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Piazza Affari da migliore a peggiore: giù le banche, sale solo Mps

Frenano i listini azionari dopo quattro giorni di rialzo. In attesa che si concretizzino gli accordi sulle banche, a partire da Monte Paschi, i titoli del comparto sono sottoposti a forte volatilità. Anche per questo l’indice Ftse Mib ha chiuso con un ribasso di poco superiore all’1,1% a quota 18.559 punti, la peggiore performance tra le Borse europee. In lieve ribasso Francoforte e Madrid. Parigi +0,3%. In terreno positivo anche Londra.  Prevalgono le prese du beneficio sulla sterlina nel giorno dell’insediamento di Theresa May a premier della Gran Bretagna: la divisa passa di mano per 1,3187 dollari (da 1,3241 dollari). L’euro-sterlina è pari a 0,8415 (da 0,8356). 

La percentuale degli azionisti di Deutsche Boerse favorevoli alla fusione con il London Stock Exchange ha superato nel pomeriggio la soglia del 50%.

Oltre alle banche pesa su Milano il dato sull’inflazione in calo dello 0,4% lo scorso giugno rispetto all’anno precedente. Lo spread Btp/Bund è risalito in area 134 punti, nonostante il decennale italiano resti prossimo al recente minimo di 1,12%, il livello più basso da marzo dell’anno scorso.

Il Tesoro italiano ha collocato stamane 7,5 miliardi di Btp a 3, 7, 15 e 20 anni, con rendimenti in calo e ai minimi storici su tutte le scadenze ad eccezione della triennale (-0,04%). Il decennale italiano resta prossimo al recente minimo di 1,12%, il livello più basso da marzo dell’anno scorso. La Germania ha venduto 4,038 miliardi di euro del nuovo Bund decennale, il primo offerto a cedola zero. Il titolo ha segnato un rendimento negativo dello 0,05%.   

Le prese di beneficio sono piovute sulle azioni delle banche, dopo l’ottima performance della vigilia. Banco Popolare e Ubi hanno perso oltre il 6%.

Rallenta anche Unicredit -3,5% dopo una seduta all’insegna della volatilità: nell’arco della giornata il titolo ha oscillato da un minimo di 2,0120 euro a un massimo di 2,21 euro. Il mercato si aspetta che la prossima mossa di Mustier arrivi dalla Turchia. Dopo la cessione delle quote in Fineco e Bank Pekao, presto potrebbe toccare a Yapi Kredi. Bene Mediobanca +0,79%.

Al centro delle attenzioni è stata soprattutto Monte Paschi +5,39% sull’ipotesi che l’istituto senese riesca a disfarsi a breve di 10 miliardi di sofferenze nette, come richiesto dalla Banca centrale europea, che pero’ ha dato tre anni di tempo per portare a termine l’operazione. Dopo una maxi-cartolarizzazione Rocca Salimbeni con grande probabilità dovrà procedere a un aumento di capitale che dovrebbe essere garantito dallo Stato.

Segno più anche per Banca Carige +4,08%, con un balzo del 27% negli ultimi quattro giorni (contro il 24% di Mps).

La Borsa americana è sulla parità. L’indice S&P500 guadagna lo 0,1% a 2.154 punti. Dow Jones invariato.

Non ci sono dati macroeconomici di rilievo, in attesa della pubblicazione, domani, della trimestrale di JP Morgan -0,5%. Secondo il consensus di Bloomberg, la prima banca degli Stati Uniti registrerà nel secondo trimestre del 2016 un utile per azione (EPS) di 1,43 dollari, in calo del 4% rispetto al secondo trimestre del 2015. 

Il dollaro si indebolisce su euro a 1,108, da 1,105 della chiusura.

Il petrolio Brent perde l’1,4% a 47,7 dollari, dopo che, a sorpresa, le scorte di greggio sono cresciute di 2,2 milioni di barili.

Sul fronte societario gli spunti più interessanti riguardano i pharma: Juno Therapeutics avanza del 24%: la Food and Drug Administration ha revocato lo stop allo sviluppo in fase clinica di un farmaco antitumorale.  Amgen sale dello 0,2% in attesa del via libera al farmaco low cost per la cura dell’artrite reumatoide.

Tornando a Piazza Affari, al di à delle banche va segnalato il tonfo di Telecom Italia -5,27% a 0,6590 euro (ieri aveva guadagnato il 4,5%). Moody’s ha confermato il rating BA1 con Outlook negativo.

Tra i petroliferi si mette in evidenza Saipem +2,4%. Gli scambi hanno spinto la quotazione su livelli che non si vedevano da aprile a 0,4370 euro, malgrado la brusca frenata del Brent (-4,5% a 46,30 dollari) seguita a dati deludenti sulle scorte Usa. Per la società dei servizi all’industria petrolifera è il quinto rialzo di seguito.

. Sempre più calda la sfida Rcs. L’Opas lanciata da Cairos, che fino a ieri aveva raccolto adesioni formali per il 9,5%, ha incassato nel pomeriggio l’adesione dei fondi Antares (3,5% del capitale) mentre l’opa della cordata Imh è salita nel frattempo, con acquisti sul mercato effettuati in giornata, al 26,42% (dal 24,25% di ieri sera), avvicinandosi così sempre di più alla soglia minima di adesione all’offerta promossa, ovvero il 30%.

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