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Recovery Fund con Eurobond: chi prima arriva prima incassa

Photo by Sara Kurfeß on Unsplash

La Commissione europea lancerà gli eurobond per finanziare il Recovery Fund appena tutti i Paesi avranno ratificato la decisione di aumentare le risorse del bilancio Ue; il che, al più presto, accadrà a luglio. Ma i Parlamenti hanno anche un altro buon motivo per sbrigarsi: i più veloci ad approvare i rispettivi Revocery Plan incasseranno prima degli altri la rata iniziale di aiuti (pari al 13% della quota destinata a ogni Paese). Lo ha fatto sapere il commissario al bilancio, Johannes Hahn, precisando che saranno raccolti sul mercato circa 800 miliardi a prezzi correnti fra il 2021 e il 2026, al ritmo medio di circa 150 miliardi l’anno. La cifra di 750 miliardi di cui si parla comunemente è ai prezzi del 2018. Il prestito obbligazionario sarà rimborsato entro il 2058.

Sulla procedura, tuttavia, pende la sentenza della Corte costituzionale tedesca, che sta esaminando un ricorso contro la decisione del parlamento di Berlino di aumentare le risorse del bilancio Ue (a cui è ancorato il Recovery Fund). Hahn ha detto che “non c’è un piano B” in caso di bocciatura da parte dei giudici tedeschi, ma allo stesso tempo ha assicurato di essere “molto fiducioso” di ottenere un via libera, considerando la solidità della base giuridica dell’operazione.

Tornando ai dettagli tecnici, la Commissione ha fatto sapere che lancerà principalmente EU-Bonds con scadenza fra 3 e 30 anni, ma comincerà con titoli a scadenza inferiore a un anno, i cosiddetti EU-Bills, per gestire la liquidità in maniera più flessibile.

Bruxelles precisa, inoltre, che “continuerà a coordinarsi con altri emittenti, compresi gli Stati membri della Ue e altre entità sovranazionali”. L’obiettivo è evitare la concorrenza con le altre emissioni di debito sovrano nazionale.

Intanto, la Bce scrive nel suo rapporto annuale che il Recovery Fund può far crescere del 5% il Pil dell’area euro se usato pienamente. Secondo Francoforte, le risorse di bilancio che la Ue ha messo a disposizione “potrebbero coprire circa un terzo del fabbisogno di finanziamento sovrano originato dalla crisi nei Paesi dell’area dell’euro ad alto debito e ridurre il loro debito dichiarato in media di circa il 6% del pil entro il 2026”.

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Categories: Finanza e Mercati