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L’incognita referendum fa volare lo spread

FIRSTonline

Non solo Trump. Anzi, nonostante Trump. A 20 giorni dal referendum costituzionale, la politica interna è entrata di prepotenza nel mercato azionario italiano. Nel generale rialzo dei tassi di interesse e parallelo rafforzamento del dollaro con cui i mercati finanziari rispondono all’elezione di Donald Trump, una nota distingue il Bel Paese: è mancato al listino italiano il sostegno delle banche, che invece ha caratterizzato le altre piazze europee, trascinate dal vento di Wall Street. E così, a fronte del rialzo di Deutsche Bank (+4%) impallidiscono le banche italiane più solide: Intesa cede lo 0,4%, Ubi perde l’1,7%, Pop. Emilia -0,2%. Le voci su un possibile scioglimento spingono Société Générale a Parigi ma non Unicredit che, dopo una giornata di grandi contrasti, chiude a +0,4%.Fa storia a sé Monte Paschi (+10%), che segue un copione tutto suo.

Sui mercati, intanto, si è diffusa la convinzione che, per dirla con Margie Patel di Wells Fargo, “siamo entrati in un nuovo paradigma: c’è la possibilità che, dopo 35 anni di tassi in ribasso, si volti pagina”. Secondo questa tesi lo stimolo fiscale voluto da Trump, coniugato col protezionismo ed erogato ad un’economia vicina alla piena occupazione, produrrà un’accelerazione dell’inflazione e un inasprimento della politica monetaria, a tutto vantaggio del dollaro forte e dell’indebolimento dei Bond. Al contrario, sia la Bce che la Bank of England non potranno che mantenere politiche monetarie espansive anche per bilanciare l’inasprimento delle condizioni monetarie dovuto al rialzo dei rendimenti trainato dai titoli Usa. Il ragionamento fila ma, fa notare Giuseppe Sersale di Anthilia, “lo stimolo fiscale che ha prodotto tutte queste attese arriverà per lo meno tra un semestre, e comunque ci metterà un po’ a produrre effetti su ciclo e inflazione”.

BRUCIATI IN 4 GIORNI 1,500 MILIARDI DI BOND

Non sono da escludere, perciò, correzioni temporanee oggi dopo le violente vendite degli ultimi giorni che hanno portato i decennali Usa ad un rendimento del 2,26% (stamane in calo a 2,2153%, primo ribasso di 4 punti dopo sei sedute) e i trentennali oltre al 3%. La pioggia di vendite sulle obbligazioni degli ultimi quattro giorni si è tradotta in un calo dei prezzi per 1.500 miliardi di dollari. Una tempesta che non ha risparmiato i Bund tedeschi, risaliti oltre l’1% per la prima volta da maggio. Perfino i Jgb giapponesi sono tornati ieri ad un rendimento positivo, prima di ridiscendere stamane a -0,15%.

BTP AL 2,12%, SALE ANCHE LO SPREAD CON LA SPAGNA

Nel generale rialzo dei tassi di interesse il rendimento del Btp a 10 anni sale al 2,12%, dal 2,01% di venerdì. È salito anche lo spread con il Bund tedesco, che si è allargato di 5 punti base, a quota 176 (con una punta massima di 182), un livello che non si vedeva da ottobre 2014. Anche il rendimento del trentennale è balzato ai massimi da luglio 2015, salendo di oltre 20 punti base sulla precedente chiusura e toccando il massimo a 3,353%, mentre in parallelo il trentennale Usa è balzato ai massimi da dicembre 2015.

Il differenziale fra i tassi dei decennali benchmark italiano e spagnolo si è ampliato fino a superare i 50 punti base e toccare quota 52 punti base, livello massimo da febbraio 2012.

Anche la furia del dollaro, che ieri ha guadagnato nuove posizioni sull’euro trattato a 1,07 (-1%) e sullo yen (-1,7% a 108,45%), sembra per ora placata: -0,3% stamane rispetto alle valute asiatiche. Ma la valuta Usa resta vicina ai massimi da 14 anni. Anche il renmimbi cinese segna i minimi dal dicembre 2008.

WALL STREET: BANCHE ALLE STELLE, TECH IN CADUTA

Le tensioni su bond e valute hanno condizionato l’andamento di mercati azionari. Debole Tokyo (-0,1%), dopo il balzo di lunedì (+1,7%) da collegarsi anche all’ottima ed inattesa performance del Pil del terzo trimestre (+2,2%). Stasera Shinzo Abe parte alla volta di Washington per il primo incontro ufficiale tra capi di Stato dell’era Trump. Sempre sotto pressione i listini della regione, che, sotto la pressione dell’uscita di capitali verso il dollaro, accusano perdite attorno al 5% dal giorno delle elezioni Usa. Stamane la peggiore è la Borsa indiana (-1,4%). Sidney -0,4%, sale Hong Kong +0,5% grazie ai buoni risultati di Tencent.

Listini contrastati ieri a Wall Street: il Dow Jones è salito dello 0,11%. Stazionario l’indice S&P500 (-0,01%). In discesa il Nasdaq (-0,36%). Prosegue il movimento di rotazione dei portafogli avviato la settimana scorsa, dopo il risultato delle elezioni. Continua a brillare la finanza (+10,8% dall’avvio dell’era Trump). L’indice di settore è salito del 2,3%, trascinato all’insù da Bank of America, JP Morgan e Morgan Stanley. Si avvicina il cambio della guardia per i vertici delle istituzioni di controllo della finanza: dopo le pressioni du Janet Ywlln, è la volta della presidente della Sec, Mary Joe White che ha annunciato l’intenzione di lasciare il ruolo assieme al presidente Obama.

In forte calo invece i tecnologici (-3% nell’ultima settimana, -1,7% ieri). Guida la discesa Apple (-2,5%), seguita da Facebook e Microsoft.

COLPI GROSSI DI SIEMENS E DI SAMSUNG. RIMBALZA IL PETROLIO

Tornano dopo la pausa elettorale, anche i grandi affari. Mentor Graphics è salita del 18% dopo che Siemens (+1,8%) ha annunciato un accordo per acquisire la società che produce software per l’automazione del design in un’operazione da 4,5 miliardi. 

Boom di Harman International Industries (+25%) dopo che Samsung Electronics ha annunciato un accordo da 8 miliardi di dollari per acquisire la società che si occupa di sistemi audio connessi per l’auto. Potrebbe essere un segnale del minor interesse del colosso coreano per Magneti Marelli.

Rimbalzano stamane i prezzi del petrolio oltre i 45 dollari, dopo la caduta degli ultimi giorni. Il futures sul Brent rimbalza in Asia a 45,14 dollari mentre quello Usa West Texas Intermediate sale a 44,13 sotto la spinta del calo delle estrazioni di shale oil. A Piazza Affari è sceso ieri il titolo Eni (-2,3%). Saipem perde il 3,5%, guadagna Tenaris (+1,8%).

PIAZZA AFFARI FANALINO DI CODA. ARIA DI MERGER IN BANCA

Azionario europeo in terreno positivo con la sola eccezione di Milano, giù sotto lo stress del referendum. Piazza Affari (-0,75%) è stata il fanalino di coda, con l’indice Ftse Mib in calo a 16.686 punti, ben lontano da Parigi (+0,43%), Francoforte (+0,24%), Londra (+0,34%) e Madrid (+0,22%).

È pronto il via libera europeo alla manovra, anche se condizionato. Dopo le polemiche delle ultime settimane tra Juncker e Renzi, oggi la Commissione Ue indicherà che la Legge di Bilancio potrebbe non rispettare le regole europee su debito e deficit, ma sospenderà il giudizio fino a inizio 2017, dando al governo il tempo di superare il referendum e allungando i termini del negoziato con Roma. Ma oltre alle pagelle sulle manovre dei singoli paesi, la Commissione su iniziativa politica di Juncker pubblicherà una comunicazione di diciotto pagine con la quale se non decreta la fine dell’austerity, quanto meno ne chiede una moratoria per il biennio 2017-2018.

Intanto, a confermare l’incertezza del mercato dei titoli di Stato è stato anche l’andamento della riapertura dell’offerta dei Btp in asta venerdì scorso. L’offerta supplementare, che era di 412,5 milioni per il tre anni ottobre 2019, 337,5 milioni per il sette anni ottobre 2023, 225 milioni per il trentennale marzo 2047 e 112,5 milioni per l’emissione settembre 2040, non ha avuto infatti alcuna richiesta.

La prospettiva di un rialzo dei tassi ha favorito i titoli bancari del Vecchio Continente (Italia esclusa) . L’indice settoriale è tra i migliori oggi con un rialzo di quasi il 2%, aiutato anche dalle notizie di possibili merger in un settore i cui margini si sono notevolmente ridotti con tassi ultra-bassi e crescita debole.

Commerzbank balza del 7% dopo che Handelsblatt ha scritto che potrebbe acquisire la rivale Oldenburgische Landesbank da Allianz. La svedese Intrum Justitia schizza fino a +16% a nuovi massimi record dopo aver annunciato un merger con la norvegese Lindorff.

MPS, UNA CONVERSIONE PER 40 MILA OBLIGAZIONISTI

Giornata contrastate per le banche italiane. In Italia brilla solo la stella di Monte Paschi: +11,4% nel giorno del cda che ha dato il via libera alla conversione volontaria di un decina di emissioni pari a 4,7 miliardi tra cui quattro bond subordinati tier 1 e sette tier 2 oltre al Fresh del 2008. Dalla conversione sono attesi 1,5 miliardi di euro. Per convincere gli obbligazionisti (circa 40 mila) si farà leva su un premio rispetto agli attuali valori di mercato: per i titoli Tier 1, i più rischiosi, la conversione dovrebbe essere attorno all’85% del valore nominale.

Ieri il consiglio ha approvato la cessione a Cerved la gestione di Juliet, la piattaforma dei crediti deteriorati che gestirà le sofferenze non cartolarizzate di Mps. Infine, si è saputo che una decina di investitori sono stati ammessi alla data room per l’analisi dei coti riservati della banca. Tra loro potrebbe trovarsi il futuro anchor investor della Banca senese.

LA BORSA CREDE A SOCGEN-UNICREDIT

Giornata di saliscendi per Unicredit: su del 5,5% e rinvio per eccesso di rialzo in mattinata, frenata e chiusura a 2,28 euro, in pratica invariata rispetto alla vigilia. A suscitare le attese di mercati è l’indiscrezione sul la creazione del primo colosso transfrontaliero della finanza europea, anzi mondiale: le nozze tra Société Générale e Unicredit. Una grande suggestione che, per la verità, viene ventilata da tempo ma che ha preso velocità dopo la nomina di Jean-Pierre Mustier, ex di Socgen (presieduta da Lorenzo Bini Smaghi) ai vertici dell’istituto italiano. Le due banche hanno reagito alle voci con un secco non comment. In realtà è impossibile che maturi qualcosa di concreto prima della presentazione del piano strategico della Banca italiana, fissata per il 13 dicembre, e prima che si precisi l’ammontare della richiesta di capitali. Si parla di 13 miliardi, cifra che potrebbe contenere anche la conversione di 3 miliardi di bond cashes emessi nel 2008.

UBS PREMIA GENERALI. 5 MILIARDI DI RACCOLTA PER BANCA GENERALI

Nel risparmio gestito tonfo per Anima (-5,11%), mentre ha ben figurato Banca Generali (+0,85%). Gian Maria Mossa, direttore generale dell’istituto, ha affermato che quest’anno l’obiettivo del gruppo è “di chiudere sopra i 5 miliardi di raccolta organica e credo che questo sia un risultato degno di attenzione”

In spolvero gli assicurativi, in particolare Unipol (+2,18%) e UnipolSai (+2,01%). Generali sale dello 0,7%: Ubs ha alzato il target price a 14,4 euro da 13,7 euro, confermato il giudizio Buy. 

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VOLA EXOR, IN DIFFICOLTÀ LE UTILITIES

Il rialzo dei tassi ha colpire le società più indebitate: Telecom Italia (-2,5%) e le utility. Atlantia perde il 2,8%, Enel -0,8%, Terna -3,7%, Snam -2,4%. I buoni risultati annunciati venerdì hanno spinto Exor (+3,2%). Marcia indietro di Fiat Chrysler (-2,8%), sale Cnh Industrial (+0,7%). Performance brillanti per StM (+2,1%) e Leonardo (+1,9%).

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