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Mediobanca: “Dopo l’estate manovra da 10 miliardi per l’Italia”

In autunno il governo Renzi sarà costretto a varare una manovra da “almeno 10 miliardi di euro”. La previsione è di Mediobanca Securities, che in un lungo studio pubblicato ieri definisce “inevitabile” una nuova correzione dei conti pubblici entro l’anno, nonostante le ripetute smentite sul tema arrivate da vari membri dell’Esecutivo nelle scorse settimane.  

Secondo gli analisti, la crescita del Pil inferiore allo 0,8% prospettata dal Governo comporterà che si debbano cercare almeno 10 miliardi di euro in nuove risorse dopo l’estate, tramite aumenti delle tasse o altri tagli alla spesa, che penalizzeranno ulteriormente la crescita, per rispettare il vincolo del 3% del deficit.

Lo studio si sofferma poi sui potenziali benefici che arriveranno dall’azione del Governo, ma i cui impatti positivi si avvertiranno non prima del 2015: “Fa bene Renzi ad aprire a un supporto keynesiano alla crescita tramite investimenti pubblici – scrive Mediobanca –, perché pensiamo che sia l’unico modo per rimettere rapidamente l’Italia sulla via della crescita”. 

Il problema è che l’Europa, prima di concedere flessibilità sui conti pubblici, vuole le riforme e questo lascia l’Italia con un problema da 10 miliardi nel breve termine. Sarà insomma l’Europa a dettare la velocità del successo dell’azione del Governo, perché senza flessibilità è difficile vedere come l’Italia possa trovare le risorse di cui ha bisogno per finanziare le riforme, sottolinea il rapporto. 

Il mix di riforme che compongono la Renzinomics vale 21 miliardi di euro nel 2015 nei calcoli di Mediobanca Securities, ma per il 30-50% le risorse devono avere il via libera dell’Europa. Renzi quindi “deve parlare più forte in Europa se vuole un allentamento o un rinvio del Fiscal Compact”. Se il Fiscal Compact venisse ignorato e il debito/Pil venisse mantenuto all’attuale 135%, si libererebbero risorse per 26 miliardi nel primo anno e di 77 miliardi nel quarto. 

D’altro canto, sul fronte interno, Renzi, dopo lo storico successo alle elezioni europee che ha anche “obbligato il M5S a riconoscere la sua leadership e ad aprire un dibattito sulle riforme”, ha tutte le condizioni a suo favore per far accelerare il treno delle riforme. Insomma, “o adesso o mai”. 

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