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Manovra, rinvio per pensioni e reddito di cittadinanza

Quirinale

Sorpresa: nel testo della legge di Bilancio che il Quirinale ha trasmesso al Parlamento non si parla né di reddito di cittadinanza né di quota 100 per le pensioni. Le due misure sono state stralciate dalla manovra e inserite in disegni di legge separati, verosimilmente per ammorbidire il giudizio della Commissione europea sulla finanziaria. In verità, i conti pubblici previsti per il 2019 non cambiano: gli stanziamenti per reddito di cittadinanza e per quota 100 rimangono inalterati, perciò il deficit-Pil dell’anno prossimo non si schioda da quel 2,4% tanto inviso a Bruxelles. Tuttavia, i soldi destinati a queste due misure restano per il momento virtuali e secondo la Ragioneria – che ha bollinato il testo – la manovra non genera “maggiori oneri sulla finanza pubblica” per il reddito di cittadinanza e la riforma della Fornero. Non solo: i due Ddl dovranno rispettare i tetti di spesa fissati dalla manovra e risparmi eventuali potrebbero essere utilizzati per altri scopi, come l’alleggerimento del disavanzo pubblico. Su questo fronte, comunque, non c’è alcuna certezza. Nell’inviare il testo alle Camere, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto accompagnare il passaggio con una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella quale gli ricorda l’opportunità di un dialogo costruttivo con la Ue.

La differenza più rilevante rispetto alla versione originaria della manovra è nei tempi. Dirottare le due misure cardine in disegni di legge scollegati dalla manovra (per la quale è prevista una corsia preferenziale in Parlamento) significa farne slittare l’approvazione definitiva e quindi l’entrata in vigore. È chiaro che la maggioranza cercherà di sbrigare le pratiche il prima possibile, ma a questo punto non si ha più la sicurezza che reddito di cittadinanza e quota 100 vedranno la luce prima delle elezioni europee di maggio.

TAGLI ALLE PENSIONI D’ORO

L’altra grande novità dell’ultima ora è la cancellazione dalla manovra del taglio (differenziato per fasce di reddito) alle cosiddette pensioni d’oro. In questo caso si tratta di un colpo di bianchetto vero e proprio. La misura valeva potenzialmente 300 milioni l’anno, ma è stata cassata – e non spostata – probabilmente perché nel Governo ha prevalso il timore di una bocciatura (quasi scontata) da parte della Corte Costituzionale. Secondo altre indiscrezioni, la sforbiciata potrebbe rientrare dalla finestra nelle prossime settimane con un emendamento parlamentare o del governo. Lega e M5S avrebbero trovato un’intesa per colpire gli assegni sopra i 90mila euro (esclusi quelli delle casse complementari). Ancora in forse l’entità dei tagli: si parla del 6% tra i 90 e i 120 mila euro, del 12% tra i 120 e i 160 mila euro e del 18% oltre i 160 mila euro.

FAMIGLIA E REGIONI

La bozza di manovra varata dalla Ragioneria è composta da 108 articoli, contro i 115 della prima stesura. È scomparso anche l’aumento di 100 milioni al fondo per le politiche della famiglia (natalità, maternità e paternità), ma – spiegano dal ministero competente – anche in questo caso si tratta di un semplice spostamento: quei soldi rispunteranno nella seconda sezione della manovra.

Tra i provvedimenti confermati, la riduzione dell’80% dei fondi sanitari-welfare alle Regioni che non taglieranno i vitalizi di presidenti e consiglieri regionali.

MATTARELLA SCRIVE A CONTE

“E’ mio dovere sollecitare il governo a sviluppare – anche nel corso dell’esame parlamentare – il confronto e un dialogo costruttivo con le istituzioni europee”, scrive Sergio Mattarella nella lettera inviata a Giuseppe Conte nel giorno del via libera alla presentazione alla Camera del testo della manovra. “Nel procedere a tale adempimento – scrive Mattarella – desidero rivolgermi al Governo, nel comune intento di tutelare gli interessi fondamentali dell’Italia, con l’obiettivo di una legge di bilancio che difenda il risparmio degli italiani, rafforzi la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli operatori economici e ponga l’Italia al riparo dall’instabilità finanziaria”.

Nella lettera il Presidente fa riferimento agli articoli 81, 97 e 117 della Costituzione, alle valutazioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio, previsto dalla legge costituzionale n. 1 del 2012, alle osservazioni e alla richiesta di chiarimenti e correzioni arrivata dalla Commissione europea.

MANOVRA ESPANSIVA, “BUCO” DI 28 MILIARDI 

La legge di bilancio comporta una riduzione delle entrate di 8,2 miliardi nel 2019 e maggiori spese per 19,8 miliardi. I dati sono contenuti nella relazione di presentazione della Legge di bilancio trasmessa alla Camera che quantifica gli effetti della Manovra.

“In termini di competenza le disposizioni previste con la Manovra di finanza pubblica comportano un peggioramento del saldo tendenziale del bilancio dello Stato di circa 28 miliardi nel 2019, 26,3 miliardi nel 2020 e 30 miliardi nel 2021”. I dati sono contenuti nella relazione di presentazione della Legge di bilancio trasmessa alla Camera che quantifica gli effetti della Manovra. Nella relazione si legge che “il governo ritiene che occorra una politica espansiva”.

Aggiornato alle 12:23 di giovedì 1 novembre 2018

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