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Referendum: le false verità del SÌ e le ragioni per votare NO

Imagoeconomica

Le ragioni per il Sì al referendum di riduzione dei membri del Parlamento (previsto il 20 settembre 2020) si stanno squagliando come neve al sole. Questa riforma costituzionale, nata come sentimento populista e antipolitico da parte di M5S, ha perso la sua spinta antipartito quando quasi tutti i partiti presenti al Parlamento (persino quelli contrari come il Pd) hanno optato per la riduzione dei parlamentari. Lo stesso M5S per bocca di Di Maio, ora nega che si tratti di una manovra antipolitica e antipartitica. Ma deve anche ammettere che di risparmi ce ne saranno proprio pochi, come dicono tutti, tanto che le spese per sostenere questa legge di riforma costituzionale e per il referendum finiranno per mangiarsi gran parte dei risparmi previsti.

Se non si tratta di una manovra antipolitica e se non ci sono risparmi di spesa, allora perché ridurre il numero dei Parlamentari? I sostenitori (forzati) del Sì finiscono per arrampicarsi sugli specchi e portano avanti motivazioni peregrine o risibili. I Cinque Stelle sostengono che va fatto, perché lo avevano promesso. È come i bambini quando rispondono… Perché sì! Se si promette una cosa inutile anzi dannosa, forse sarebbe più logico rimangiarsi la parola data e ammettere di aver fatto un errore.

Altri sostengono che, alla fine, poi non farà grossi danni, ma questo non è un motivo valido per farlo, anzi al contrario, pur se i danni fossero marginali.

Altri, purtroppo anche il professor Valerio Onida, che stimo, sostengono che va detto sì al referendum per non generare una frattura con tutto il Parlamento che ormai lo ha votato. Ma, se così fosse, allora andrebbero aboliti tutti i referendum perché si tengono proprio per verificare se la gente la pensa in modo diverso rispetto al Parlamento.

C’è anche chi dice (il Pd) che la riduzione si può fare, ma solo se si cambia il sistema elettorale, per evitare che non ci siano rappresentanze per le minoranze e per alcuni territori. Già, ma la legge elettorale non è una riforma costituzionale, bensì una legge normale, sicché nessuno vieta che domani, chi vincesse le nuove elezioni, la cambi nuovamente, così come sta avvenendo continuamente in Italia dagli Anni 90 in poi, sicché questa garanzia non esiste proprio.

Poi ci sono quelli che ritengono che, una volta ridotto di numero, allora il Parlamento, finalmente, sarà costretto a modificare le sue procedure e a funzionare meglio. Poveri illusi! Se il Parlamento funziona male con gli attuali membri, funzionerà peggio con un numero di membri inferiore, a meno che non si modifichino prima le funzioni del Parlamento. E questo è proprio il motivo forte per dire No a questa riduzione di parlamentari. La sola via per ridurre il numero dei parlamentari (se lo si ritiene necessario) e far funzionare meglio il Parlamento resta quella dell’abolizione del bicameralismo perfetto.

Se si abolisse una delle due Camere o la si specializzasse in limitati campi esclusivi, allora, si potrebbe avere una riduzione dei parlamentari e una maggiore efficienza legislativa, oltre che a una maggiore stabilità di Governo che non dovrebbe più fare la spola tra Camera e Senato per avere la fiducia e per evitare di finire continuamente in minoranza. Questa è la soluzione della maggior parte dei grandi paesi e questa è l’unica soluzione valida per l’Italia.

Ridurre il numero dei parlamentari lasciando il sistema bicamerale come oggi è, significa mortificare la rappresentanza politica delle minoranze e caricare su meno persone il lavoro e le procedure immaginate per un numero maggiore di membri, quindi significa peggiorare, e di molto, il nostro già carente sistema legislativo. Questa è una ragione forte e valida perché al referendum del 20 settembre si vada a votare, in particolare nei territori dove non ci saranno elezioni amministrative, e in maggioranza votare No.

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