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Made in Italy a Cuba, punta su turismo e farmaceutica

A Cuba la situazione politica risulta stabile e continua il lento processo di riforme attraverso la graduale apertura dell’economia al settore privato e agli investimenti esteri. La pianificazione economica continua comunque a essere il sistema preponderante. In questo contesto elementi di criticità, a livello sociale, sono legati alle condizioni di vita della popolazione, alle restrizioni ai diritti civili e politici e all’assenza di figure per gestire la futura transizione politica. Inoltre, pesa la mancanza di dati economico-finanziari aggiornati e credibili rendendo difficile la valutazione della situazione nel Paese. Petrocaribe è un’alleanza basata sullo scambio energetico tra il Venezuela e alcuni mercati dei Caraibi, con la possibilità per questi ultimi di acquistare petrolio venezuelano a condizioni di pagamento preferenziale. Il Venezuela offre a Cuba un aiuto quantificabile in 80-100 mila barili di petrolio al giorno. Come riportato dallo studio SACE, nel periodo 2008-13 l’attività economica è cresciuta a un tasso medio annuo del 2,7%, mentre le stime per il biennio 2014-15 indicano un rallentamento a +1%. A pesare sono soprattutto la bassa produttività del settore manifatturiero, il peggioramento delle ragioni di scambio e l’aumento dell’instabilità politico-economica in Venezuela, principale partner commerciale del Paese, con possibili ripercussioni sull’accordo Petrocaribe. Nel 2013 il PIL è stato superiore ai 77 miliardi di dollari, mentre il prodotto pro capite pari a circa 6,8 mila dollari. La struttura economica cubana resta tuttavia poco diversificata e caratterizzata da una base industriale limitata. Il governo sta cercando di rilanciare l’attività manifatturiera, aumentandone il valore aggiunto e il contenuto tecnologico, al fine di ridurre la dipendenza dalle importazioni. In particolare, le autorità prevedono un contributo positivo dall’industria dello zucchero, dalla produzione agricola e dal comparto hotel e ristoranti. Il settore turistico resta, infatti, uno dei principali fornitori di valuta estera del Paese insieme a quelli minerario (cobalto e nickel) e dei servizi professionali. Guardando al contributo del personal sanitario, circa 50 mila medici, infermieri, tecnici cubani prestano servizio nella regione caraibica, Brasile, Africa e nei Paese aderenti all’Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América (ALBA). Le entrate di questi settori non sono comunque sufficienti a compensare il fabbisogno di valuta necessario per il fabbisogno energetico e di beni di base.

Per accelerare lo sviluppo economico e l’apertura ai capitali stranieri è stata recentemente approvata la riforma della Ley de Inversión Extranjera il cui obiettivo è quello di incrementare le esportazioni, import substitution, sviluppo delle infrastrutture e del know-how tecnologico. La nuova legge apre la porta agli investitori stranieri in molti settori, dal turismo all’estrattivo, dall’agricolture all’industria farmaceutica, dall’a metallurgia al commercio all’ingrosso. Rimangono esclusi alcuni comparti, tra cui sanità, istruzione e difesa. Periodicamente il Ministerio del Comercio Exterior de Cuba (Mincex) predispone una lista aggiornata di opportunità di investimento (Cartera de Oportunidades de Inversion Extranjera), dove sono elencati i progetti varati, con il dettaglio delle operazioni e l’indicazione della controparte locale interessata ad avviare una partnership con investitori stranieri. Se si guarda all’obiettivo di attrarre investimenti esteri, sviluppare le infrastrutture e l’industria locale, il progetto di realizzazione della Zona Speciale di Sviluppo Mariel assume particolare rilevanza. L’area sorge in una zona geograficamente strategica (il porto più vicino agli USA) e sarà in grado di accogliere le navi post-Panamax, oltre a essere una possibile base operativa per l’esplorazione di greggio offshore e per la produzione industriale leggera e legata al ramo delle biotecnologie, settore trainante della ricerca cubana. La nuova legge e lo sviluppo della Zona Speciale offrono, insieme alle garanzie giuridiche sugli investimenti, una serie di benefici fiscali aggiuntivi rispetto a quanto previsto dal regime tributario ordinario. Le imprese straniere potranno operare nel Paese seguendo tre forme giuridiche: società mista, contratto di associazione economia e società a capitale completamente straniero. Le imprese con il 100% di capitale straniero non beneficiano dei vantaggi fiscali concessi alle altre due tipologie. Nonostante gli innegabili progressi sul fronte dell’apertura ai capitali stranieri, il flusso di investimenti in entrata rimarrà comunque al di sotto del potenziale causa embargo statunitense ancora vigente, regolamenti stringenti e un difficile contesto operativo. Uno dei limiti maggiori segnalati dagli operatori esteri è il permanere dell’obbligo di contrattazione del personale attraverso agenzie statali.

Le importazioni cubane dal resto del mondo sono cresciute del 6,5% nel 2013, raggiungendo quota 14,7 mld. I principali fornitori sono il Venezuela (33%), i mercati UE (23%), la Cina (10%) e i partner NAFTA (9%). L’export cubano è principalmente composto da nickel (19% sul totale), prodotti chimici (11%), zucchero (8,5%) e tabacco (5%) e, nel 2013, si è attestato a 5,3 mld (-5% rispetto al 2012). L’Italia rappresenta il secondo esportatore comunitario dopo la Spagna. La bilancia commerciale tra Italia e Cuba registra un surplus per il nostro Paese. Nel 2013 le esportazioni italiane sono state di circa 268 milioni di euro (+8,4%) e si sono concentrate nei settori della meccanica strumentale (33% del totale), gomma e plastica (13%), prodotti chimici (12%) e apparecchi elettrici (11%). I primi dieci mesi del 2014 hanno evidenziato un calo tendenziale dell’export del 17,3%. Le principali ragioni di tale contrazione risiedono nell’ancora stretto controllo dello Stato sulle importazioni, attraverso il sistema delle licenze, i limiti alla disponibilità di valuta estera, i ritardi nei pagamenti (attualmente negoziati a 360 giorni, a causa del deterioramento della bilancia dei pagamenti). Tuttavia, nonostante i vincoli burocratici, la nuova legge sugli investimenti stranieri possono offrire opportunità di crescita per il Made in Italy in diversi settori, tra cui meccanica strumentale, materiali in plastica e il settore chimico a supporto di biotecnologie e sviluppo di farmaci. In uno scenario ottimistico, SACE stima un export aggiuntivo di beni italiani tra il 2015 e il 2019 di circa 220 mln, mentre, in un lento miglioramento del contesto operativo, il maggior export si attesterebbe sui 70 milioni.

Ecco allora che la pur graduale e controllata apertura dell’economia agli investimenti stranieri rappresenta un primo passo verso la modernizzazione del Paese. Le opportunità per gli investitori vanno colte nei settori considerati strategici: turismo (si veda la costruzione di complessi alberghieri e residenziali, marine, campi da golf), industria farmaceutica, apparecchiature medico-sanitarie e diagnostiche, trasformazione alimentare, infrastrutture portuali e aeroportuali e, in prospettiva, il settore bancario-assicurativo. Questa rinnovata attenzione richiede tuttavia cautela nella valutazione dei rischi per via di una serie di regolamenti stringenti e un difficile contesto operativo. Resta infatti significativamente alto il rischio di mancato pagamento e ritardi per restrizioni al trasferimento e alla disponibilità di valuta, dal momento che non tutte le strutture dello Stato dispongono di fondi sufficienti per gli acquisti all’estero.

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