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Reddito di cittadinanza 2023: cosa cambia con la legge di Bilancio, chi lo perde? Cosa succede dal 2024? Le ultime novità

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Il reddito di cittadinanza cambia volto. A partire dal 1° gennaio 2023 il Governo di destra guidato da Giorgia Meloni introdurrà modifiche sostanziali al sussidio nato nel 2019 con il Governo Conte I. Si partirà con un regime transitorio della durata di un anno per poi arrivare, nel 2024, all’abolizione del reddito di cittadinanza e alla migrazione verso altri strumenti destinati alle categorie fragili e inabili al lavoro. Tre le modifiche al reddito di cittadinanza 2023 che porteranno a quella mini-rivoluzione promessa in campagna elettorale: 

  1. per gli occupabili il reddito di cittadinanza avrà una data di scadenza: durerà al massimo 8 mesi;
  2. il reddito di cittadinanza decadrà dopo il primo no a un’offerta di lavoro congrua;
  3. Si potrà lavorare da stagionali senza rinunciare al sussidio.

Reddito di cittadinanza 2023: cosa cambia con la nuova legge di Bilancio?

In base a quanto stabilito dal Governo Meloni nell’ambito della nuova legge di Bilancio, fino al 31 dicembre 2022 tutto rimane com’è. Dal giorno dopo, e dunque dal 1° gennaio 2023, entrerà in vigore un periodo transitorio della durata di un anno durante il quale le persone tra i 18 e i 59 anni abili al lavoro, ma che non abbiano all’interno del loro nucleo familiare persone con disabilità, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età percepiranno il reddito di cittadinanza per 8 mesi e non più per gli attuali 18 rinnovabili. Passando dalla teoria alla pratica, chi riceve già il reddito lo perderà a partire dal 1° settembre 2023. Nel corso del periodo di percezione gli occupabili dovranno partecipare a corsi di formazione o riqualificazione professionali, pena la decadenza del reddito di cittadinanza. Il sussidio decadrà anche nel caso in cui si rifiuti la prima offerta congrua. Oggi sono due, in principio erano tre. 

Secondo quanto previsto, inoltre, aumenteranno anche i controlli. “Stiamo parlando anche con l’Inps per cercare di mettere a sistema i controlli utilizzando al meglio informazioni e banche dati, ci sarà un’attenzione specifica per verificare l’effettiva presenza sul territorio dei percettori nel caso siano lavoratori stranieri”, ha anticipato la ministra del Lavoro, Elvira Calderone.

Reddito di cittadinanza 2023: chi lo perde? 

Come detto, a perdere il diritto al reddito di cittadinanza dopo 8 mesi saranno i cittadini occupabili, che tra coloro che oggi percepiscono il sussidio sono uno su tre. Secondo le prime stime le modifiche interesseranno 404mila nuclei familiari su 1,039 milioni che attualmente percepiscono il reddito di cittadinanza. Per altri 635mila non cambierà nulla.

Chi manterrà il reddito di cittadinanza?

I non occupabili, i fragili, i disabili, le donne in gravidanza, gli occupabili che all’interno del nucleo familiare hanno persone con disabilità, minori o persone a carico con un’età di almeno 60 anni. Tutte queste categorie continueranno ad avere il beneficio fino alla fine del 2023.

Si potrà ancora chiedere il sussidio?

Sulla questione per il momento non c’è alcuna certezza, ma secondo le prime indicazioni arrivate da Palazzo Chigi, ci sarebbe la volontà di non consentire più la presentazione di nuove richieste per il reddito di cittadinanza già a partire dai primi mesi dell’anno prossimo.

Reddito di cittadinanza compatibile con il lavoro stagionale

Un’altra novità importante riguarderà gli stagionali. Quest’estate abbiamo assistito tutti alle lamentele di ristoratori, proprietari di stabilimenti balneari, imprenditori che, a detta loro, non riuscivano a trovare personale stagionale a causa dei rifiuti di chi percepisce il reddito di cittadinanza. Per ovviare a questa situazione il Governo ha stabilito che chi percepisce il sostegno può effettuare lavori stagionali a condizione che la retribuzione non superi i 3.000 euro l’anno.

Reddito di cittadinanza: cosa succede dal 2024?

Il governo voleva interrompere l’erogazione del sussidio ai cittadini occupabili già a partire dal 1° gennaio del 2023, ma lo stop secondo la ministra del Lavoro Elvira Calderone avrebbe avuto dei “costi sociali ingenti” perché centinaia di migliaia di persone si sarebbero ritrovate immediatamente senza reddito. Si è dunque optato per un percorso più soft, introducendo un periodo di transizione che durerà un anno durante il quale gli occupabili percepiranno il sostegno per circa 8 mesi. Dal 2024 il reddito cittadinanza dovrebbe poi essere totalmente abolito e al suo posto arriveranno due nuovi strumenti: uno per i poveri e le categorie fragili che non possono lavorare, il secondo destinato a chi può farlo: queste persone avranno a disposizione programmi di formazione e collocamento. Ricordiamo però che sin dalla sua entrata in vigore, con i centri dell’impiego e i navigator, la parte di “politiche attive del lavoro” è sempre stata presente nell’impostazione del reddito di cittadinanza. Il problema è che, numeri alla mano, non ha mai funzionato. In ogni caso, la nuova riforma per il momento esiste solo in teoria. Nella pratica sarà progettata nei prossimi mesi. 

Quanto risparmia lo Stato con le nuove regole?

Con le regole attuali, per il reddito di cittadinanza lo Stato spende circa 8 miliardi l’anno. Interrompendo l’erogazione del sussidio agli occupabili già da gennaio, lo Stato avrebbe risparmiato circa 1,8 miliardi di euro. Con il regime transitorio introdotto con la legge di Bilancio i risparmi ammonteranno, secondo il ministero dell’Economia, a 734 milioni di euro per il 2023. I fondi risparmiati confluiranno in un fondo ad hoc che finanzierà la riforma complessiva per il sostegno alla povertà e all’inclusione.

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