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L’ICE è risorto: nasce l’Agenzia per l’internazionalizzazione delle imprese italiane

Con una battuta, si potrebbe dire che il decreto salva Italia di Monti ci ha riportato, oltre all’ICI, anche l’ICE. Nel testo del decreto, diffuso dopo la firma al Quirinale, infatti, all’articolo 22, i comma dal 6 al 9 (che alleghiamo di seguito) sono interamente dedicati alla rinascita dell’ICE con il nuovo nome di “ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane”.

Abbiamo già scritto, parlando degli Stati generali del commercio estero dello scorso ottobre, del fatto che, poche settimane dopo la soppressione del vecchio ICE (a partire dal 17 luglio con la legge 111/11, cioè la manovra finanziaria di luglio), spesso vituperato da tutte le nostre aziende esportatrici, è scoppiata la febbre della nostalgia per l’ente di promozione del nostro commercio estero. Certo, per certi versi un costoso carrozzone burocratico, ma comunque meglio del deserto creatosi con la sua dissoluzione. Tanto che lo stesso governo Berlusconi, nelle sue ultime scintille di vita, ha cercato di riproporlo. La soluzione proposta dal governo Monti però e diversa, e recepisce – vedremo come – alcune preoccupazioni del mondo delle imprese, ed anche un diverso assetto dell’esecutivo.

La nuova Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane è un ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, sottoposta ai poteri di indirizzo e vigilanza del Ministero dello sviluppo economico, che li esercita sentiti, per le materie di rispettiva competenza, il Ministero degli affari esteri ed il Ministero dell’economia e delle finanze. Le sue finalità sono quelle di sviluppare l’internazionalizzazione delle imprese italiane e la commercializzazione dei beni e dei servizi italiani nei mercati internazionali, e di promuovere l’immagine del prodotto italiano nel mondo.

Nello svolgimento delle proprie attività, l’Agenzia opera in stretto raccordo con le regioni, le camere di commercio, le organizzazioni imprenditoriali e gli altri soggetti pubblici e privati interessati. Le funzioni attribuite all’ICE dalla normativa vigente e le inerenti risorse di personale, finanziarie e strumentali, sono trasferiti al Ministero dello sviluppo economico e all’Agenzia stessa.

Gli organi dell’Agenzia sono:

– il presidente, nominato, al proprio interno, dal Cda;

– il consiglio di amministrazione, costituito da cinque membri, di cui uno con funzioni di presidente. I membri del consiglio di amministrazione sono nominati con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico (uno dei cinque membri è designato dal Ministro degli affari esteri). I membri del consiglio di amministrazione sono scelti tra persone dotate di indiscusse moralità e indipendenza, alta e riconosciuta professionalità e competenza nel settore. La carica di componente del Cda è incompatibile con incarichi politici elettivi. I membri del Cda durano in carica quattro anni e possono essere confermati una sola volta;

– il collegio dei revisori dei conti.

Ad essi si affianca il direttore generale, che svolge funzioni di direzione, coordinamento e controllo della struttura dell’Agenzia. E’ nominato per un periodo di quattro anni, rinnovabili per una sola volta.

Particolarmente importante è il discorso del personale, che dovrà rimanere nel limite massimo di 300 unità, fra quello in Italia e la rete estera. L’Agenzia opera all’estero nell’ambito delle Rappresentanze diplomatiche e consolari in base ad un’apposita convenzione stipulata tra l’Agenzia, il Ministero degli affari esteri e il Ministero dello sviluppo economico. Il funzionario responsabile dell’ufficio è accreditato presso le autorità locali in lista diplomatica. Il restante personale è notificato nella lista del personale tecnico-amministrativo. Il personale dell’Agenzia all’estero dipende dal titolare della Rappresentanza diplomatica per tutto ciò che concerne i rapporti con le autorità estere, è coordinato dal titolare della Rappresentanza diplomatica, nel quadro delle sue funzioni di vigilanza e di direzione, e opera in linea con le strategie di internazionalizzazione delle imprese definite dal Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero degli affari esteri.

I fondi per alimentare le attività e il funzionamento dell’agenzia sono 3:

– il fondo di dotazione dell’ex ICE, destinata all’erogazione all’Agenzia di un contributo annuale per il finanziamento delle attività di promozione all’estero e di internazionalizzazione delle imprese italiane;

– un capitolo nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, destinato al finanziamento delle spese di funzionamento;

– un altro capitolo per il finanziamento delle spese di natura obbligatoria della medesima Agenzia.

Sulla base delle linee guida e di indirizzo strategico adottate dal Ministero dello sviluppo economico l’Agenzia provvede entro sei mesi dalla costituzione a:

– una riorganizzazione degli uffici, mantenendo in Italia soltanto gli uffici di Roma e Milano. Il Ministero dello sviluppo economico, l’Agenzia, le regioni e le Camere di commercio possono definire opportune intese per individuare la destinazione delle risorse umane, strumentali e finanziarie assegnate alle sedi periferiche soppresse;

– una rideterminazione delle modalità di svolgimento delle attività di promozione fieristica, al fine di conseguire risparmi nella misura di almeno il 20 per cento della spesa media annua per tali attività registrata nell’ultimo triennio;

– una concentrazione delle attività di promozione sui settori strategici e sull’assistenza alle piccole e medie imprese.

Il primo giudizio – per quello definitivo occorre attendere i decreti che dovranno essere emanati dal Mise – è positivo. Ci sono evidenti risparmi di spesa (il contenimento del personale, la riduzione delle sedi italiane, la razionalizzazione della rete estera). Gran parte della responsabilità dell’Agenzia torna sotto il diretto controllo del Ministero dello sviluppo economico. E’ stata eliminata quell’assurda Cabina di regia creata dalla legge precedente per gli indirizzi dell’attività di promozione all’estero, di cui nessuno aveva capito il ruolo e la finalità, se non quella di distribuire qualche altro ruolo di sottogoverno.

Con il senno di poi, possiamo dire che nessuno degli obiettivi del precedente governo era stato raggiunto. Non il risparmio di spesa, caro a Tremonti, considerando che questo andirivieni fra vecchio ICE, Ministero e nuovo ICE, un costo l’ha certo comportato, senza considerare il tempo e le opportunità perse a carico delle imprese. Non il rafforzamento dei ministri dell’economia e degli esteri a scapito dello sviluppo economico, visto che la nuova versione sembra ribaltare questo effetto, soprattutto grazie all’autorità e al più vasto ruolo del ministro Passera. Già, con il senno di poi.

Con il senno di oggi e di domani, dobbiamo dire che reintrodurre l’ICE, seppure in forma più snella e – speriamo – più efficiente, è senz’altro un fatto positivo, ma non basta di per sé per rilanciare l’export, che può essere l’unico modo per aumentare la crescita del paese. Ci rendiamo conto che in questo momento si è guardato più all’equilibrio dei conti pubblici che agli strumenti di sviluppo, ma da domani ci si deve porre l’obiettivo di crescere, ed in questo senso l’export è un settore fondamentale.

Ne abbiamo già parlato diverse volte su queste pagine, l’ultima nell’articolo “Export e Stati generali: le nostre proposte”. Qui ricordiamo solo che ogni euro speso in strumenti utili ed efficaci di sostegno alle esportazioni e agli Ide delle nostre imprese genera un ritorno, in termini di aumento delle esportazioni, maggior fatturato delle nostre imprese, maggiore occupazione e, in ultima soluzione, più elevato gettito fiscale, che ripaga di gran lunga e in breve tempo il costo della riforma.


Allegati: DL Monti art. 22 ICE 061211.pdf

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