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Quirinale, il Parlamento boccia Casellati: il forcing della destra è un boomerang

Imagoeconomica

Si affacciano sulla scena i franchi tiratori. Nell’ambito della quinta votazione per l’elezione del Presidente della repubblica, la candidatura di Elisabetta Casellati si ferma a 382 voti, un numero di gran lunga inferiore ai 453 grandi elettori del centrodestra e ai 441 che si sono astenuti nella seduta di ieri. Ma soprattutto, un risultato lontano dalla soglia dei 400 voti, il limite fissato dalla coalizione formata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia per riprovarci nella seconda votazione (la sesta) in programma dalle 17 di oggi pomeriggio.

A Montecitorio tornano i franchi tiratori 

A conti fatti, dunque, dovrebbero essere almeno 71 i franchi tiratori che hanno affossato definitivamente la candidatura dell’attuale Presidente del Senato, diventata “la vittima sacrificale” di questa elezione, come accaduto a Romano Prodi nel 2013 e a molte altre figure di spicco nelle precedenti elezioni presidenziali.

Come da tradizione in questi casi, i malumori cominciano a serpeggiare nella coalizione “sconfitta”. Sotto accusa ci sono Coraggio Italia e Forza Italia (partito quest’ultimo a cui appartiene Casellati), con la Lega che rimarca la sua compattezza e dice di guardare altrove. Ancora più chiara la leader di Fdi, Giorgia Meloni, che attraverso una nota commenta: “Fratelli d’Italia, anche alla quinta votazione, si conferma come partito granitico e leale. Anche la Lega tiene. Non così per altri. C’è chi in questa elezione, dall’inizio ha apertamente lavorato per impedire la storica elezione di un presidente di centrodestra. Le decine di milioni di italiani che credono in noi non meritano di essere trattati così. Occorre prenderne atto, e ne parlerò con Matteo Salvini, per sapere cosa ne pensa”.

Il risultato arriva in seguito a una “forzatura” del centrodestra, che stamattina aveva deciso di candidare la seconda carica dello Stato, nonostante sul suo nome fossero già stati espressi nei giorni scorsi pesanti veti da Pd e Italia Viva. Sembrava essere più possibilista invece il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che tuttavia stamane aveva aspramente criticato il metodo utilizzato dalla coalizione di centrodestra, annunciando l’astensione del suo partito, di pari passo a quella degli alleati in maggioranza Pd e Leu (gli astenuti sono stati in totale 406).

Verso la sesta votazione 

Adesso inizia il secondo tempo”, dicono adesso i rappresentanti di entrambe le fazioni, con il centrosinistra pronto ad avviare le trattative galvanizzato dal risultato della quinta votazione e il centrodestra che, dopo aver fatto i conti con la scomoda realtà, potrebbe essere intenzionato a trattare su un nome super partes.

Il totonomi, d’altronde, non si è mai fermato con le varie figure che guadagnano o perdono consensi da un’ora all’altra. Ha recuperato forza la candidatura di Pier Ferdinando Casini, su cui potrebbero convergere i voti di entrambi gli schieramenti, mentre sullo sfondo si staglia sempre la figura del Premier Mario Draghi, chiuso a Palazzo Chigi in attesa di capire quali saranno le decisioni dei partiti. Da tenere in considerazione, nonostante i ripetuti rifiuti, anche la possibilità di un secondo mandato per il Presidente uscente Sergio Mattarella, dopo la pioggia di voti ricevuti alla quarta votazione (oggi sono stati 44).  

“Non escludo l’ipotesi che possa esservi anche un Mattarella bis – ha confermato stamattina Matteo Renzi su Radio Leopolda -, sarebbe una forzatura nei confronti di Mattarella e oltremodo scorretto ma al venerdì mattina o la vicenda si risolve nelle prossime ore o questa ipotesi è in campo con tutta la sua forza”. 
Sul tavolo, anche nomi di figure lontane dalla politica come Sabino Cassese e Giampiero Massolo.

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