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Lavoro, Anpal: “Stretta sui voucher ma niente art.18”

FIRSTonline

Non si placa la polemica sui voucher. I buoni lavoro concepiti per pagare le prestazioni di lavoro accessorio sono entrati di diritto al centro del dibattito di fine anno. Dopo i dati pubblicati dall’INPS, secondo cui, nel periodo compreso tra gennaio e ottobre 2016 sono stati venduti 121,5 milioni di tagliandi (+32,3% rispetto allo stesso periodo del 2015%), un vero e proprio record, sulla questione è intervenuto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti a promettere future modifiche.

Cambiamenti che però non bastano ai sindacati secondo cui i voucher sarebbero diventati solo uno strumento volto ad incentivare il precariato e lo sfruttamento di migliaia di lavoratori. Per questo motivo, uno dei quesiti del referendum sul jobs act proposto dalla Cgil, sulla cui ammissibilità la Corte Costituzionale si esprimerà il prossimo 11 gennaio, riguarda proprio l’abolizione dei ticket per il lavoro accessorio. Gli altri due invece riguardano il ritorno all’articolo 18 e la corresponsabilità negli appalti.

A dire la sua sui temi più caldi dell’ultimo periodo c’è anche Maurizio Del Conte, numero uno dell’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro che, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera ammette la necessità di modificare l’attuale disciplina allo scopo di ridurre i numeri e prevenire gli abusi. La totale abrogazione richiesta dai sindacati però, secondo Del Conte sarebbe un errore. Perché? Perché i voucher “hanno il merito di far emergere prestazioni che prima venivano fatte solo in nero”. Rimodulare, fare un passo indietro e tornare alle regole originarie che rendevano questo strumento utilizzabile solo a determinate condizioni. “Potrebbero essere espressamente esclusi alcuni settori, come l’edilizia – suggerisce l’ex consulente di Matteo Renzi nell’ambito dell’intervista al Corriere – Bisogna impedire che i voucher vengono utilizzati al posto di contratti più stabili. Poche settimane fa, utilizzando i voucher, il Comune di Napoli ha promosso un piano di manutenzione del proprio patrimonio. Abbiamo esagerato”.

Modifiche che dovrebbero essere apportate a prescindere dal verdetto della Consulta sul referendum che riguarderà, come detto in precedenza, anche il possibile ritorno dell’articolo 18. Un errore, secondo Del Conte, che potrebbe addirittura comportare un aumento dei licenziamenti e del precariato.

“In Italia c’è stato un effetto soglia – spiega il manager –  molte aziende si sono tenute sotto i 16 dipendenti proprio per evitare l’articolo 18 e il reintegro nel posto di lavoro. Se vincesse il sì il tetto tornerebbe e anzi diventerebbe più basso, 5 dipendenti”.

Una condizione che spingerebbe le imprese a ridurre il proprio organico allo scopo di rispettare il nuovo tetto, causando inoltre un incremento dei contratti a termine e delle false collaborazioni.

Insomma il rischio è che, ritornando al passato e promuovendo delle regole ancora più stringenti, si ottenga il risultato opposto rispetto a quello sperato.

Tornando ai voucher, in base alle indiscrezioni, il Governo Gentiloni sarebbe pronto alla stretta: giù i tetti, su i controlli e le sanzioni nei confronti di chi ne abusa. Prima di stabilire nel dettaglio le modifiche da attuare però, bisogna aspettare il primo monitoraggio sulla tracciabilità che uscirà a breve. Lo scopo è quello di comprendere se le novità arrivate ad ottobre (obbligo di invio sms o mail per il datore di lavoro) abbia funzionato come detterrente. Poi arriverà la decisione della Consulta. L’opzione meno probabile è che i giudici costituzionali dichiarino ammissibili tutti e tre i quesiti. In base ai pronostici però, a passare potrebbe essere solo la proposta relativa all’abolizione dei voucher. A quel punto, cambiare non sarà più una possibilità, ma un obbligo.

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