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Mediaset, il divorzio da Sky costa 500mila spettatori. Tempesta sulla Rai per Vespa – Casamonica

Il divorzio volontario da Sky non fa bene a Mediaset. Il primo giorno di assenza dalla piattaforma di Murdoch è costato al Biscione più di 500mila spettatori.

Il danno maggiore lo ha ricevuto la prima serata. Nonostante a Cologno Monzese avessero deciso di giocarsi la carta Checco Zalone, mandando in onda il film campione d’incassi “Casco dalle Nubi”, i dati Auditel registrano “solo” 3 milioni e 802mila spettatori, a fronte dei 4 milioni 341 del martedì della settimana precedente. Non va meglio in termini di share, con Canale 5 che scende dal 19,97 al 15,74%.

Da segnalare invece i progressi di Rete 4  e Italia 1: la prima ha guadagnato 50 mila spettatori rispetto a martedì 1°settembre, la seconda è addirittura cresciuta di 300mila nonostante il criptaggio.

Sommando i risultati delle  tre reti però, i dati tornano ad essere negativi. L’oscuramento dei propri canali da Sky ha fatto perdere a Mediaset più di 2 punti percentuali di share (dal 29,99 al 26,27%).

Ma se Mediaset piange, la Rai non ride. Nonostante in termini di ascolti l’azienda di Stato non si possa lamentare, il record segnato ieri da Porta a Porta nella puntata dedicata ai Casamonica ha causato una raffica di polemiche e accuse.

Mentre il Campidoglio chiede le scuse formali dell’azienda, parlando di “Oltraggio a Roma”. Durissimo il commento di Ignazio Marino: “La partecipazione a una delle trasmissioni di punta del servizio pubblico Rai della famiglia Casamonica è grave. Oltre che paradossale. Ieri sera, infatti, più di un milione di spettatori hanno assistito sostanzialmente a un replay dei funerali spettacolari e mafiosi già finiti sui giornali. – continua il sindaco della Capitale- Se l’indecorosa messa in scena a piazza Don Bosco aveva trovato i responsabili dell’ordine pubblico impreparati e sorpresi, per un difetto di informazione, questa volta la ‘rappresentazione’ è stata studiata a tavolino. E dunque è senza scusanti. Credo che tutto ciò non sia accettabile in un servizio pubblico, – conclude Marino – specie in considerazione della gravità del rischio mafioso che pesa sulla città e delle minacce che subiscono quanti a Roma sono impegnati in prima persona contro le mafie”,

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