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Pensioni, Fornero: “Riforma c’è, ora accelerare”

I contenuti ci sono, ora bisogna puntare sulla velocità. La riforma delle pensioni “è già stata largamente fatta, ma necessita di tempi più accelerati” di quelli previsti. Parola di Elsa Fornero, neo ministro del Lavoro, intervenuta oggi all’assemblea della Confederazione nazionale dell’artigianato.

E’ possibile che le nuove misure vengano presentate la prossima settimana alle parti sociali, per iniziare poi il loro cammino parlamentare. Un iter che dovrebbe essere particolarmente veloce, stando all’accordo raggiunto ieri sui provvedimenti anti crisi fra il premier Mario Monti e i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani.

L’approvazione definitiva dovrebbe arrivare entro fine anno, ma non è escluso che alcuni interventi vengano anticipati con il decreto correttivo che l’Esecutivo dovrebbe varare prima del 9 dicembre, quando si svolgerà il prossimo consiglio Ue.

Bisognerà aspettare ancora qualche giorno per sapere con certezza quali saranno le decisioni finali del governo. Stando a quanto trapelato fino ad oggi, tuttavia, dovrebbero essere tre le direttrici lungo le quali verrà modificato il sistema della previdenza. Eccole:

1. Contributivo pro rata per tutti i trattamenti. Il metodo di calcolo della pensione fondato sui contributi versati dovrebbe essere generalizzato a discapito del modello retributivo, che invece tiene conto delle ultime buste paga ricevute. La novità dovrebbe riguardare solo i contributi versati a partire dall’anno prossimo. I vecchi metodi di calcolo misto rimarranno validi per l’ammontare maturato fino al prossimo 31 dicembre.

2. Superamento delle pensioni di anzianità. In alternativa, per questo genere di trattamenti, è possibile l’anticipo dal 2013 al 2012 della “quota 97”.

3. Accelerazione sull’innalzamento dell’età pensionabile. Il meccanismo di aggancio all’aspettativa di vita potrebbe partire già dal prossimo anno. E’ probabile inoltre che venga elevata – e in tempi brevi – la soglia per il pensionamento delle donne nel settore privato.

Per superare le prevedibili resistenze, il governo sembra voler puntare su un meccanismo flessibile: possibilità di ritirarsi fra i 63 e i 70 anni, con penalizzazioni per chi sceglie di abbandonare il lavoro prima dei 65 anni e incentivi per chi resiste oltre questa soglia.

Di fronte a prospettive di questo tipo, da settimane moltissimi lavoratori italiani hanno iniziato a fare i conti. Chi ha maturato i requisiti per il ritiro (la beneamata “quota 96”) sta valutando la possibilità di fuggire a gambe levate dal posto di lavoro. Oltre alle incertezze legate alle future finestre di pensionamento, scegliere di continuare a lavorare oggi potrebbe comportare una pensione più leggera domani. Sarebbe questo un effetto paradossale del nuovo modello contributivo pro rata.

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