno d’Egitto. I volti di alcuni dei suoi successori, i sovrani Tolemaici – detti anche Lagidi dal nome del primo di essi, Tolomeo Lago – che la ressero per 300 anni, fanno corona alla strepitosa icona marmorea del grande fondatore. 

Alla città e specialmente alla comunità multiculturale che l’abita e che ne fa il centro più vivo del Mediterraneo di allora è dedicato il passo successivo della mostra. Antichi dei egizi e greci e anche nuove divinità popolano il cielo e l’oltretomba dell’Egitto tolemaico, in una infinita varietà di modi e forme di cui la mostra espone opere bellissime: statue, papiri, sarcofagi, maschere, oggetti per il culto, il tutto realizzato in materiali preziosi che l’ambiente del deserto ha preservato alla perfezione. E ciò serve anche per comprendere al meglio l’unicità della cultura della quale Cleopatra, regina colta come pochissime altre nella storia, è figlia ed ultima esponente. 

Segue una sezione che ha per protagonisti i principali personaggi della complessa vicenda che ha luogo allo scadere della Repubblica romana e che descrive gli avvenimenti di quel tempo: Gneo Pompeo e Giulio Cesare, anzitutto, in lotta per il potere a Roma, e poi l’incontro di Cesare con Cleopatra VII, da cui nascerà Tolomeo XV Cesarione; quindi Marco Antonio e Ottaviano, alleati vendicatori dell’omicidio di Cesare; infine, la nuova coppia Cleopatra e Marco Antonio e i figli di questi, i gemelli Alessandro Helios e Cleopatra Selene e, ultimo, Tolomeo Filadelfio. Vicende straordinarie che hanno ridisegnato la storia e la geografia del Mediterraneo nella seconda metà del I secolo a. C, qui raccontate attraverso capolavori come il Ritratto di Giulio Cesare (30 a.C. ca., Musei Vaticani) e quello di Cleopatra ritrovato a Roma (ca. 45 a.C., Musei Vaticani), oltre che da splendidi cammei, preziose monete e altri rarissimi oggetti.

La mostra indaga poi gli “anni romani” di Cleopatra (dal 46 al 44 a.C.) quando – come testimoniano preziosi e rari documenti archeologici – il costume e la moda dell’Urbe cambiano, sotto l’influenza della regina e della sua corte. Mentre le matrone iniziano ad acconciarsi all’egizia e a indossare monili elaborati sull’immagine del sacro ureo (il serpente simbolo della regalità e dell’immortalità dei sovrani), case, ville e giardini si rivestono di pitture, mosaici, sculture e arredi ispirati al “magico” regno: è “egittomania”. Artisti e artigiani alessandrini si trasferiscono a Roma e in altri importanti centri dell’Impero, per rispondere con maggiore celerità e adeguatezza alle crescenti richieste della classe patrizia locale. Lo dimostrano opere di alta oreficeria, tra cui spicca il Bracciale a corpo di serpente (I. sec. a.C.-I sec. d.C., Museo Archeologico Nazionale di Napoli), ritrovato tra i beni di una matrona, forse la proprietaria della celebre Casa del Fauno a Pompei; oppure la statua raffigurante la Sfinge (I sec. d.C., Museo Archeologico Nazionale, Napoli) accovacciata con il copricapo simbolo della regalità faraonica, che aveva funzione decorativa per una fontana nel giardino di una domus della città vesuviana, insieme ad affreschi, mosaici, prezioso vasellame da mensa in argento e in alabastro, ritrovati a Roma e nel mondo romano.

Irrompono nel Panteon romano, anche se con resistenze da parte della classe più conservatrice del senato – i culti egizi, a cominciare da quello di Iside, dea patrona della vita ma anche della navigazione così importante per Roma. La ammiriamo ritratta sia nelle vesti tradizionali egizie – quelle indossate da Cleopatra, incarnazione della dea secondo la religione egizia, dal 36 fino alla morte avvenuta nel 30 a.C. -, sia in quelle ellenistico-romane, mentre allatta il dio bambino Horo. Insieme con lei sono Anubi, protettore dei defunti, di cui si espone una bellissima Statua (I sec. a.C. – I sec. d.C., Museo Archeologico Nazionale, Napoli), che raffigura la divinità dalla testa di cane e il corpo di Hermes-Mercurio, prodotto dell’ellenizzazione della divinità egizia, Bes, “gnomo” benefico, Arpocrate ragazzino, raffigurato su piccole steli a carattere magico, e altri ancora.

Conquistato l’Egitto nel 30 a.C. e scomparsi di scena perchè suicidatisi nello stesso anno M. Antonio e Cleopatra, i nuovi regnanti – anzitutto Cesare Ottaviano, “Augusto” e principe dal 27 a.C.- devono adeguarsi alle millenarie tradizioni della terra del Nilo per essere accolti e riconosciuti come sovrani dalla popolazione. Cleopatra è in qualche modo vendicata: Augusto siede sul trono che fu suo e di suo figlio Cesarione, fatto ammazzare nel frattempo dal vincitore, e ne prosegue il ruolo di dio-faraone. Così lo vediamo, vestito a puntino dell’abito tradizionale egizio e degli attributi faraonici (il copricapo nemes anzitutto) in un unicum museale, dal Museo Champollion di Figéac: un rilievo dipinto proveniente dal tempio da lui eretto a Kalabsha in Bassa Nubia.

In mostra stanno anche Tiberio, sempre raffigurato come faraone, un misterioso quanto affascinante Ritratto di imperatore romano come faraone del I secolo d.C. proveniente dal Louvre e altri successori di Augusto, come Nerone e probabilmente Domiziano, quest’ultimo propugnatore dei culti isiaci a Roma. 
Aegypto capta, “L’Egitto conquistato”, è inciso sul dritto delle monete coniate da Ottaviano intorno al 28-27 a.C., dopo la vittoria su Antonio e Cleopatra. Ma la mostra intende raccontare come in realtà fu anche Roma a subire l’indiscutibile fascino dell’Egitto e a rimanerne a sua volta conquistata.

Cleopatra VII Thea Filopatore, ultima regina d’Egitto che regnò dal 69 al 30 a.C. segna infatti in modo indelebile la sua epoca. Non particolarmente bella ma seducente, intelligente e risoluta, dotata di intelletto brillante, colta e raffinata, fonda la sua forza sulla sua personalità libera e indipendente. Vera e propria “star” ante litteram, la sua presenza ha un impatto culturale, oltre che politico, che difficilmente si può riscontrare nelle epoche a seguire. Destinata fin da subito a divenire un’icona, Cleopatra è di certo una delle figure più discusse e rappresentate in ogni forma e modo.

La mostra è aperta fino al 2 febbraio 2014

Chiostro del Bramante
Via della Pace
00186 Roma
www.chiostrodelbramante.it 

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